Elon Musk dopo l’incredibile litigio con Donald Trump ha ipotizzato la creazione di un suo partito: cosa dicono i sondaggi a riguardo e perché per il presidente potrebbe essere un bel guaio.
Elon Musk contro Donald Trump, ovvero l’uomo più ricco al mondo contro quello più potente. Potrebbe essere benissimo una nuova saga targata Marvel, invece stiamo parlando dell’incredibile rissa verbale avvenuta nella giornata di ieri tra il presidente americano e il fondatore di Tesla, fino a pochi giorni fa grandi amici e alleati tramutati adesso in astiosi nemici.
Per capire al meglio cosa sta succedendo tra Elon Musk e Donald Trump bisogna partire da un presupposto: in ballo non ci sono divergenze politiche come nel caso della riforma fiscale voluta dalla Casa Bianca - il casus belli ufficiale -, ma soltanto affari come dimostrano i 150 miliardi di dollari di valore di mercato polverizzati da Tesla nella giornata di giovedì.
Breve riassunto per chi non avesse ben chiaro cosa sta succedendo negli Stati Uniti. Durante la recente campagna elettorale Musk ha sostenuto Trump non solo a parole, ma anche nei fatti sborsando la bellezza di 300 milioni di dollari anche se adesso si starebbe parlando di un debito del magnate sudafricano nei confronti del presidente.
Dopo aver vinto le elezioni Trump ha nominato l’imprenditore a capo del DOGE, una nuova agenzia chiamata a tagliare gli sprechi della spesa pubblica; Musk così ha iniziato a licenziare e smantellare parte dell’apparato statale, mentre in Europa ha appoggiato buona parte dei leader di destra: il risultato è stato un netto calo delle vendite per Tesla, oggetto di una sorta di boicottaggio da parte dell’elettorato progressista assai più sensibile al tema delle auto elettriche rispetto a quello conservatore.
Musk così ha deciso di tirarsi indietro dal DOGE tra le dolci parole di Trump, ma nei giorni scorsi l’imprenditore ha attaccato duramente la riforma fiscale varata dal presidente americano - “è un abominio disgustoso” - che è il perno della sua azione di governo: gli analisti indipendenti affermano che questo disegno di legge potrebbe aggiungere dai 2,4 ai 5 trilioni di dollari al debito nazionale di 36,2 trilioni di dollari, favorendo i più ricchi e penalizzando le fasce più povere.
Donald Trump così ha pensato bene di punzecchiare nello Studio Ovale - alla presenza di un esterrefatto cancelliere tedesco Friedrich Merz - il suo ormai ex alleato, con Elon Musk che ha reagito duramente tirandolo in ballo nel caso Epstein “è ora di sganciare la bomba più grande: @realDonaldTrump è nei file di Epstein. Questo è il vero motivo per cui non sono stati resi pubblici. Buona giornata, DJT!”, sostenendo la tesi di un possibile impeachment e lanciando un sondaggio in merito a una sua possibile scesa in politica.
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I sondaggi di Musk sono un problema per Trump
Nel bel mezzo del suo botta e risposta con Donald Trump, un infervorato Elon Musk ha postato sul suo social X un sondaggio dove ha chiesto ai suoi 220 milioni di follower se fosse giunto il momento di creare un nuovo partito.
Is it time to create a new political party in America that actually represents the 80% in the middle?
— Elon Musk (@elonmusk) June 5, 2025
Al momento su 4,2 milioni di rispondenti l’81% ha risposto Sì al quesito lanciato da Musk, ma ovviamente si tratta di un sondaggio che lascia il tempo che trova e che non ha alcuna valenza in termini politici.
Però la possibilità di una scesa in politica del magnate è reale, tanto che da tempo si parla di una sua possibile candidatura alle elezioni presidenziali del novembre 2028. Considerando il sistema elettorale americano, una vittoria alle elezioni di Musk appare quasi impossibile visto che andrebbe soltanto a togliere voti ai Repubblicani regalando de facto la vittoria ai Democratici che farebbero filotto anche negli Stati conservatori.
Donald Trump però non può stare molto tranquillo. La riforma fiscale è la grande promessa fatta agli americani durante la campagna elettorale, la sua ricetta per rilanciare gli Stati Uniti nonostante l’alto costo in termini di minori entrate per lo Stato.
Al Congresso attualmente Trump può contare su una risicata maggioranza sia alla Camera sia al Senato, ma molti deputati e senatori sono critici nei confronti della riforma fiscale e alcuni di loro in queste ore si sono schierati dalla parte di Musk.
Il grande rischio per Trump è quello di vedersi bocciare la sua riforma al Senato, magari con il rischio poi di una debacle alle midterm election che si terranno a novembre 2026 dove potrebbe perdere definitamente il controllo del Congresso.
I media d’Oltreoceano stanno parlando di tentativi da parte degli sherpa di Trump e Musk di ricucire lo strappo, ma la “bomba” lanciata dall’imprenditore sul caso Epstein ha fatto saltare ogni dialogo tra la due parti.
Tra Musk e Trump ormai è guerra aperta, sia dal punto di vista politico sia commerciale viste le minacce del presidente di far fuori le aziende del magnate dai programmi federali: un teatrino penoso che ci fa capire quanto sia caduto in basso il livello della politica, una decadenza che ahinoi riguarda molto da vicino anche l’Italia e tutto il Vecchio Continente.
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