Election day l’11 giugno? Il piano di Renzi per andare subito al voto

Alessandro Cipolla

23 Febbraio 2017 - 10:20

Election day l’11 giugno? Questo sarebbe il piano di Matteo Renzi per andare subito al voto, con primarie il 9 aprile e accorpando le elezioni politiche a quelle amministrative.

Election day l’11 giugno? Il piano di Renzi per andare subito al voto

Election day l’11 giugno? Questo sembrerebbe essere il piano di Matteo Renzi, una ipotesi che nelle ultime ore sta prendendo sempre più piede anche se non manca chi si dice pronto alle barricate, sia dentro che fuori il Pd.

Con l’election day l’11 giugno, in pratica si andrebbero ad accorpare le elezioni politiche a quelle amministrative in programma, dove si voterà in importanti città come Genova, Palermo, Parma e Verona.

Per far sì però che questo election day in data 11 giugno possa veramente concretizzarsi, c’è bisogno che le primarie del Pd per scegliere il nuovo segretario avvengano come inizialmente proposto il 9 aprile, con il governo Gentiloni che poi dovrebbe cadere a stretto giro di tempo.

Un piano quello di Matteo Renzi per spiazzare e prendere controtempo gli avversari sia interni che esterni al Pd, ma che per realizzarsi ha bisogno di una vera e propria accelerata che non sembrerebbe trovare tutti d’accordo.

Election day l’11 giugno: il nodo delle primarie

Il primo ostacolo per un election day l’11 giugno è quello delle primarie del Pd. La commissione congressuale sta cercando di serrare i tempi per arrivare al massimo entro sabato a definire il regolamento e fissare una data.

Lorenzo Guerini, fedelissimo di Renzi, ha proposto la data del 9 aprile: la Domenica delle Palme. Una prospettiva che avrebbe l’avallo anche di Matteo Orfini, attuale reggente del Partito Democratico.

Matteo Renzi e i suoi vogliono fare le primarie il prima possibile per un duplice motivo: cogliere ancora impreparati gli sfidanti alle primarie e far sì che una sua probabile nuova nomina a segretario del Pd possa rientrare con i tempi per il voto a giugno.

Oltre Michele Emiliano che martedì ha ufficializzato la propria candidatura alle primarie, anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando sta per sciogliere ogni riserva. Se le primarie dovessero svolgersi il 9 aprile, allora i due potrebbero cercare di far fronte comune contro Renzi.

Il regolamento delle primarie del Pd, a meno che non venga cambiato in extremis, recita che se nessun candidato dovesse superare il 50%, allora il nuovo segretario verrebbe eletto dall’assemblea dei delegati del partito nominata dalla consultazione.

Se Matteo Renzi non riuscisse a sfondare subito alle primarie, rischierebbe così di esser fatto fuori da manovre interne messe in piedi da chi all’interno del Pd vuole che il governo Gentiloni arrivi al 2018. Una frangia questa non esigua, con in testa il ministro Franceschini che è a capo della corrente più numerosa all’interno del partito.

I tempi per un election day l’11 giugno

Dal momento dello scioglimento delle Camere, devono passare dai 45 ai 70 giorni per poter tornare al voto. Fare un election day l’11 giugno, vorrebbe dire quindi che il governo Gentiloni debba cadere a metà aprile, con anche la Pasqua di mezzo.

La road map di Renzi potrebbe essere primarie il 9 aprile, subito crisi di governo, caduta di Gentiloni con conseguente rapida ratifica di Mattarella e quindi voto a giugno. Un percorso che troverebbe però praticamente l’ex premier quasi solo contro tutti.

Gli scogli da superare sono tanti e non di poco conto. Il primo è la nuova legge elettorale, della quale ancora non pare esserci traccia. Il secondo sarebbe l’ostracismo alla cosa del Presidente Mattarella, di Forza Italia e dell’alleato Ncd.

Proprio in quest’ottica, la paventata fiducia sullo ius soli dichiarata da Orfini sembrerebbe essere quasi un tranello per gli alfaniani. Ncd in quel caso o dovrebbe votare un provvedimento verso il quale è fortemente contrario, oppure tutti a casa come vorrebbe Renzi.

Il terzo scoglio però è quello di chi all’interno del Pd vorrebbe far arrivare il governo Gentiloni alla sua scadenza naturale del 2018, Franceschini in primis. Dalla California comunque Renzi si dice sicuro di poter riuscire a mettere tutti d’accordo.

Gli unici che potrebbero appoggiare questa accelerata sul voto sarebbero la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle, ma il famoso accordo tra Renzi, Grillo e Salvini per una nuova legge elettorale in tempi molto brevi al momento è in ghiaccio.

Tutto starà comunque nel vedere che data per le primarie del Pd verrà decisa questo fine settimana. Se davvero dovesse essere quella del 9 aprile, allora in quel caso ci possiamo aspettare di tutto, anche che il voto a giugno diventi realtà.

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