Direttiva Case green, manca l’accordo tutto rimandato a dicembre

Nadia Pascale

17/10/2023

18/10/2023 - 11:48

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Approccio più soft per l’adeguamento degli immobili alla direttiva Case Green, tutte le novità dell’ultima riunione fiume del «trilogo», favoriti i proprietari di immobili.

Direttiva Case green, manca l’accordo tutto rimandato a dicembre

Tutto rimandato a dicembre per la direttiva Case Green che prevede l’adeguamento del patrimonio immobiliare per la riduzione delle emissioni inquinanti.

Si è tenuta il 12 ottobre 2023 la riunione di quello che ormai viene definito il trilogo delle istituzioni europee, cioè Parlamento e Consiglio, con la mediazione della Commissione. I punti più controversi della direttiva Case Green sono gli articoli 9, 15, 16 e 31. Il primo determina i tempi entro i quali deve esservi l’adeguamento, il secondo si occupa dei mutui green, il 16 dell’armonizzazione dei principi per la determinazione della classe energetica e, infine, l’articolo 31 determina le sanzioni.

Durante l’ultimo incontro le parti non sono riuscite a trovare un accordo e di conseguenza tutto è slittato a dicembre, ma visti i tempi stretti, il 24 giugno si voterà per il rinnovo del Parlamento Europeo, è possibile che non si riescano a concludere i lavori.
Una cosa sembra però certa: cambia l’approccio, sarà più soft a tutto vantaggio dei proprietari di immobili.
Ecco i nuovi tempi per l’adeguamento alla direttiva Case Green.

Cosa prevede la direttiva Case Green?

La direttiva Case Green nella versione approvata a marzo e ora oggetto di negoziati prevede:
per gli edifici pubblici e non residenziali:

  • dal 1º gennaio 2027, almeno la classe di prestazione energetica E;
  • dal 1º gennaio 2030, almeno la classe di prestazione energetica D.

Per gli edifici residenziali i tempi sono più lunghi:

  • dal 1º gennaio 2030, almeno la classe di prestazione energetica E;
  • dal 1º gennaio 2033, almeno la classe di prestazione energetica D.

per gli edifici di nuova costruzione dovranno essere rispettati gli standardi di emissione:

  • dal 1° gennaio 2026 per gli edifici di nuova costruzione occupati o gestiti da enti pubblici o di proprietà di questi ultimi;
  • dal 1° gennaio 2028 per tutti gli edifici di nuova costruzione.

Questo sarebbe solo il primo passaggio perché ulteriori obiettivi intermedi sono posti per il 2040 e il 2050.
Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Picchetto Fratin, in un’audizione alla Commissione Ambiente alla Camera ha già sottolineato che rispettare questi termini per l’Italia potrebbe essere difficile.
L’articolo 16 della direttiva Case Green approvato a marzo prevede invece che i Paesi membri adottino dei criteri uniformi per la determinazione della classe energetica degli immobili. Controverso è anche l’articolo 31 che si occupa delle sanzioni da applicare in caso di mancato adeguamento.

Le decisioni del trilogo sulla direttiva Case Green: approccio soft

In base a quanto emerge dalla riunione, l’ipotesi più probabile è che si vada verso un approccio più soft con tempi disponibili più ampi per l’adeguamento. Gli Stati membri dovrebbero ottenere un margine più ampio per l’applicazione della direttiva. Ad essi spetterà redigere i piani da qui al 2050 (con scadenze intermedie) con fasce di riduzione dei consumi di energia. In base a quanto emerge sarebbe stata eliminata dal testo l’armonizzazione delle certificazioni energetiche a livello Ue.

In base a quanto stabilito nell’ultima seduta, i Paesi membri dovrebbero stabilire standard minimi di prestazione energetica basandosi su una “traiettoria nazionale” calcolata sul consumo medio di energia nell’intero parco edilizio residenziale nel periodo dal 2025 al 2050 e quindi potrebbero non prevedere standard minimi per il singolo edificio. Con questo approccio sarebbero favorite le famiglie più svantaggiate non obbligate a ristrutturare o comprare.

Mutui green nella direttiva Case green, cosa sono?

Si è discusso anche dei mutui green, anche se ancora non sono stati definiti, si tratterebbe di mutui a tasso agevolato per coloro che acquistano un immobile di nuova generazione e con elevate prestazioni energetiche. In base alla strada che si vuole intraprendere i tassi agevolati dovrebbero essere riservati solo a chi acquista immobili con classe energetica elevata, mentre per altre tipologie di acquisti verrebbero meno le agevolazioni.

Non sarebbe invece prevista tale possibilità per coloro che devono effettuare ristrutturazioni, per loro resterebbero le agevolazioni che gli Stati Membri devono predisporre, come previsto dall’articolo 15 del testo della direttiva Case Green.

Particolare soddisfazione per la linea di mediazione che emerge dalla riunione del 12 ottobre è stata espressa dall’Italia perché la linea soft è maggiormente adeguata al patrimonio immobiliare italiano visto che il 53,7% degli edifici risale a prima del 1970.
Un ulteriore 31% è stato costruito nel ventennio successivo (1971-1990), solo il 7,4% nel periodo 1991-2000. Meno dell’8% è stato edificato dal 2000 in poi. Si tratta quindi di un patrimonio alquanto vetusto.

Il ministro dell’Ambiente ha comunque sottolineato che è stato dato mandato a un gruppo di esperti al fine di analizzare la situazione del patrimonio immobiliare italiano in modo da determinare anche i prossimi passi per l’adeguamento.

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