Un dipendente pubblico è stato pagato per 5 anni senza lavorare. Ha ricevuto 268.000 euro

Ilena D’Errico

20 Maggio 2025 - 00:01

Viene pagato 268.000 euro senza lavorare per 5 anni ed è tutto legale. Ecco la storia di questo dipendente pubblico.

Un dipendente pubblico è stato pagato per 5 anni senza lavorare. Ha ricevuto 268.000 euro

Capita di pensare che qualcuno riceva uno stipendio troppo alto rispetto a ciò che effettivamente fa. Spesso è l’invidia ad avere la meglio, ma ci sono casi che fanno davvero strabuzzare gli occhi. Questo ha davvero dell’assurdo, almeno se ci si ferma alle apparenze. Si tratta di un dipendente pubblico pagato per 5 anni senza lavorare, ricevendo ben 268.000 euro senza neanche vedere il luogo di lavoro, per di più essendo coinvolto in un procedimento penale. Come vedremo, la vicenda è meno strana di quel che sembra, anche se è comprensibile il livore di tutti quei lavoratori che accumulano straordinari su straordinari per far quadrare i conti. E no, non è nemmeno il caso di additare la Pubblica amministrazione italiana. La vicenda è accaduta a Cipro, dove comunque non è mancato il clamore mediatico (e nemmeno il risentimento dei cittadini).

Dipendente pubblico pagato 268.000 euro senza lavorare per 5 anni

La notizia in questione ha come protagonista un alto funzionario dell’ufficio pubblico di audit cipriota, sospeso dall’impiego per le accuse penali a suo carico. Nel dettaglio, il lavoratore è accusato di aver costituito illegalmente una società privata nel 2006, dichiarando falsamente al registro delle imprese lo status di dipendente privato. Una vicenda, ancora tutta da definire, che ha portato l’amministrazione a sospendere dall’impiego il dipendente fino all’esito del procedimento penale.

Il problema principale è che il processo non è nemmeno iniziato a oggi, la prima udienza non dovrebbe arrivare prima di 4 o 5 mesi, visto l’enorme carico di lavoro del tribunale. Così, senza lavorare il funzionario continua a percepire il 75% dello stipendio mensile, arrivando a una cifra di ben 268.000 euro elargiti dalla Repubblica di Cipro nel corso di questi 5 anni. Gli accertamenti giudiziali, peraltro, non hanno portato a esiti concludenti sulla vicenda, che ha visto il coinvolgimento di altri dipendenti pubblici. Quattro di loro sono però andati in pensione quasi subito dopo l’annuncio del procedimento, limitando il danno per l’amministrazione.

Le regole in Italia, lo stipendio durante la sospensione

Ciò che è accaduto a Cipro può sembrare assurdo, ma ciò dipende prevalentemente dai lunghissimi tempi processuali. Lo stipendio, di per sé sopra la media vista la carica ricoperta dal dipendente, continua infatti a essere elargito da ben 5 anni e per questo tocca cifre stratosferiche. Non è infatti strano che la retribuzione sia conservata anche durante la sospensione dall’impiego, regola valida anche in Italia. Di norma, infatti, la sospensione cautelare del dipendente pubblico non ha effetti sulla retribuzione. La legge ammette però la deroga secondo le previsioni del Ccnl di riferimento, che può ridurre lo stipendio spettante durante la sospensione o azzerarlo del tutto.

In mancanza di precise regole in materia viene infatti lasciato grande potere alla contrattazione, che può incidere significativamente sul futuro del lavoratore coinvolto in un procedimento penale. Il Ccnl può infatti prevedere la perdita del diritto alla retribuzione conseguente alla condanna e al licenziamento disciplinare conseguente con efficacia retroattiva rispetto alla sospensione cautelare. In altri termini: il dipendente potrebbe essere chiamato a restituire gli importi percepiti o, come più spesso accade, subire la riduzione del Tfr per la compensazione applicata dal datore di lavoro.

Allo stesso tempo, il dipendente pubblico che ha subito una riduzione dello stipendio durante la sospensione cautelare potrebbe pretendere il rimborso della differenza dal datore di lavoro, accertato che il provvedimento è stato ingiusto e immotivato. La normativa di riferimento resta quella prevista dalla contrattazione collettiva, alla quale la Corte di Cassazione riconosce un’estesa discrezionalità. L’unico effetto sempre certo e valido della sospensione è l’obbligo di astensione dalle mansioni lavorative e dalla presenza nel luogo di lavoro. Se il procedimento penale si allunga, comunque, la situazione si complica inevitabilmente.

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