Debiti con l’Agenzia delle Entrate, ecco quando vanno in prescrizione

Patrizia Del Pidio

4 Ottobre 2025 - 11:17

Anche i debiti con l’Agenzia delle Entrate si possono cancellare per prescrizione, ma dopo quanto tempo e a che condizioni? Vediamo cosa prevede la normativa e come comportarsi.

Debiti con l’Agenzia delle Entrate, ecco quando vanno in prescrizione

I debiti con l’Agenzia delle Entrate quando vanno in prescrizione? Si parla sempre più spesso di rottamazione, pace fiscale, sanatorie e discarico senza considerare che i debiti non sono eterni e anche quelli che si hanno con l’Agenzia delle Entrate Riscossione possono essere cancellati dalla prescrizione. Bisogna fare attenzione perché i debiti possono essere di diversa natura e proprio per questo i termini di prescrizione possono essere differenti.

Un debito può riguardare tasse statali, regionali o comunali non versate, multe, adempimenti fiscali che non si sono onorati, ma anche ritardi nei versamenti. In tutti questi casi i termini per la prescrizione dell’obbligazione non sono uguali.

La prescrizione è una sorta di punizione che interviene per l’inerzia del creditore: se per un determinato periodo non fa nulla per riscuotere il dovuto perde il diritto a riavere indietro le somme che gli spettano e il debitore, di fatto, si libera dell’onere senza pagarlo. L’articolo 2946 del codice civile prevede che la prescrizione ordinaria dei debiti avviene una volta che sono trascorsi 10 anni, salvo casi particolari previsti in materia. Per prescrizione si intende “scadenza” dopo un determinato lasso di tempo trascorso il quale il creditore non può più pretendere il pagamento delle somme che si sono, appunto, prescritte.

Prescrizione debiti con l’Agenzia delle Entrate?

I debiti che l’Agenzia delle Entrate Riscossione deve riscuotere sono rappresentati dalle cartelle esattoriali iscritte a ruolo, ovvero un elenco che l’ente impositore fornisce all’agente di riscossione dandogli mandato di recuperare i crediti.

La prescrizione di tasse e imposte ha un termine variabile:

  • di 10 anni per le imposte e le tasse dovute allo Stato ;
  • di 5 anni per le imposte e le tasse dovute a enti locali, ovvero Regioni, Province, Comuni ;
  • di 3 anni per il bollo auto.

Parlare dei debiti con l’Agenzia delle Entrate, però, apre il campo anche a un’altra considerazione: entro quanto tempo l’ente può effettuare controlli sulle dichiarazioni dei redditi? Perché da uno di questi controlli potrebbe emergere un pagamento omesso dell’Irpef o un pagamento minore di quello dovuto. In questo caso quanto tempo ha l’amministrazione tributaria per notificare l’errore?

Controlli Agenzia delle Entrate, entro quanto tempo?

A seguito di un controllo fiscale possono emergere debiti con l’Agenzia delle Entrate Riscossione. Entro quanto tempo l’ente può effettuare controlli sulle dichiarazioni dei redditi?

Per le dichiarazioni dei redditi omesse i controlli devono avvenire entro il 31 dicembre del settimo anno successivo a quello in cui la dichiarazione doveva essere originariamente presentata.

Per le dichiarazioni che risultano presentate con redditi non dichiarati o con deduzioni e detrazioni più alte di quelle spettanti, il termine per effettuare controlli è entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui doveva essere presentata la dichiarazione stessa.

Superati questi archi temporali gli eventuali controlli fiscali sono nulli e il contribuente non può più essere sottoposto ad accertamento fiscale.

Quando si prescrivono i debiti con l’Agenzia delle Entrate?

Definita la decadenza dei controlli fiscali, ora cerchiamo di capire entro quanto vanno in prescrizione i debiti con l’Agenzia delle Entrate Riscossione. La prescrizione indica il tempo entro cui il debito può essere richiesto dal creditore (in questo caso l’Ader).

Nel caso delle cartelle esattoriali (che sono poi i debiti che ogni contribuente ha con l’Agenzia delle Entrate) il termine varia in base alla tipologia di imposta: la prescrizione delle cartelle, infatti, segue le regole di quella delle imposte.

Se la cartella esattoriale contiene imposte dovute allo Stato (come Irap, Ires, Iva, Canone Rai, Irpef, imposta di bollo, imposta di registro, imposta catastale, imposta ipotecaria o di successione) la prescrizione della stessa è in 10 anni, proprio come le imposte per cui richiede il pagamento.

Ma attenzione: nella maggior parte dei casi le cartelle esattoriali contengono non solo l’imposta evasa, ma anche sanzioni e interessi. Le sanzioni e gli interessi, però, si prescrivono in 5 anni e se, quindi, la cartella esattoriale è notificata dopo 5 anni, il debito non è caduto in prescrizione, ma sanzioni e interessi si. In questo caso il debitore dovrebbe chiedere il ricalcolo dell’importo con il discarico delle somme dovute per sanzioni e interessi per pagare il giusto.

Per cartelle esattoriali che richiedono il pagamento di imposte locali (come Imu, Tari o Tosap, per esempio) la prescrizione è in 5 anni. Per eventuale bollo auto non pagato la prescrizione delle cartelle esattoriali è in 3 anni.

Prima, quando un debito veniva iscritto a ruolo l’Agenzia delle Entrate lo notificava tramite cartella esattoriale; la prescrizione decorreva dal giorno successivo a quello in cui la cartella è stata notificata.

Attualmente, dopo la riforma fiscale, il debito non viene più notificato con cartella esattoriale, ma con avvisi di accertamento immediatamente esecutivi. Con l’avviso di presa in carico l’ente esattoriale comunica al contribuente di aver assunto l’incarico di recuperare le somme. La prescrizione inizia dal giorno successivo di ricevimento e pertanto il debito con l’Agenzia delle Entrate si prescrive decorsi 10 o 5 anni (in base alla tipologia di debito) dal giorno di ricevimento se non si riceve nessun altro sollecito di pagamento.

Attenzione però! Affinché il termine di prescrizione sia valido l’Agenzia delle Entrate deve rimanere inerte per tutto il periodo di 5 o 10 anni. Basta un sollecito, una richiesta inviata al debitore per far ripartire da zero i termini di prescrizione che, quindi, si allungano. Prima di avanzare, quindi, la pretesa della cancellazione del debito è necessario accertare che nell’arco temporale intercorso dalla notifica del debito non sia stata inviata qualche altra comunicazione.

Debiti Agenzia delle Entrate prescritti, cosa fare?

Anche se i debiti hanno una scadenza e dopo di essa il creditore non possa più chiedere il pagamento, l’errore più grande è pensare di poter ignorare una qualsiasi pretesa di pagamento.

Se il creditore presenta una semplice lettera di messa in mora si può ignorare il sollecito (ma attenzione, lo stesso non vale per le richieste inviate dall’Agenzia delle Entrate, in questo caso il contribuente deve procedere con un ricorso per impugnare la pretesa di pagamento).

Se il creditore, invece, procede per via giudiziaria per recuperare il credito la prescrizione del debito e della cartella andranno eccepite nella giusta sede. Va sottolineato che la prescrizione non deve essere dimostrata, bensì eccepita (ovvero va obiettato che il debito è prescritto), il creditore dovrà, eventualmente, fornire prova contraria. La cancellazione del debito, quindi, trascorsi i termini per la prescrizione deve essere fatta valere, soprattutto se il debito è con l’Agenzia delle Entrate.

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