Dazi, adeguamenti e codici Ateco per salvare le imprese

Nadia Pascale

1 Agosto 2025 - 15:53

Le imprese sono spaventate dall’entrata in vigore dei dazi voluti dal Presidente degli Stati Uniti, Trump, ma con l’adeguamento dei codici Ateco e controllo della filiera si possono avere vantaggi.

Dazi, adeguamenti e codici Ateco per salvare le imprese

Dal 1° agosto 2025 entrano in vigore i nuovi dazi per le esportazioni verso gli Stati Uniti, cruciale per le imprese la definizione dei codici Ateco e l’adeguamento delle strategie di mercato per evitare gli effetti negativi, soprattutto su piccole e medie imprese.

Ricordiamo che nei giorni scorsi il Ministro Giorgetti ha sottolineato che attualmente non sono previsti aiuti alle imprese per far fronte agli effetti dell’entrata in vigore dei dazi. Questa dichiarazione ha ovviamente spaventato le imprese.
Il panorama economico italiano è costituito soprattutto da piccole e medie imprese e proprio queste potrebbero non riuscire a sopravvivere ai dazi al 15% imposti dagli Stati Uniti.

Vediamo le verifiche sui nuovi codici Ateco, le strategie e gli adeguamenti da porre in essere per calmierare gli effetti dell’entrata in vigore dei dazi imposti da Trump.

Verifica dei codici Ateco dopo la riforma del 1° aprile 2025

Le lunghe trattative con l’Unione Europea hanno portato a una riduzione dei dazi dal 30% inizialmente ipotizzato al 15%, ma resta un balzello comunque importante. L’Unione Europea ha già sottolineato che ora parte la trattativa per le deroghe e l’obiettivo è ottenere il più elevato numero possibile di deroghe soprattutto per l’agroalimentare che in Italia rappresenta una quota elevata di esportazioni, ma nel frattempo le imprese devono mettere a punto strategie per restare in piedi.

In vista delle possibili potenziali deroghe e di una diversificazione delle aliquote dei dazi per i vari settori, può essere utile verificare e adeguare il codice Ateco della propria attività.

Verifiche del codice Ateco per ridurre l’impatto dei dazi

In Italia il codice Ateco attribuito al momento dell’apertura della partita Iva definisce l’attività posta in essere. La classificazione è importante anche al fine di definire il regime fiscale, per l’applicazione dei coefficienti di redditività nel forfettario e al fine di ricevere aiuti e contributi economici spesso attribuiti in base al codice Ateco.

Dal 1° aprile 2025 è entrata in vigore una nuova classificazione dei codici Ateco, delineata dall’Istat con l’obiettivo di allinearsi meglio alla realtà economica attuale e alle normative europee.
Per le partite Iva già esistenti vi è stata un’operazione di nuova attribuzione di Codici Ateco automatica, ma è bene verificare il codice Ateco per valutare se corrisponde all’effettiva attività posta in essere.

In caso di variazione dell’attività, è necessario comunicare il nuovo codice tramite la Comunicazione Unica (ComUnica) o i modelli AA7/10, AA9/12, AA5/6 disponibili sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

La revisione dei codici Ateco ha portato anche a una ridefinizione degli ISA (Indici sintetici di affidabilità fiscale) che dipendono proprio dal codice Ateco.

Adeguamenti strategici per la filiera produttiva

Le verifiche non finiscono qui, purtroppo alcuni settori in cui l’Italia brilla per le esportazioni: agroalimentare (prosciutto, vino, formaggi), occhialeria, gioielli, arredamento, moda, rischiano di pagare un prezzo davvero alto. In questa ottica è importante assicurarsi che i prodotti siano correttamente classificati secondo il Sistema Armonizzato (HS) per determinare l’aliquota doganale applicabile.

Infine, le imprese devono verificare la filiera produttiva, infatti, per i prodotti realizzati con materie prime importate dagli Stati Uniti, i dazi si pagano sul valore del bene residuo, cioè dopo aver sottratto il valore delle materie prime importate. Ciò può comportare un notevole vantaggio economico per le imprese.

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