Sette ricercatori creano un nuovo sistema di elaborazione dati e, in pochi anni, diventano miliardari. È la storia di Databricks, tech company che oggi supera i 130 miliardi di valutazione.
Una startup nata “per sbaglio” che oggi è valutata ben 134 miliardi di dollari. È la storia di Databricks, una piattaforma unificata per dati e [intelligenza artificiale>article118231] fondata da 7 ricercatori dell’Università di Berkeley, negli Stati Uniti.
Tutto comincia nei laboratori dell’istituto californiano, dove i futuri imprenditori stavano sviluppando Apache Spark, un nuovo sistema open-source di elaborazione dati, con l’obiettivo di dare alla comunità scientifica uno strumento più veloce ed efficiente dei sistemi esistenti.
I fondatori non pensavano di avere tra le mani un prodotto dal potenziale commerciale. In realtà, la crescente richiesta da parte delle aziende, interessate a utilizzare Apache Spark ma incapaci di implementarlo autonomamente, li ha messi di fronte all’evidenza di sviluppare una soluzione più stabile, professionale e gestita in cloud.
La crisi del 2015 e la svolta nella leadership
I primi anni della startup sono stati tutt’altro che lineari. Nonostante il valore della tecnologia fosse evidente, le vendite erano minime e raccogliere capitali diventava sempre più difficile. Nel 2015 l’azienda si è ritrovata così a un passo dalla chiusura.
È in questa fase che i fondatori hanno deciso di affidare la guida del progetto ad Ali Ghodsi, uno dei ricercatori originari. All’inizio si trattava di una nomina temporanea, un periodo di prova imposto dagli investitori, convinti che un accademico non potesse essere adatto a condurre una tech company.
Ma scelta si è poi rivelata fortuita. Con Ghodsi alla guida, Databricks è riuscita a riorganizzare la strategia commerciale, costruire relazioni con grandi player cloud e attrarre nuovi clienti. Le vendite sono finalmente a salire, dando all’azienda la base per una crescita esplosiva negli anni successivi.
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Dalla gestione dei big data al modello “lakehouse”
La svolta tecnica che ha permesso a Databricks di imporsi a livello globale è stata la definizione di un nuovo paradigma di gestione dei dati, ovvero il modello “data lakehouse”.
Per anni le aziende si erano trovate costrette a scegliere tra sistemi molto strutturati e performanti (“data warehouse”) o archivi più flessibili ma meno ottimizzati (“data lake”). Databricks è riuscita a unificare i due mondi in un’unica piattaforma in grado di integrare dati grezzi e dati strutturati, supportare analisi avanzate, machine learning e, più recentemente, applicazioni di intelligenza artificiale.
Questa architettura scalabile, cloud-native e pensata per carichi di lavoro eterogenei ha trasformato Databricks in un punto di riferimento per imprese di ogni settore, dall’e-commerce alla finanza, dalla sanità alla pubblica amministrazione.
La valutazione supera i 130 miliardi di dollari
Negli ultimi esercizi, l’azienda ha attraversato una fase di vera e propria accelerazione, trascinata dal boom dell’intelligenza artificiale e dalla domanda crescente di infrastrutture dati scalabili.
L’azienda è oggi valutata circa 134 miliardi, una cifra che riflette non solo la forza della piattaforma, ma anche le aspettative del mercato. La società viene infatti scambiata a multipli estremamente elevati, pari a oltre trenta volte il fatturato previsto. Una condizione che testimonia la convinzione degli investitori che Databricks possa diventare uno dei pilastri dell’economia dell’AI, sicuri che il suo ruolo nella gestione e nell’orchestrazione dei dati rimarrà centrale per anni.
A fronte di questa valutazione record, l’azienda sta trattando un nuovo maxi-round da diversi miliardi di dollari per finanziare ulteriori acquisizioni, l’espansione internazionale e l’integrazione sempre più profonda di strumenti di intelligenza artificiale all’interno della piattaforma. Da “semplici” ricercatori, oggi alcuni tra i fondatori del progetto hanno raggiunto lo status di miliardari.
Come funziona Databricks oggi
Nel 2025 Databricks non è più una startup specializzata nei big data, ma una piattaforma unificata che permette alle aziende di gestire dati su larga scala, sviluppare modelli di machine learning, integrare applicazioni di intelligenza artificiale, governare e proteggere informazioni critiche e sfruttare infrastrutture cloud senza complessità operativa.
Il concetto di fondo dell’azienda è offrire un’unica soluzione per tutto ciò che riguarda il ciclo di vita dei dati. In un contesto dove ogni impresa si definisce “data-driven”, disporre di uno strumento così integrato rappresenta quindi un vantaggio competitivo enorme per la startup.
Oggi Databricks è un colosso che continua a crescere, cavalcando l’onda dell’intelligenza artificiale e del bisogno sempre più urgente per le aziende di trasformare i dati in conoscenza. La sua evoluzione futura, dai nuovi round di finanziamento fino alla possibile IPO, sarà uno dei temi più osservati nel mondo tech globale.
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