Cuneo fiscale, “il governo è stato fortunato ma era meglio spendere in sanità e istruzione”: l’intervista a Cottarelli

Stefano Rizzuti

12/05/2023

26/05/2023 - 14:47

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Per Carlo Cottarelli il governo è stato fortunato nel poter tagliare le tasse in busta paga. Ma, intervistato da Money.it, ricorda che le risorse impiegate vengono sempre da “debito aggiuntivo”.

Cuneo fiscale, “il governo è stato fortunato ma era meglio spendere in sanità e istruzione”: l’intervista a Cottarelli

Carlo Cottarelli ha annunciato negli scorsi giorni che lascerà il suo posto da parlamentare, dimettendosi dal Senato. Una decisione che deriva da una serie di motivi, a partire dal fatto che andrà a “dirigere un programma per l’educazione degli studenti delle scuole superiori, un progetto non compatibile con il lavoro in Senato”.

Cottarelli, intervistato da Money.it, ribadisce anche le altre ragioni, a partire dall’eccessiva conflittualità che si respira in Parlamento. E a questo “si aggiunge il fatto che c’è stato uno spostamento a sinistra del Pd”. Il senatore, anche se per poco, del Pd parla a lungo delle misure introdotte dal governo Meloni in campo economico e sottolinea come l’esecutivo sia stato “fortunato” ad avere a disposizione le risorse per effettuare il taglio delle tasse, finanziato comunque con “debito aggiuntivo”.

Ci sono tematiche specifiche su cui non condivide la nuova linea del Pd?

Ci sono aspetti generali che riguardano il ruolo del merito in una società, quanto deve pesare l’equilibrio delle possibilità rispetto ai risultati, ma se andiamo su fattori specifici forse partirei da quelli energetici: io sul nucleare mi sono espresso in passato a favore di questa possibilità, per me i termovalorizzatori sono fondamentali, il punto è prendere una posizione chiara a favore. Ci sono state in passato diverse occasioni in cui le posizioni del Pd non mi sono piaciute moltissimo, per esempio credo che il governo ha fatto bene ad aumentare le accise sul carburante, come credo abbia fatto bene a bloccare il Superbonus. Anche sul Jobs act ero a favore dell’estensione dei voucher criticata dal Pd.

Cosa si aspetta per la crescita dell’Italia nei prossimi mesi?

In assenza di uno shock, che ci può sempre essere, le prospettive sono abbastanza buone. Questo livello di tassi di interesse non è particolarmente elevato. Al netto dell’inflazione attesa, i tassi sono vicini a zero o ancora negativi, quindi probabilmente le banche centrali li aumenteranno ancora un po’, ma finora sono state prudenti. Poi lo stesso governo dice che ci sarà un rallentamento rispetto al primo trimestre: per avere una crescita annua dell’1% basterebbe un +0,2% a trimestre. Ma poi, se andasse così, sarebbe difficile raggiungere l’1,5% il prossimo anno, ci sarebbe una frenata, ma poi dovrebbe esserci una crescita trimestrale dello 0,4%.

Quindi si aspetta una cresciuta più robusta per quest’anno?

È possibile che sia più alta, un pochino sopra l’1% quest’anno. L’incertezza riguarda due cose: la velocità con cui le banche centrali aumenteranno i tassi di interessi e ciò che succede in Ucraina e sulle forniture di gas.

L’Italia, però, è riuscita a ridurre la dipendenza dal gas russo: non è sufficiente?

Noi importavamo 40 miliardi di metri cubi di gas, ora siamo a 12, ma quegli ultimi 12 sono molto più difficili da reperire, perché tutte le fonti sono state già usate. Se perdiamo quegli ultimi 12 miliardi dalla Russia dei problemi potrebbero esserci, andando verso il prossimo inverno.

Cosa deve fare l’Italia per aumentare ancora la crescita?

Se quest’anno finiamo sopra l’1% avremo un tasso del tutto adeguato, nel medio periodo cerchiamo invece di arrivare al 2%. Sarebbe una crescita drogata altrimenti. Bisogna puntare sul Pnrr, non si può dire che non ci sono i tempi: alla prima difficoltà si dice ’posticipiamo la scadenza’, ma da qui all’ultimo trimestre del 2024 abbiamo più di un anno, rimbocchiamoci le maniche.

Il Pnrr deve essere completamente rivisto come vorrebbe il governo?

Cambiare troppo non si può, perché le modifiche devono essere motivate e si perde di credibilità. Degli aggiustamenti di vario genere, da ridiscutere, invece sì. Io avevo qualche dubbio all’inizio, pensavo che bisognasse mettere più soldi per le persone e meno sulle cose, per esempio dando più all’istruzione, ma ora è difficile da cambiare.

Come giudica l’operato del governo in campo economico, a partire dalle principali misure come l’allargamento del taglio del cuneo fiscale?

Il governo è stato molto fortunato perché, grazie alla decisione di Eurostat sulla classificazione dei bonus edilizi, circa 80 miliardi di spesa sono stati spostati dal 2023 e dagli anni successivi agli anni precedenti. Questo ha fatto aumentare i deficit passati e ha creato spazi per aumentare la spesa o tagliare le tasse per quest’anno e per quelli successivi. Questo spazio è stato riutilizzato per tagliare le tasse. Quest’anno lo spostamento non è stato molto forte, giusto quei 4 miliardi usati per il cuneo. Questo taglio di tasse non è stato finanziato da conti migliori del previsto, anzi al netto di questo spostamento il bilancio primario stava peggio del previsto di circa 10 miliardi. Ha avuto fortuna e questa cosa è stata in parta compensata dalla minor spesa prevista per quest’anno per interessi. Il prossimo anni quei 4 miliardi diventano 16, che verranno tolti dal bilancio del prossimo anno. Senza questi soldi i conti starebbero andando peggio del previsto di 10 miliardi e il Def non spiega perché. Abbiamo provato a chiederlo in audizione, non ci è stata data risposta. Quindi i conti non stanno andando bene. Con questa fortuna il governo ha finanziato il taglio delle tasse, questa cosa non è stata percepita dai media, questo colpo di fortuna. Il taglio è stato finanziato con debito aggiuntivo.

Con questi soldi aggiuntivi è giusto finanziare il taglio delle tasse?

Le prime cose per me erano la spesa sanitaria e l’istruzione, prima del taglio delle tasse. E poi facciamo la spending review.

Lei sa bene cosa vuol dire fare la spending review: può davvero permettere di trovare tante risorse?

Io l’ho fatta dieci anni fa, ora va rifatta. Perché sono passati dieci anni dall’ultima. Non voglio dare una risposta che era giusta dieci anni fa, la cosa importante è che si faccia. E ci vuole la volontà politica. Il governo ha messo nel Def: facciamo la spending review, noi ci aggiungiamo 300 milioni, che equivale a pochissimo rispetto alla spesa pubblica.

Si può fare di più?

Come dice la canzone...

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