L’aumento improvviso della domanda si unisce alla scarsità delle riserve di materie prime spingendo in alto i prezzi dell’energia.
La continua crescita dei prezzi delle materie prime energetiche mostra sempre più una crisi che ormai è giunta a livello globale, tra un aumento improvviso della domanda e la scarsezza dell’offerta.
Il petrolio WTI oggi supera i 75 dollari al barile, livelli toccati brevemente nel 2018, mentre il gas naturale riprende a correre con direzione quota 5,50 dollari.
Le previsioni per il futuro delle quotazioni di queste due materie prime simbolo della crisi energetica parlano di un possibile raggiungimento di quota 100 dollari al barile per il petrolio, mentre Goldman Sachs ritiene che un inverno particolarmente rigido potrebbe spingere il gas a 10 dollari.
“Una volta la persona media prestava poca attenzione al prezzo di mercato del gas naturale. Non è come il petrolio, dove una decisione improvvisa dell’OPEC influenzerà quasi immediatamente quanto si paga alla pompa. Questo inverno, il mondo probabilmente imparerà quanto l’economia globale dipenda dal gas naturale”, scrivono su Bloomberg Lynn Doan e Anna Shiryaevskaya.
Il petrolio, il gas e la crisi energetica in Europa
Nel Regno Unito ormai il gas risulta tra le tipologie di energia più usate per riscaldare le case e alimentare le industrie, con il governo impegnato nell’abbandono del carbone e l’aumento dell’uso di fondi di energia più pulite.
Le quantità di stoccaggio di gas, però, non risultano sufficienti ad affrontare la situazione attuale e i paesi europei stanno richiedendo sempre più energia per riempire le forniture.
A fronte di questo, però, la Russia, tra i principali produttori di gas prodotto in Europa, sta cercando di mantenere entro i suoi confini le sue scorte.
Negli impianti di stoccaggio europei i livelli di scorte di gas sono storicamente bassi per questo periodo dell’anno a causa degli scarsi flussi nei gasdotti russi e norvegesi a cui si aggiunge la ridotta produzione di energia dalle turbine eoliche a causa di un clima più mite.
I governi sono impegnati a ridurre la produzione di elettricità proveniente dalle centrali nucleari che vengono eliminate o soggette a interruzioni, rendendo il gas ancora più necessario e spingendo il suo prezzo verso alto (+500% nell’ultimo anno).
“In caso di inverno davvero freddo, temo che non avremo abbastanza gas da usare per il riscaldamento in alcune parti d’Europa”, ipotizza Amos Hochstein, consigliere senior del Dipartimento di Stato americano per la sicurezza energetica.
Per alcuni paesi “non sarà solo un valore recessivo, ma influenzerà la capacità di fornire effettivamente il gas per il riscaldamento. Tocca la vita di tutti”, ha dichiarato Hochstein a Bloomberg TV il 20 settembre.
La situazione in Asia
La mancanza di energia in Cina potrebbe colpire duramente l’economia del gigante asiatico, aggiungendosi alla crisi di Evergrande.
Secondo quanto riporta Bloomberg, le fabbriche cinesi ad alta intensità di energia elettrica sono costrette a chiudere temporaneamente per raggiungere gli obiettivi di output e per limitare l’aumento dei prezzi.
La carenza di elettricità sta spingendo le società a ridurre la produzione, indebolendo la crescita economica cinese e colpendo le persone sul luogo di lavoro e il posto in cui vivono, “aggiungendo il rischio di instabilità sociale alle potenziali interruzioni della catena di approvvigionamento globale”, aggiungono da Bloomberg.
Proprio la carenza di energia potrebbe aver spinto il governo a bandire le criptovalute, la cui produzione richiede quantità elevate di elettricità.
La Cina, il più grande acquirente di gas naturale al mondo, non ha riempito le suo scorte di energia abbastanza velocemente, anche se le importazioni sono quasi il doppio rispetto all’anno scorso, secondo i dati doganali ufficiali.
Diverse province cinesi stanno già razionando l’elettricità necessaria alle industrie per soddisfare gli obiettivi del presidente Xi Jinping per l’efficienza energetica e la riduzione dell’inquinamento. Una crisi energetica potrebbe aumentare le chiusure se le autorità deviano il gas per illuminare e riscaldare le famiglie.
I servizi pubblici in Giappone e Corea del Sud sono ampiamente protetti da contratti a lungo termine ma la Korea Electric Power Co. ha annunciato il 23 settembre che aumenterà i prezzi dell’elettricità per la prima volta in quasi otto anni. Un’improvvisa ondata di freddo potrebbe costringere più compagnie elettriche a tuffarsi nel mercato spot per comprare forniture di gas d’emergenza a prezzi record. È quello che è successo lo scorso inverno.
Il costo delle forniture di gas naturale liquefatto (LNG) ha scatenato una polemica politica in Pakistan, con i politici dell’opposizione che chiedono un’inchiesta sugli acquisti dell’importatore statale.
La crisi nel continente americano
Gli esportatori americani sono pronti a spedire più gas che mai con l’entrata in funzione di nuovi progetti verso la fine dell’anno. Ma mentre più gas va all’estero, meno sarà disponibile in patria.
Anche se i prezzi del gas sono stati notevolmente più bassi negli Stati Uniti che in Europa e in Asia, le loro quotazioni restano vicine al livello più alto dal 2014.
Le scorte di gas sono al di sotto della loro media stagionale di cinque anni, ma i produttori di scisto statunitensi sono riluttanti ad aumentare la produzione per paura che ciò possa ridurre la loro redditività e allontanare gli investitori.
L’Industrial Energy Consumers of America ha chiesto al Dipartimento dell’Energia di ridurre le esportazioni statunitensi fino a quando i livelli di stoccaggio non torneranno alla normalità, una mossa che potrebbe aumentare le carenze all’estero e incidere ancora anche sui prezzi delle materie prime.
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