Crack Signa, condannato a due anni l’imprenditore austriaco indagato anche in Italia

Giorgia Paccione

15 Ottobre 2025 - 17:47

Il tribunale di Innsbruck ha condannato René Benko per bancarotta fraudolenta: l’ex re del mattone è sotto inchiesta anche in Italia, Germania e Liechtenstein.

Crack Signa, condannato a due anni l’imprenditore austriaco indagato anche in Italia

René Benko, ex magnate immobiliare e fondatore del colosso austriaco Signa Holding, è stato condannato a due anni di reclusione dal tribunale di Innsbruck per bancarotta fraudolenta. La decisione è arrivata nell’ambito del primo filone giudiziario legato al crac miliardario del gruppo, che ha travolto uno dei più noti imperi immobiliari d’Europa.

Secondo quanto riportato dalla stampa austriaca, i giudici hanno riconosciuto la responsabilità di Benko per una donazione di 300.000 euro alla madre, effettuata in un momento in cui il gruppo era già in dissesto finanziario. È invece stato assolto dall’accusa di aver sottratto altri 360.000 euro attraverso contratti di affitto anticipato per una villa di sua proprietà a Innsbruck.

All’apice del successo, Benko era considerato uno degli uomini più ricchi d’Austria, con un patrimonio stimato intorno ai 5 miliardi di euro. Ma dopo il crollo di Signa, l’imprenditore è passato dal lusso delle sue residenze internazionali alle aule di tribunale, dove ha sempre negato ogni accusa dichiarandosi innocente.

Il crack Signa e la parabola fallimentare di René Benko

Il gruppo Signa, fondato nel 1999, era diventato in poco più di due decenni uno dei principali attori del mercato immobiliare europeo, con investimenti che spaziavano dai grandi magazzini tedeschi Karstadt e Galeria Kaufhof a progetti di riqualificazione urbana in Austria, Germania e Italia.

Tuttavia, la crisi del settore retail e l’aumento dei tassi di interesse hanno contribuito a far vacillare l’impero costruito dall’ex magnate. Nel 2023 la società è precipitata in una crisi di liquidità culminata con la dichiarazione di insolvenza. Il fallimento di Signa ha lasciato un buco stimato in quasi 10 miliardi di euro, con oltre 45 milioni di richieste di risarcimento presentate dai creditori, secondo quanto riferito dal curatore fallimentare Andreas Grabenweger.

Durante il processo, l’accusa ha descritto Benko come “un uomo in bancarotta che si rifiutava di rinunciare al suo stile di vita lussuoso”, accusandolo di aver cercato di sottrarre parte del patrimonio personale alla massa fallimentare. Benko, visibilmente dimagrito e presente in aula, ha respinto ogni addebito, sostenendo che le operazioni contestate fossero perfettamente legittime.

Le inchieste internazionali e i legami italiani

La condanna in Austria rappresenta solo uno dei fronti giudiziari che coinvolgono Benko. L’ex magnate è infatti indagato anche in Germania, Liechtenstein e Italia, dove la Direzione Distrettuale Antimafia di Trento conduce una vasta indagine su presunti intrecci tra politica e affari.

L’inchiesta trentina, che riguarda 77 persone, ipotizza l’esistenza di una rete di relazioni e favori legata agli investimenti immobiliari del gruppo Signa in Italia. Tra le accuse contestate figurano turbativa d’asta, finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze illecite, truffa e corruzione. Gli inquirenti sospettano che fondi riconducibili all’impero di Benko siano stati utilizzati per sostenere esponenti di diversi schieramenti politici, in cambio di facilitazioni amministrative e accesso privilegiato a operazioni immobiliari di grande valore.

Il nome di Benko era già emerso in diverse inchieste sul settore edilizio trentino, dove il gruppo Signa aveva avviato progetti milionari legati alla riqualificazione urbana e al turismo di lusso. L’indagine in corso mira a chiarire se questi investimenti siano stati condizionati da meccanismi di corruzione o scambi di favori politici.

Iscriviti a Money.it

Money Awards Logo

Le votazioni ai Money Awards sono aperte!

Registrati su Money.it e vota la tua azienda preferita ai People's Money Awards 2025!

Vota ora
SONDAGGIO