Così l’Italia attrae i super ricchi da tutto il mondo

Ilena D’Errico

07/09/2025

Ecco perché sempre più ricchi scelgono di trasferirsi in Italia (e perché non è un bene).

Così l’Italia attrae i super ricchi da tutto il mondo

L’Italia è ricca di mete turistiche apprezzate da ogni angolo del pianeta, ma anche di alcune delle destinazioni preferite dai super ricchi. Personaggi dello spettacolo, artisti, politici, imprenditori e molti altri ancora arrivano da tutto il mondo per godere dell’unico patrimonio italiano, un mix di storia, cultura, arte e fascino irripetibile. Uomini e donne ricchissimi, però, non scelgono il Belpaese soltanto per trascorrere piacevoli vacanze. Molti si stabiliscono nello Stivale, comprano immobili di lusso e creano nuove sedi aziendali, portando con sé cambiamenti significativi e non sempre positivi per la cittadinanza. Quando l’Italia viene scelta dai ricchi la maggior parte delle persone ritiene che sia un onore, un motivo di vanto, complice una componente esterofila insita in buona parte degli italiani.

Non ci si sofferma mai, però, ad approfondire le vere ragioni per cui l’Italia è una meta così appetibile per alcune categorie di persone, mentre i nativi spesso si rivolgono altrove per costruire il proprio futuro. Secondo un’indagine di Henley & Partners, agenzia di consulenza per la cittadinanza e la residenza con sede a Londra che opera su scala globale, c’è un motivo ben preciso e riguarda il nostro regime fiscale. Uno degli aspetti maggiormente criticato dagli italiani, che non di rado si informano sui cosiddetti paradisi fiscali all’estero, risulta così essere un vantaggio amato dai super ricchi di tutto il mondo. Le stesse conclusioni cui sono giunti numerosi analisti, non sempre apprezzando il fatto.

Così l’Italia attrae i super ricchi da tutto il mondo

L’analisi effettuata da Henley & Partners fornisce indicazioni importanti sul tema dei trasferimenti in Italia da parte di persone con patrimoni elevati. L’agenzia gestisce infatti un elevato numero di pratiche quotidianamente, si occupa di prestare consulenza anche per gli enti governativi e ha a che fare con programmi di cittadinanza e residenza di ogni tipologia. Sappiamo così che nel 2025 l’Italia è la meta europea preferita dai ricchi e alla fine dell’anno il numero di super ricchi che si sono collocati nel Belpaese potrebbe arrivare intorno ai 3.600. Una cifra importante, ma non stupisce se si considera che soltanto nell’ultimo periodo sono approdati in Italia figure di spicco da tutte le parti del mondo.

Rilevano però in particolare i trasferimenti dal Regno Unito, che includono Nassef Sawiris, uno degli uomini più ricchi d’Egitto e comproprietario della squadra di calcio Aston Villa, Richard Gnodde, vicepresidente di Goldman Sachs, e Yoël Zaoui, fondatore della boutique finanziaria Zaoui & Co. L’immigrazione milionaria ha subito così una nuova impennata dopo il rallentamento durante la pandemia, concentrandosi in particolare a Milano. Come già detto, a spingere i ricchissimi a stabilirsi in Italia è il regime fiscale. Sappiamo bene che non è uno dei più competitivi, ma questo non vale per la flat tax applicata ai nuovi residenti dall’estero.

A loro viene concessa un’imposta forfettaria fino 200.000 euro sui redditi prodotti all’estero, indipendentemente dal loro ammontare, per un periodo massimo di 15 anni. L’agevolazione, concessa a chi è stato residente all’estero per almeno 9 anni nell’ultimo decennio (il che spiega anche molti ritorni in patria), è in parte estendibile anche ai familiari del neo-residente. In altre parole, più sei ricco meno tasse paghi se sei uno straniero che fattura all’estero. Tutto il contrario dei principi che guidano il nostro sistema fiscale e l’ordinamento in generale, un mezzo che sì attira gli ingressi, ma i cui benefici per l’economia vengono presto azzerati dagli effetti collaterali.

Non a caso l’Italia è fortemente criticata per questo regime da vari Paesi europei, in primo luogo dalla Francia, e subisce una costante crescita delle disparità economiche tra gli abitanti. Parigi ha per questo accusato l’Italia di dumping fiscale, vale a dire rendere il Paese più competitivo in modo sleale attraverso le politiche fiscali, che penalizzano la concorrenza anche degli imprenditori e delle aziende, scatenando una dura replica da Palazzo Chigi. Secondo il governo Meloni sono altre le anomalie fiscali che deve attenzionare l’Ue, ma ciò non esclude che più volte si è discusso di rivedere la misura, voluta nel 2016 da Matteo Renzi e ribattezzata “regime Cristiano Ronaldo” perché proprio il calciatore fu uno dei primi a trarne grossi benefici.

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