Il 15 agosto l’atteso incontro tra Trump e Putin in Alaska. Ecco quale potrebbe essere la richiesta del presidente russo per porre fine al conflitto in Ucraina.
Il prossimo 15 agosto sarà una data storica da segnare sul calendario. In Alaska si terrà l’atteso incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il primo dopo sei anni dall’ultima volta, in un contesto geopolitico completamente diverso e molto più teso.
Nei mesi scorsi i due leader hanno avuto diversi colloqui telefonici, ma ora si passerà a un vero faccia a faccia. Alla fine, come sede dell’incontro è stato scelto lo stato dell’Alaska, distante appena 100 chilometri dal confine russo e quindi logisticamente più comodo per entrambi, oltre a essere considerato un territorio neutrale dal punto di vista simbolico.
Sul tavolo, inevitabilmente, la questione ucraina e il tentativo di raggiungere un cessate il fuoco. C’è grande attesa per capire le intenzioni e, soprattutto, le richieste che Putin avanzerà a Trump per porre fine al conflitto. Secondo funzionari europei e ucraini citati dal Wall Street Journal, queste sarebbero le condizioni poste dal leader russo.
Cosa vuole Putin per mettere fine alla guerra in Ucraina
Vladimir Putin non intende rinunciare facilmente a quanto ottenuto in tre anni di guerra. È pronto a un cessate il fuoco e a negoziare un accordo di pace, ma in cambio presenterà richieste soprattutto di natura territoriale. Secondo fonti ucraine ed europee informate da Trump e dall’inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff, Putin chiederà concessioni territoriali nell’Ucraina orientale in cambio della fine delle ostilità.
Le richieste comprenderebbero il controllo delle regioni di Donetsk e Luhansk, oltre alla Crimea, conquistata nel 2014, per la quale chiede il riconoscimento internazionale come territorio russo. Donetsk e Luhansk sono già in gran parte sotto controllo russo, ma le forze ucraine detengono ancora aree strategiche, incluse importanti città fortificate, che rappresentano snodi cruciali sia militari che logistici.
Sulle regioni meridionali di Zaporizhia e Kherson, invece, le informazioni sono meno chiare. Non è certo che Putin accetti di congelare le linee del fronte ritirandosi da queste aree. Lo scenario ipotizzato prevede due fasi: nella prima, l’Ucraina si ritirerebbe da Donetsk e le linee di battaglia verrebbero bloccate; nella seconda, Putin e Trump concorderebbero un piano di pace definitivo da negoziare con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che resterebbe il vero ago della bilancia.
Il problema è che la Costituzione ucraina vieta al presidente Zelensky di approvare modifiche territoriali. Su questo punto, tutti gli Stati europei restano compatti nel rifiutare concessioni alla Russia in cambio della pace. Trump, al contrario, ritiene che per convincere Putin sia necessario concedergli qualcosa, almeno come base per avviare un percorso negoziale.
C’è poi la questione dell’ingresso dell’Ucraina nella NATO. Secondo le stesse fonti, la proposta di Putin non prevederebbe al momento garanzie di sicurezza per Kiev né l’impegno a escludere l’adesione alla NATO in futuro. Potrebbe però includere una promessa formale a non attaccare in futuro i Paesi europei. Una proposta che, per ora, è accolta con scetticismo da funzionari sia europei sia ucraini, i quali temono che tali impegni possano rivelarsi soltanto temporanei.
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