In molti Comuni si parla di Tarip, la tariffa puntuale dei rifiuti. Cos’è e come funziona la nuova tassa sulla spazzatura?
La Tarip è l’evoluzione della tassa sui rifiuti che prende il posto della vecchia Tari. La novità della nuova tassa va ricercata nel sistema di calcolo dell’importo da versare che dovrebbe basarsi sulla quantità effettiva di rifiuti indifferenziati prodotti da ogni utente. La vecchia Tari, invece, calcolava l’importo della tassa sulla metratura dell’immobile e sul numero di abitanti.
L’obiettivo primario della Tarip è non solo rendere la tassa più equa, ma incentivare la raccolta differenziata per applicare il principio che a pagare di più è chi inquina e produce più rifiuti non differenziati.
Tarip è l’acronimo di TAssa RIfiuti Puntuale, che dovrebbe andare a sostituire del tutto la Tari applicando il principio che chi meno inquina, meno paga. Il nuovo sistema tariffario dovrebbe premiare e far risparmiare i cittadini maggiormente virtuosi che separano i rifiuti in modo da lasciare pochissimi rifiuti indifferenziati.
L’idea della tassa da versare sugli effettivi rifiuti prodotti non è certamente nuova, essendo prevista dalla legge 147 del 27 dicembre 2013 che istituisce e disciplina la tariffa sui rifiuti corrispettiva, denominata, appunto, Tarip. Ma a oltre un decennio di distanza dalla sua istituzione, perchè la nuova tassa non è stata ancora attuata su tutto il territorio nazionale? Il comma 667 della legge in questione prevede che l’entrata in vigore della nuova tassa rifiuti sia subordinata alla realizzazione, da parte del Comune che dovrebbe applicarla, di un sistema di misurazione puntuale dei rifiuti prodotti.
La Tari, quindi, resta ancora in vigore fino a quando i Comuni non saranno pronti all’applicazione della tassa puntuale. Diversi Comuni hanno già provveduto al passaggio alla Tarip (alcuni Comuni del Lazio, dell’Emilia Romagna e del Veneto hanno effettuato lo scambio tra Tari e Tarip, per esempio).
Quando viene applicata la Tarip e quali differenze ci sono con la tassa rifiuti che, ormai, tutti conosciamo?
Sicuramente la nuova tassa grava maggiormente su chi produce più rifiuti e differenzia meno la spazzatura e si basa sull’assunto promosso dall’Unione europea Pay As You Throw. Se da una parte, quindi, la Tarip è applicata per rendere il sistema di tariffazione più equo, dall’altra si può anche supporre che abbia un duplice scopo inducendo i cittadini a differenziare meglio i rifiuti per risparmiare.
Differenze tra Tari e Tarip
La Tari è la classica tassa (TAssa RIfiuti) e si versa per finanziare la raccolta e lo smaltimento della spazzatura. La Tarip (TAssa Rifiuti Puntuale), è un sistema di tariffazione con cui si prevede che gli importi che ogni contribuente deve versare siano determinati dall’effettiva fruizione del servizio. Fermo restando che anche con la Tarip è prevista una quota fissa e una variabile, parte dell’importo è calcolato sull’effettiva fruizione del servizio e sulla reale produzione dei rifiuti indifferenziati.
In cosa sono differenti Tari e Tarip? A essere differente è proprio il metodo di calcolo della tassa. L’attuale Tari è calcolata sulla quantità di rifiuti che in teoria si potrebbero produrre in base ai metri quadri dell’abitazione e al numero di persone che vivono nell’immobile. Questo, però, non vuol dire che effettivamente i rifiuti attesi vengano prodotti.
Con la Tarip il calcolo è differente e prende in considerazione anche il volume o il peso degli effettivi rifiuti prodotti. Non di tutti i rifiuti, visto che la maggior parte può essere riciclata, ma solo di quelli che non possono essere riutilizzati, ovvero gli indifferenziati.
Il nuovo calcolo ha una duplice valenza visto che da una parte salvaguarda il portafogli del contribuente virtuoso che separa bene i rifiuti e dall’altra va a tutelare l’ambiente andando a ridurre i rifiuti da smaltire prodotti.
I rifiuti indifferenziati sono tutti quelli che non possono essere differenziati separatamente e vi rientrano, a titolo di esempio non esaustivo:
- oggetti in plastica che non sono imballaggi;
- piatti e bicchieri monouso;
- pannolini;
- lettiere per animali (o almeno quelle che non possono essere gettate nell’umido);
- giocattoli rotti;
- scontrini;
- carta sporca di cibo;
- carta sporca di colla;
- penne;
- mozziconi di sigaretta;
- oggetti composti da materiali diversi non separabili.
Come si calcola la Tarip?
La Tarip, quindi, oltre a prendere in considerazione la superficie dell’immobile e il numero degli abitanti, è legata alla produzione reale di rifiuti indifferenziati. La nuova tassa prevede una quota fissa determinata dalla superficie dell’immobile e una quota variabile che dipende dal servizio effettivamente utilizzato.
La quota variabile, quindi, da ogni Comune sarà calcolata sulla base di due fondamentali voci:
- svuotamenti minimi dei rifiuti non riciclabili (indifferenziati);
- ulteriori svuotamenti che sono stati effettuati.
A ogni utenza vengono addebitati un numero di svuotamenti minimi l’anno (determinato dal numero di persone che abitano nell’immobile). Si calcolano, poi, gli effettivi svuotamenti dei rifiuti secchi non riciclabili effettuati durante l’anno e se questi superano il numero limite addebitato, nella bolletta successiva, a conguaglio, saranno addebitati anche gli svuotamenti ulteriori.
Come si risparmia con la Tarip?
Per poter risparmiare con la nuova tariffa puntuale è necessario fare molta attenzione alla raccolta differenziata dei rifiuti, lasciando nel secco non riciclabile solo quello che effettivamente non può essere differenziato. Una pratica che permette di risparmiare, poi, è quella di procedere all’esposizione del contenitore (che sarà munito di un chip che determina l’utenza) del secco non riciclabile solo quando è effettivamente pieno.
Gli svuotamenti hanno un costo che può variare in base al Comune di residenza; la tariffa unitaria, però, deve essere espressa in euro al chilogrammo.
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Dove è applicata la Tarip?
Attualmente la Tarip non è in vigore in tutto il territorio nazionale, visto che man mano i Comuni si stanno adeguando. Nel 2025 oltre 1.100 Comuni hanno adottato la Tarip e molti altri si aggiungeranno nel corso dei prossimi anni. Da considerare, poi, che in alcuni Comuni la Tarip è stata chiamata Tcp (tariffa corrispettiva puntuale) e nello specifico in alcuni Comuni dell’Emilia Romagna. La maggioranza dei Comuni italiani, quindi, ancora applica la vecchia Tari, anche se il numero di quelli che stanno passando alla nuova tassa è in aumento, anno dopo anno.
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