Cosa significa che dovremo convivere con il Covid

Giorgia Bonamoneta

3 Maggio 2022 - 00:12

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Con la fine dello stato di emergenza e l’eliminazione di alcune restrizione (dal 1° maggio) si entra in una nuova fase della pandemia, quella della convivenza. Cosa significa?

Cosa significa che dovremo convivere con il Covid

Fin dall’inizio della crisi sanitaria il coronavirus è stato etichettato come uno di quei virus con il quale avremmo dovuto imparare a convivere. È la qualità dei virus respiratori dopotutto, quello di essere molto contagiosi e di media-bassa mortalità, capaci quindi di diffondersi e mutare nel tempo e nello spazio. Della lezione sull’endemia abbiamo quindi imparato questo: dobbiamo imparare a convivere con il Covid-19.

Per quanto suoni assurdo convivere con un virus, è quello che l’essere umano fa a ogni giro di pandemia. La pandemia, lo ha detto anche il ministro della Salute Roberto Speranza, è in una nuova fase. Lo stato di emergenza è finito, le restrizioni vanno via via eliminandosi, eppure sul territorio la presenza del virus è ancora rilevante. Il numero dei casi e l’indice di contagio Rt è salito a 0,98, nuovamente vicino al valore di 1. Il numero dei casi infatti è tornato a salire, anche se a questa risalita non corrisponde un incremento dell’ospedalizzazione. Merito del vaccino da un lato e del propagarsi di una variante meno offensiva dall’altra.

Questa fase è una nuova quotidianità. A dirlo è il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. “Questo determinerà ciclicamente sindromi influenzali più o meno gravi a seconda del soggetto colpito dal virus e a seconda dell’aspetto immunitario del soggetto contagiato - e ha continuato con un invito a immaginare questo - come il peggior virus influenzale che possa circolare ogni anno”.

Convivere con il Covid-19: siamo in una nuova fase della pandemia

Con la fine dello stato di emergenza e la diminuzione delle restrizioni a partire da ieri, 1° maggio, si prospetta una nuova fase della pandemia. Dovrebbe quindi essere diverso rispetto alle scorse stagioni estive, quando con o senza norme di sicurezza la situazione epidemiologica si tranquillizzava tanto da far abbassare la soglia dell’attenzione a tutti.

No, questa volta a dirlo è Roberto Speranza, ministro della Salute, che parla di un nuova fase di “assestamento”, si potrebbe dire, nella quale la circolazione del virus, per quanto ancora piuttosto rilevanti, sia di fatto più ascrivibile a quello di un’ondata stagionale e controllabile rispetto a una crisi pandemia. “Dobbiamo proseguire il nostro di gradualità”, ci tiene comunque a sottolineare Speranza.

Il coronavirus del Covid-19 è un virus imprevedibile, con il quale però si può convivere. Questa nuova fase è resa possibile soprattutto grazie ai vaccini e all’oltre 90% della popolazione over 12 vaccinata.

La nuova fase della pandemia o una nuova quotidianità

In passato gli esperti avevano già discusso su quale termine utilizzare, se “nuova normalità” o “nuova quotidianità”. A spuntarla era stata proprio quest’ultima, soprattutto perché in futuro le pandemie - per diversi motivi (nozione di sindemia) legati alla globalizzazione, allo sfruttamento ambientale e alla crisi demografica - saranno sempre più comuni. Il Covid-19, per quanto brutale, ci ha costretto a prepararci, in ritardo rispetto alle indicazioni degli esperti, ma comunque siamo stati in grado di creare una coscienza collettiva. “Immaginate questo come il peggior virus influenzale che possa circolare ogni anno”, ha detto Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute.

Quindi sì, il virus continuerà a circolare e lo farà ancora a lungo, determinando ciclicamente sindromi influenzali più o meno gravi. “Immaginate questo come il peggior virus influenzale che possa circolare ogni anno”, ha detto Pierpaolo Sileri. Coinvolti nella convivenza con il virus, con il rischio di sviluppare la malattia grave o il decesso, saranno sempre le solite categorie di persone: i non vaccinati e i fragili.

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