Cosa significa bootstrapping e quali sono i vantaggi per le startup

Giorgia Paccione

1 Settembre 2025 - 14:41

Cos’è il bootstrapping, come funziona e perché può essere una scelta vincente per molti imprenditori che vogliono avviare una startup con le proprie risorse, senza investitori esterni.

Cosa significa bootstrapping e quali sono i vantaggi per le startup

Spesso si associa il successo di una startup alla sua capacità di attrarre capitali da investitori esterni. Tuttavia, esiste una strada alternativa sempre più percorsa da molti imprenditori. Stiamo parlando del bootstrapping. Questo termine, nato negli Stati Uniti e mutuato dall’espressione “pull yourself up by your bootstraps” (sollevati da solo tirandoti gli stivali), indica un approccio in cui un’azienda viene avviata e fatta crescere con risorse proprie, senza ricorrere a capitali di rischio esterni o finanziamenti significativi.

In pratica, un imprenditore che adotta il bootstrapping finanzia il proprio progetto utilizzando i propri risparmi, reinvestendo i profitti generati dalle prime vendite e mantenendo il più possibile bassi i costi di gestione. È un metodo che richiede rigore, visione strategica e una buona dose di resilienza, ma che può offrire vantaggi importanti, soprattutto in termini di indipendenza decisionale e sostenibilità finanziaria nel lungo periodo.

Nel contesto attuale, il bootstrapping sta guadagnando terreno anche in Italia e sono sempre più numerose le startup che scelgono consapevolmente di non ricorrere a fondi esterni, preferendo puntare sulla validazione del proprio modello di business attraverso il mercato reale. Ma vediamo nel dettaglio cosa significa e quali vantaggi offre.

Bootstrapping: cos’è e come funziona

Il bootstrapping è, in sostanza, un percorso di autofinanziamento graduale. L’imprenditore parte da un’idea e la trasforma in un progetto concreto, limitando al massimo gli sprechi e privilegiando scelte operative agili. Spesso si parte da un Minimum Viable Product (MVP), ovvero un prototipo semplificato del prodotto o servizio, utile per testare la risposta del mercato con investimenti minimi.

Questo approccio si traduce, nella pratica, in una serie di scelte operative ben precise. Chi opta per il bootstrapping punta innanzitutto a ridurre al minimo i costi fissi. Spesso si lavora da remoto, evitando l’affitto di uffici costosi, e si preferisce esternalizzare alcune attività non essenziali, come la contabilità o il supporto clienti, per concentrarsi sul core business.

Fin dall’inizio, l’obiettivo principale è generare ricavi, anche modesti, da reinvestire per far crescere gradualmente l’azienda. Questo significa che ogni euro guadagnato viene utilizzato con grande attenzione, privilegiando un modello di sviluppo sostenibile e progressivo, senza fare affidamento su debiti o finanziamenti esterni.

Un altro aspetto fondamentale è il controllo totale del progetto. Non avendo soci finanziatori o investitori istituzionali a cui rendere conto, i fondatori possono prendere decisioni in completa autonomia, seguendo la propria visione imprenditoriale e adattandosi più rapidamente ai cambiamenti del mercato.

3 vantaggi del bootstrapping

Il bootstrapping offre diversi benefici, specialmente per le startup early-stage che vogliono costruire solide basi prima di aprirsi al capitale di rischio.

  1. Indipendenza decisionale
    Uno dei principali vantaggi è la totale autonomia imprenditoriale. Non avendo investitori esterni, i founder sono liberi di prendere decisioni in linea con la propria visione, senza pressioni legate al ritorno sull’investimento o ai tempi di exit. Questo può tradursi in una maggiore coerenza strategica e in scelte più orientate alla sostenibilità a lungo termine.
  2. Focus sul cliente e sul prodotto
    Con risorse limitate, l’attenzione si concentra sul creare un prodotto o servizio che funzioni realmente per il cliente, piuttosto che sul “raccontarlo” agli investitori. Questo favorisce un approccio customer-centric e una maggiore reattività ai feedback del mercato.
  3. Migliore preparazione per future raccolte
    Anche se non si esclude a priori la possibilità di aprirsi al capitale esterno in futuro, una startup che nasce bootstrap ha spesso numeri più solidi e una maggiore credibilità quando decide di raccogliere fondi. I potenziali investitori, infatti, vedono positivamente aziende che hanno già dimostrato la propria validità sul mercato e che non dipendono esclusivamente dai capitali raccolti.

Inoltre, molto spesso le startup in modalità bootstrap crescono più lentamente, ma in modo più sano. I team sono compatti, motivati e spesso più coinvolti nella mission aziendale, proprio perché ogni piccolo risultato ha un impatto concreto sulla sopravvivenza dell’azienda.

Quando conviene (e quando no) scegliere il bootstrapping

Non tutte le startup sono adatte al bootstrapping. In settori ad alta intensità di capitale, come il biotech o l’hardware, l’accesso a investimenti significativi è spesso necessario fin dalle prime fasi. Tuttavia, in ambiti come il digital, il software, l’e-commerce o i servizi B2B, il bootstrapping è perfettamente praticabile.

La scelta deve basarsi su una valutazione realistica del proprio business model, delle competenze disponibili e della capacità di generare entrate in tempi rapidi. In alcuni casi, può essere utile adottare un approccio “ibrido”: iniziare con il bootstrapping per validare l’idea e poi aprirsi a finanziamenti esterni in una fase più avanzata.

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