Cosa rischia il reseller che non paga le tasse

Patrizia Del Pidio

15 Febbraio 2023 - 13:22

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L’attività del reseller sta prendendo piede negli ultimi anni ma come si configura fiscalmente e come avviene il pagamento delle tasse?

Cosa rischia il reseller che non paga le tasse

Il fenomeno del resellering sta diventando sempre più dilagante. Soprattutto a fronte di brand che offrono un numero limitati di prodotti per aumentare il desiderio e l’aspettativa del pubblico. E proprio per il fatto che il numero di prodotti messi a disposizione sono limitati ci sono moltissime persone che, pur di averli, sono disposte a pagare anche di più del loro prezzo.

Ed è qui che entra in scena il reseller, ovvero colui che acquista t-shirt, sneakers o altri accessori, e poi li rivende a prezzi maggiorati. Un caso d’esempio del resellering è stato rappresentato dalle sneakers della Lidl, vendute in negozio a meno di 13 euro ed esaurite in pochi giorni, per poi essere rivendute sulle piattaforme digitali a prezzi maggiorati (che hanno raggiunto anche i 700 euro).

O, caso emblematico, quello della Supreme, un brand streetwear, che produce sempre meno articoli di quelli che potrebbe vendere. E proprio per questo motivo al momento della messa in vendita gli stessi si esauriscono in pochi minuti perché la domanda è superiore all’offerta. Ma poi ricompaiono sulle piattaforme digitali a prezzi altissimi. Venduti, appunto, dai reseller.

Reseller, un fenomeno degli ultimi anni

Il reseller, quindi, invece di investire in azioni o titoli, scommette su capi di abbigliamento e accessori sperando, poi, di poter ricavare un guadagno rivendendoli. E come nella borsa, più sarà alta la richiesta, più sarà alto il prezzo a cui potrà vendere il prodotto e, di conseguenza, il suo guadagno.

Molti hanno fatto del resellering la loro professione avviando una vera e propria attività. Ci sono addirittura delle piattaforme digitali di cui possono avvalersi per la vendita dei prodotti che acquistano.

Ma quello che ci si chiede è, come pagano le tasse i reseller? Sono tenuti a pagarle? E come dichiarano i propri redditi?

Dichiarazione dei redditi dei reseller

Se si tratta di attività occasionale e non di professione esercitata abitualmente i redditi che si ricavano dal resellering devono essere qualificati in dichiarazione dei redditi come “redditi diversi” (quadro D). Ma se chi esercita questa attività non ha altre forme di entrate e i ricavi rimangono al di sotto dei 5.000 euro non vi è neanche l’obbligo di dichiarazione.

Restando al di sotto del reddito a cui si applica l’Irpef (no tax area) il reseller, in questo caso, non è tenuto a presentare dichiarazioni e neanche a pagare le tasse.
Se l’attività è svolta regolarmente, invece, si configurano i redditi di impresa e, allora, è necessaria l’apertura della partita Iva.

Il reseller di professione necessita di partita Iva

Nel caso di attività non sporadica, quindi, il reseller deve mettere in regola la sua professione con l’apertura di una partita Iva.

Può farlo con il regime forfettario con tassazione sostitutiva, ma in questo caso bisogna mettere in conto che non si avrà diritto a detrarre i costi dell’attività (tipo quello che si spende per l’acquisto di quello che si rivende).

Ma può farlo anche con il regime ordinario e in questo caso sarà assoggettato a tassazione ordinaria con aliquote progressive e all’Iva. Ma potrà portare in detrazione i costi sostenuti per l’attività.

Cosa rischia il reseller che non paga le tasse?

Per il reseller che non dichiara i suoi guadagni (tranne nel caso che siano inferiori ai 5.000 euro e non possieda altri redditi) si configura l’omessa dichiarazione dei redditi.

In questo caso sono previste sanzioni amministrative abbastanza pesanti determinate in percentuale sull’importo dovuto e non dichiarato. La sanzione amministrativa in caso di omessa dichiarazione, in ogni caso, va da un minimo del 120% a un massimo del 240% dell’ammontare delle imposte dovute e non versate.

Facciamo un esempio pratico di un reseller che guadagna, senza dichiararlo, un reddito complessivo di 25.000 euro. Con imposizione ordinaria le tasse dovute sono pari a 5.950 euro (senza considerare detrazioni eventualmente spettanti). Con omessa dichiarazione la sanzione da applicare va da 7.140 euro a 14.280 euro.

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