Cosa ha svelato l’indicatore dei salari Bce e perché è così importante per i tassi?

Violetta Silvestri

23 Maggio 2024 - 15:07

I salari in Eurozona sono in aumento e la notizia non è buona per la Bce. Perché le busta paga sono così importanti per stabilire la politica sui tassi?

Cosa ha svelato l’indicatore dei salari Bce e perché è così importante per i tassi?

La Bce ha ricevuto un segnale poco rassicurante per l’inflazione: un indicatore chiave dei salari dell’Eurozona non è riuscito infatti a rallentare all’inizio del 2024.

Dopo aver raggiunto il tasso annuo più elevato da quando è stata introdotta la moneta unica, con un +5,3% nel 2023, la crescita salariale rimane su livelli alti e monitorati attentamente a Francoforte.

Il dato è arrivato appena due settimane prima che si prevede la Bce inizi ad abbassare i tassi di interesse per la prima volta dopo una serie di rialzi per contenere l’inflazione galoppante. Sebbene l’aumento dei prezzi al consumo abbia subito un rallentamento significativo, i politici sostengono che il ritorno all’obiettivo del 2% dipende dall’interazione tra salari, profitti aziendali e produttività. Per questo, l’indicatore sull’aumento delle busta paga in Eurozona è così rilevante per le future decisioni di politica monetaria, soprattutto se si considera l’incertezza su cosa accadrà al costo del denaro da luglio in poi.

I salari Bce in aumento, cosa significa per i tassi di interesse?

Da diverso tempo l’ossessione dei funzionari Bce è rivolta all’andamento dei salari, visto come ultimo scoglio al raggiungimento del target inflazionistico del 2%. La spiegazione è semplice e così espressa nel documento ufficiale del 23 maggio 2024:

“Considerati i collegamenti con l’inflazione – attraverso i canali della domanda e della spinta dei costi – i salari sono attentamente monitorati dalle banche centrali. Considerata l’importanza dei costi degli input del lavoro nel settore dei servizi, i salari sono particolarmente importanti per l’inflazione dei servizi. L’inflazione dei servizi riflette in gran parte le pressioni inflazionistiche interne ed è strettamente legata alla crescita dei salari nel medio termine, il che significa che le prospettive di crescita dei salari sono particolarmente cruciali per le prospettive dell’inflazione interna.”

In questa cornice si inserisce il dato aggiornato: nel primo trimestre le retribuzioni negoziate sono aumentate del 4,7% rispetto a un anno fa. Si tratta di una crescita rispetto al 4,5% negli ultimi tre mesi del 2023.

Una sfida per i funzionari che valutano le tendenze salariali è che gli stipendi vengono fissati in modi diversi nei 20 Paesi del blocco valutario. Mentre le buste paga della Germania sono aumentate grazie all’implementazione degli accordi siglati in passato, la crescita ha già iniziato a rallentare in alcune delle altre grandi economie della regione.

Diversi funzionari si sono mostrati fiduciosi che, nel complesso, i dati stiano andando nella giusta direzione. Anche il presidente della Bundesbank Joachim Nagel ha affermato di aspettarsi che la crescita dei salari “modererà poiché l’inflazione continua a diminuire”.

Ulteriori prove sulla retribuzione dei lavoratori verranno rivelate il giorno dopo la decisione del 6 giugno, quando l’Eurostat pubblicherà il compenso per dipendente, un parametro che il capo economista della Bce Philip Lane ha definito l’indicatore più completo delle pressioni salariali.

In generale c’è fiducia sulla moderazione degli stipendi e inflazione. Tuttavia, rimane alta la prudenza. La combinazione di una più solida espansione economica e di maggiori aumenti salariali significa che il margine di manovra della Bce per ridurre i tassi oltre giugno è “chiaramente limitato”, secondo Carsten Brzeski, responsabile globale della ricerca macro di ING.

“C’è un rischio crescente che l’inflazione resti vischiosa e preferisca restare nell’intervallo del 2%-3%, invece di stabilizzarsi intorno al 2%”, ha affermato.

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