L’Unione Europea punta sulle basi polari di Svezia e Norvegia per accedere allo spazio senza l’aiuto degli Stati Uniti.
Negli ultimi mesi, l’Europa ha avviato una strategia mirata a colmare il divario – sempre più evidente – con la corsa allo spazio degli Stati Uniti. L’obiettivo dichiarato è quello di ridurre in modo significativo la dipendenza dei Paesi europei dai sistemi di lancio statunitensi, puntando a un accesso pienamente autonomo allo spazio. La necessità di questa svolta è emersa con forza negli ultimi anni, anche alla luce dell’instabilità geopolitica e della crescente rilevanza strategica delle infrastrutture spaziali.
La strategia dell’UE per vincere la corsa allo spazio
Complice il predominio industriale, la forza economica e la leadership tecnologica sul campo, gli Stati Uniti hanno effettuato ben 154 lanci orbitali nel 2024, un numero impressionante se confrontato con i soli tre realizzati dall’intero continente europeo nello stesso periodo. Questa disparità riflette non solo un limite tecnologico, ma anche un significativo squilibrio in termini di investimenti: su 143 miliardi di dollari investiti a livello globale nel settore spaziale, l’Europa ha contribuito con appena il 10%.
Spinta da politiche isolazioniste come “America First” e dalla crisi ucraina, l’Unione Europea ha deciso di promuovere lo sviluppo di nuove infrastrutture spaziali collocate direttamente sul territorio continentale, con l’obiettivo di assicurarsi una sovranità strategica nei settori chiave della difesa, delle comunicazioni sicure e dell’osservazione terrestre.
Svezia e Norvegia, le nuove frontiere per la corsa allo spazio europea
Due aree polari, una in Svezia e una in Norvegia, diventeranno le frontiere operative della nuova corsa allo spazio europea. In Svezia, sarà il Centro Spaziale Esrange - operato dalla Swedish Space Corporation - che sorge circa 200 km a nord del Circolo Polare Artico su un’area di 5 200 km² libera da insediamenti umani e da traffico aereo, un luogo ideale per le operazioni di lancio e recupero di stadi di razzo. Il sito, inaugurato per i lanci orbitali nel 2023, è in fase di espansione e ha già siglato accordi con aziende internazionali come Firefly Aerospace e Perigee Aerospace.
Parallelamente, l’Andøya Spaceport norvegese, in parte di proprietà statale, ha testato il primo lancio di prova dell’azienda tedesca ISAR Aerospace. Dopo aver raggiunto i 30 secondi di volo, il razzo è caduto in mare, ma il test è stato considerato comunque promettente. L’autorizzazione consente fino a 30 lanci l’anno, un numero che ha attirato l’interesse dei ministeri della difesa europei e dei futuri operatori commerciali.
Entrambi i progetti puntano allo sviluppo di tecnologie parzialmente riutilizzabili, in linea con la traiettoria utilizzata da Elon Musk con SpaceX. Tra i principali vantaggi operativi attesi figurano la capacità di effettuare lanci con breve preavviso, un’elevata flessibilità e tempi di risposta in linea con le esigenze strategiche della NATO. Tuttavia, il raggiungimento della piena operatività richiederà ancora una solida fase di test e sviluppo. Secondo le stime attuali, il sito di Esrange non sarà operativo prima del 2026.
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