Controlli del Fisco su tutti i bonifici ricevuti, come evitare le sanzioni

Patrizia Del Pidio

17 Luglio 2025 - 16:47

Il Fisco, in un controllo, può chiedere giustificazione di qualsiasi bonifico ricevuto. Il contribuente deve avere la giusta prova documentale che non si tratti di redditi imponibile.

Controlli del Fisco su tutti i bonifici ricevuti, come evitare le sanzioni

Ricevere un bonifico è una delle operazioni bancarie più comuni, ma è anche una di quelle che potrebbe esporre al maggior rischio di ricevere una sanzione in caso di controllo del Fisco. Un bonifico si può ricevere per il pagamento di una prestazione professionale, per l’accredito dello stipendio, il rimborso di una spesa anticipata, la restituzione di un prestito, ma anche per un regalo.

In caso di causali poco chiare, di mittenti non identificabili facilmente, di importi consistenti o di accrediti ricorrenti l’Agenzia delle Entrate potrebbe anche chiedere dei chiarimenti sulla provenienza del denaro e per evitare che possa essere elevata una sanzione il contribuente deve fornire non solo una spiegazione, ma anche una prova documentale con data certa a suo sostegno. Questo per evitare che il Fisco pretenda sull’importo del bonifico ricevuto il pagamento di tasse: è necessario dimostrare che si tratta di reddito non imponibile o già tassato.

La normativa prevede che tutti gli accrediti che si ricevono sul corrente (a esclusione dei giroconto) con bonifici e versamenti si presumono redditi e, quindi, soggetti a tassazione fino a prova contraria.

In questo modo anche il contribuente più onesto può trovarsi nella condizione di essere accusato di aver evaso il Fisco se non ha le giuste prove a dimostrare il contrario. Il problema va ricercato proprio nell’avere le giuste prove poiché il contribuente in buona fede non pensa a tutelarsi quando, ad esempio, riceve un bonifico da un partner o da un amico. Per capire il perverso meccanismo che porta a pagare le tasse anche sulle somme che, solitamente, sono esenti da tassazione, andiamo a vedere come funziona un accertamento fiscale.

Così l’Agenzia delle Entrate fa pagare le tasse su tutto quello che entra nel conto corrente

Supponiamo che un contribuente che si trova momentaneamente in difficoltà economica riceva un bonifico di 10.000 euro da un amico o dal proprio partner (non la moglie o il marito). L’Agenzia delle Entrate, non trovando questo reddito indicato nella dichiarazione dei redditi dell’anno successivo presume che sia reddito non dichiarato e invia al contribuente un accertamento fiscale con il quale chiede il pagamento delle imposte sui 10.000 maggiorate anche dalle sanzioni.

L’Agenzia delle Entrate, infatti, per legge, può presumere che qualsiasi somma sia accreditata sul conto sia reddito (dichiarato o non dichiarato). La presunzione si supera solo con una prova documentale. Si ritiene superata, tra l’altro, anche quando il bonifico proviene da un familiare (marito, moglie, genitore o figli) poiché in questo caso è giustificato dal sostegno morale e affettivo. Ma cosa succede se si tratta di un prestito da un amico che poi si restituirà piano piano, o se si tratta di un regalo di un fidanzato o un compagno? Queste sono somme che sono esenti da tassazione, ma per dimostrarlo serve una prova documentale.

L’obbligo di pagare anche se non si deve

Se chi riceve il bonifico per una donazione o un prestito (indipendentemente dall’importo) non ha una prova documentale con data certa non potrà superare la presunzione del Fisco e sarà costretto, di conseguenza, a pagare le tasse sulla somma, anche se era esente.

L’Agenzia delle Entrate, quindi, chiede il pagamento delle imposte che suppone siano state evase, il contribuente può fare ricorso contro l’accertamento fiscale per difendersi adducendo le prove necessarie. Le uniche giustificazioni che, però, potrà dare sono due:

  • dimostrare che le somme per le quali si chiede il pagamento delle imposte sono esenti;
  • dimostrare che gli importi sono stati versati al netto dell’imposta (ovvero che l’imposta è stata assolta alla fonte).

Se il contribuente, però, nel momento in cui ha ricevuto il prestito o la donazione non ha considerato questo problema, potrebbe non avere nessun documento che dimostri la sua innocenza perché servono atti con data certa, ovvero attestata da un pubblico ufficiale per fare in modo che non si possano redigere atti retrodatati per non versare le imposte. Se il contribuente non ha modo di difendersi è costretto a versare le imposte sul bonifico ricevuto, anche se si tratta di donazione o prestito (esenti da imposte).

Come tutelarsi dall’Agenzia delle Entrate?

Per potersi tutelare da queste pretese del Fisco (il nostro è solo un esempio, ma può capitare a tutti e per qualsiasi importo, non necessariamente per somme importanti) è necessario utilizzare la giusta malizia ed essere sempre pronti a esibire una prova documentale con data certa.

L’unico modo di tutelarsi, quindi, è quello di agire in anticipo e stipulare sempre un atto registrandolo all’Agenzia delle Entrate. Non è necessario non ricevere più questa tipologia di bonifici, ma solo sapere quello a cui si potrebbe andare incontro e fare in modo da avere sempre la “pezza giustificativa” per dimostrare la propria buona fede e correttezza. Bisogna ricordare, infine, che l’Agenzia delle Entrate ha solo 5 anni dall’anno in cui i presunti redditi evasi dovevano essere indicati nella dichiarazione dei redditi, scaduto questo termine nulla può più il Fisco, anche se si tratta veramente di evasione fiscale.

Iscriviti a Money.it