Banche, prestiti alle imprese: i dati parlano chiaro

Ludovica Ranaldi

16/02/2019

16/02/2019 - 13:03

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In base al rapporto di Banca d’Italia, l’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha fatto un quadro sulla liquidità delle banche verso le imprese.

Banche, prestiti alle imprese: i dati parlano chiaro

I dati rilasciati da Banca d’Italia sono stati fondamentali per Cgia che è riuscita a stilare un resoconto sui prestiti bancari alle imprese, sia in termini di cifre sia rilevando quali regioni sono le più interessante.

Non solo, si è dimostrato rilevante fare un confronto tra le piccole e grandi realtà, cercando di intuire i benefici o gli svantaggi percepiti dalle une e dalle altre.

Sono circa sette anni che le imprese italiane subiscono una contrazione di liquidità, raggiungendo una quota complessiva del 27%. Ora il 2018 ha stabilito se c’è una stato un miglioramento anche se parziale.

Cgia: liquidità imprese 2017/2018

L’associazione artigiani piccole imprese di Mestre (Cgia) ha analizzato i dati forniti da Banca d’Italia sui prestiti bancari alle imprese relativi al 2017/2018. Secondo il rapporto, continua la contrazione di liquidità anche se si nota un’avvisaglia di miglioramento.

Nell’ultimo anno, ossia dal novembre 2017 al novembre 2018, si è registrata una contrazione del 0,7% degli impieghi vivi, i prestiti al netto delle sofferenze. Dunque sono scesi di 4,9 miliardi di euro.

In particolare le regioni che ne hanno risentito maggiormente sono l’Umbria col -3,7% (-350 milioni), la Sicilia col il -3,3% (-611 milioni) e la Toscana con il -3,1%, (-1,5 miliardi). Mentre le zone in cui è stato percepito del miglioramento sono il Trentino Alto Adige (+7 milioni), la Basilicata (+57 milioni), il Friuli Venezia Giulia (+90 milioni), la Lombardia (+156 milioni), la Valle d’Aosta (+174 milioni) e il Piemonte (+un miliardo).

Il fatto che alcune parti d’Italia abbiano raggiunto risultati positivi fa ben sperare che la contrazione dei prestiti alle imprese sia in frenata, tuttavia non sfugge un ulteriore elemento che definisce ancora una volta la disparità tra le grandi e piccole realtà imprenditoriali.

Infatti sono le piccole imprese, composte da circa 20 addetti, a dare lavoro a quasi il 60% dei lavoratori nel Belpaese e costituiscono il 98% delle aziende italiane. Nonostante siano la maggior fonte di sostentamento della nazione, ricevono solo il 18% degli impieghi vivi contro l’82% delle grandi imprese che rappresentano solo il 2% delle realtà italiane.

Dunque le prime hanno visto ridursi il flusso del denaro del 2,2% pari 2,7 miliardi, mentre le seconde del 0,4% ossia di 2,3 miliardi.

Prestiti bancari: uno sguardo al passato

In un quadro globale la contrazione a -0,7% può essere vista come una vittoria, se si prende in considerazione quanto è stato registrato negli ultimi sette anni. Infatti dal 2011 è stata del 27%, per una riduzione complessiva di 252,8 miliardi di euro.

Le piccole e medie imprese sono state le principali detentrici della stretta creditizia con una riduzione totale del 29,5% pari a 51,2 miliardi. Mentre le realtà più strutturate hanno ricevuto una costrizione del 26,5% ossia di 201,5 miliardi di euro.

Le regioni più penalizzate dalla morsa bancaria sono state quelle del Centro-Sud. In vetta alla classifica c’è il Molise con una contrazione del 38,3% (-735 milioni), poi le Marche con -36,8% (-9,4 miliardi), a seguire il Lazio con -35,8% (-39 miliardi), infine la Calabria con una riduzione di 2,8 miliardi.

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