Come contestare i voti di una pagella scolastica?

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11 Giugno 2025 - 18:14

La contestazione dei voti di una pagella scolastica è possibile ma va seguita una procedura specifica. Ecco come fare (e quando è possibile farlo).

Come contestare i voti di una pagella scolastica?

Tempo di pagelle, tempo di voti scolastici. Per studenti e genitori, questo periodo dell’anno è spesso delicato, anche perché dal giudizio e dal voto di maestri e professori passano quasi sempre le sorti di equilibri familiari molto importanti: cosa succede se un alunno è bocciato? Come funziona con i debiti? E se la media si «macchia», cosa può comportare per il futuro?

Tutti discorsi che prevedono una conditio sine qua non: il voto negativo. Ma il giudizio dei docenti può essere contestato? La risposta è sì, sebbene si debba fare molta attenzione perché le pagelle stesse sono figlie di molte situazioni oggettive - e alcune soggettive - come voti di compiti, interrogazioni, condotta e quant’altro. Ma, se si pensa che la votazione finale sia ingiusta e si hanno dei buoni argomenti a supporto, l’iter può essere perseguito. Con anche dei risvolti giuridici veri e propri, per i casi più estremi.

Come vengono assegnati i voti a scuola?

Per prima cosa, capire come funziona l’ordinamento scolastico italiano è lo step essenziale di qualsiasi contestazione. In Italia, il sistema di valutazione scolastica è regolato da una normativa precisa e articolata, che trova il suo fondamento nella funzione formativa e certificativa dell’attività valutativa. A partire dal 2024, e in particolare con l’entrata in vigore dell’Ordinanza Ministeriale n. 3/2025 e della Legge n. 150/2024, sono stati introdotti alcuni aggiornamenti significativi per garantire maggiore trasparenza, equità e coerenza nella misurazione degli apprendimenti.

I voti scolastici non sono attribuiti in modo arbitrario, ma seguono criteri stabiliti a livello istituzionale e poi adattati nel contesto del Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF) di ciascun istituto.

  • Per la scuola primaria, il sistema si basa su giudizi descrittivi (Ottimo, Buono, Discreto, Sufficiente, Non Sufficiente), accompagnati da una valutazione narrativa che evidenzia i traguardi raggiunti e gli aspetti da migliorare.
  • Nella scuola secondaria di primo e secondo grado, invece, permane la tradizionale valutazione in decimi, dove il 6 rappresenta il livello minimo per la sufficienza.

Durante l’anno scolastico, i docenti effettuano diverse verifiche scritte, orali e pratiche, che contribuiscono alla costruzione del giudizio finale. È importante sottolineare che, secondo quanto previsto dalle recenti disposizioni ministeriali, ogni voto assegnato deve essere motivato e coerente con i criteri di valutazione condivisi ad inizio anno, accessibili anche alle famiglie tramite il PTOF e il Patto Educativo di Corresponsabilità.

Lo scrutinio, che si tiene alla fine di ciascun quadrimestre o trimestre, è il momento culminante del processo valutativo. I Consigli di Classe, presieduti dal Dirigente Scolastico o suo delegato, deliberano collegialmente i voti finali, basandosi sui risultati conseguiti, sull’andamento complessivo dello studente e sul comportamento scolastico.

Ogni deliberazione è verbalizzata e deve trovare riscontro oggettivo nel registro elettronico, considerato documento ufficiale.

Inoltre, per gli studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES), Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) o disabilità certificata, la valutazione avviene tenendo conto dei rispettivi piani personalizzati (PDP, PEI), come stabilito dal Decreto Legislativo 66/2017 e successive integrazioni. In questi casi, è obbligatorio che i docenti considerino gli strumenti compensativi e le misure dispensative adottate.

Va sottolineato che oggi le scuole sono anche tenute a rendere noti anche i criteri di attribuzione del voto di condotta, che incide sulla promozione e sull’ammissione agli esami di Stato. La normativa prevede che un voto di condotta inferiore a 7/10 possa comportare la bocciatura, qualora motivato da gravi o reiterati comportamenti scorretti.

Quando un voto scolastico può essere considerato ingiusto

Nonostante, quindi, la cornice normativa sia chiara e articolata, possono verificarsi situazioni in cui uno studente o una famiglia ritenga che un voto sia stato assegnato in modo ingiusto. Ma quando, di preciso, un voto scolastico può essere definito tale?

Un voto è da considerarsi ingiusto quando appare affetto da errori procedurali, da incoerenze evidenti rispetto ai criteri dichiarati o da una manifesta illogicità nella sua attribuzione.

La giurisprudenza amministrativa ha più volte chiarito che la valutazione scolastica, pur essendo espressione di discrezionalità tecnica, non è sottratta a un controllo giurisdizionale se si ravvisa una violazione delle regole formali o una grave irragionevolezza.

Tra i casi più frequenti di contestazione legittima rientrano quelli in cui il voto risulta attribuito in assenza di un numero adeguato di prove. Ad esempio, se lo studente riceve un’insufficienza alla fine del quadrimestre senza che vi siano state verifiche precedenti, la valutazione può essere considerata viziata. In base alle indicazioni ministeriali, infatti, ogni voto finale deve poggiare su una base documentabile e su una pluralità di evidenze.

Altra casistica ricorrente è la mancanza di coerenza tra le valutazioni intermedie e il voto finale. Se, per esempio, uno studente ottiene costantemente risultati positivi ma riceve alla fine un voto negativo senza una motivazione scritta e registrata, la discrepanza può dare adito a un ricorso.

Esistono anche situazioni di parzialità o discriminazione. Tali casistiche sono più difficili da dimostrare, ma non impossibili. La normativa vieta qualsiasi forma di disparità di trattamento fondata su motivi personali, politici, religiosi, di orientamento sessuale o su altri fattori estranei al merito scolastico. In presenza di elementi oggettivi che confermino tali discriminazioni, il voto può essere contestato formalmente.

Occorre, tuttavia, distinguere tra percezione soggettiva dell’ingiustizia e reali violazioni procedurali. Il dissenso con l’opinione del docente, da solo, non è sufficiente per ritenere un voto illegittimo.

È fondamentale che vi siano elementi concreti - documenti, regolamenti, testimonianze - che dimostrino l’irregolarità. In assenza di tali presupposti, la valutazione, pur opinabile, resta valida.

Cosa fare per contestare i voti scolastici

Con tutte le dovute premesse del caso, quando si ritiene che un voto sia stato assegnato in modo scorretto, è importante seguire una procedura ordinata, rispettando i passaggi previsti dalla normativa scolastica e amministrativa vigente. L’obiettivo non è semplicemente ottenere una rettifica, ma garantire il rispetto delle regole e dei diritti dello studente.

Dialogo informale con i docenti

Il primo passo consiste sempre nel rivolgersi al docente interessato, preferibilmente attraverso un colloquio ufficiale richiesto tramite il registro elettronico o la segreteria didattica. È fondamentale affrontare il tema con spirito costruttivo, chiedendo spiegazioni sulle modalità di valutazione e sui criteri adottati. Questo confronto può spesso chiarire malintesi e, in molti casi, risolvere la questione in via informale.

Se il chiarimento con l’insegnante non è sufficiente, è possibile estendere il confronto al coordinatore di classe o al dirigente scolastico. In questa fase, è consigliabile mettere per iscritto le proprie osservazioni, allegando eventuali documenti a supporto, come compiti corretti, registrazioni delle valutazioni, estratti del PTOF o verbali scolastici.

Presentazione di un’istanza formale

Qualora la via informale non porti a un esito soddisfacente, è possibile presentare un’istanza formale al Dirigente Scolastico. Questa deve contenere:

  • l’identificazione precisa del voto contestato;
  • la motivazione della contestazione, con riferimento a criteri normativi o documentali violati;
  • la richiesta di riesame o rettifica;
  • eventuali allegati a sostegno della richiesta.

Il dirigente, in qualità di garante del corretto funzionamento dell’istituto, ha il dovere di esaminare l’istanza, acquisire pareri dai docenti coinvolti e fornire una risposta scritta entro tempi congrui. In alcuni casi, può convocare un Consiglio di Classe straordinario per valutare la questione.

Ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (T.A.R.)

Se la scuola non accoglie la richiesta o non risponde entro un termine ragionevole, è possibile presentare ricorso al T.A.R. competente per territorio, entro 60 giorni dalla comunicazione ufficiale. Il ricorso deve essere redatto da un legale e contenere:

  • l’individuazione dell’atto impugnato (voto, scrutinio, bocciatura);
  • la dimostrazione dell’errore procedurale o della manifesta illogicità;
  • la richiesta di annullamento del provvedimento.

Va ricordato che il giudice amministrativo non può modificare il voto, ma solo annullarlo se rileva vizi gravi. Il procedimento ha costi non trascurabili (contributo unificato, spese legali) e può richiedere diversi mesi.

Se il giudice valuta che il fatto sussiste, il professore rischia la sospensione dall’incarico. Lo studente ricorrente può anche ottenere il risarcimento dei danni in particolari casi, se prova (con certificato medico) di aver subito un serio danno psicofisico a causa del comportamento ingiusto, discriminatorio o eccessivamente severo dell’insegnante.

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