Condono edilizio 2026, quali abusi si possono sanare? Le novità in Manovra

Patrizia Del Pidio

20 Novembre 2025 - 13:10

Con la Legge di Bilancio 2026 potrebbe arrivare una riapertura dei termini del condono edilizio. Vediamo l’elenco delle opere che possono essere sanate.

Condono edilizio 2026, quali abusi si possono sanare? Le novità in Manovra

Con la Legge di Bilancio 2026 potrebbe arrivare una nuova sanatoria edilizia. I partiti, infatti, hanno individuato gli emendamenti da segnalare, cioè da sostenere e discutere in Parlamento. Fratelli d’Italia, tra gli emendamenti segnalati, ha compreso anche quattro emendamenti che si riferiscono al condono edilizio.

Due degli emendamenti si riferiscono alla riapertura dei termini del condono del 2003, uno riguarda un condono extralarge che vorrebbe allargare i beneficiari della sanatoria a tutti gli abusivismi ultimati entro il 30 settembre 2025. L’ultima proposta imporrebbe ai Comuni di rilasciare titoli abilitativi in sanatoria per regolarizzare gli abusi già oggetto dei precedenti condoni (1985, 1994 e 2003) con termine ultimo di regolarizzazione fissato al 31 marzo 2026.

Cosa cambia con queste nuove regole? Approfondiamo l’argomento per capire quali saranno le opere sanabili.

Riapertura termini condono edilizio del 2003

Il primo emendamento prevede la riapertura dei termini del condono edilizio del 2003. La proposta avrebbe effetto su tutto il territorio nazionale ma è indirizzata in modo particolare alla Campania, unica Regione a non aver recepito nei termini il condono lasciando in sospeso numerose pratiche per le quali era stata presentata domanda.

Il condono del 2003 prevede la possibilità di sanare gli abusi edilizi ultimati entro il 31 marzo 2003, ma impone limiti territoriali e volumetrici. Per sanare un abuso, inoltre, è necessario rispettare la normativa edilizia e urbanistica in vigore nel 2003 (distanze dai confini, altezze massime consentite, indice di edificabilità nella zona, destinazione d’uso).

La Campania, allora, dichiarò inapplicabile nel proprio territorio regionale la sanatoria prevista a livello statale presentando anche un ricorso alla Corte Costituzionale contro la misura. La Consulta, però, oltre a ritoccare alcune disposizioni della sanatoria, dichiarò illegittima la norma regionale che aveva escluso l’applicabilità del condono in Campania, ma ormai i termini per presentare domanda di sanatoria erano scaduti. I cittadini campani che avevano presentato domanda pagando anche le oblazioni dovute, si trovarono nell’impossibilità di poter sanare gli abusi.

Ora, con l’emendamento, si riaprono i termini anche se spetta alle singole regioni recepire la normativa e determinare la possibilità di condono.

Le opere sanabili

Se fossero riaperti i termini del condono edilizio del 2003 si potrebbero sanare anche opere che ampliano gli edifici fino al 30% della volumetria originaria e le nuove costruzioni residenziali entro 750 mc per ogni richiesta e massimo per 3000 mc complessivi.

Sarebbero sanabili su tutto il territorio nazionale, anche in aree vincolate, le opere in assenza di titolo, le opere difformi dal titolo, le ristrutturazioni difformi e quelle prive di titolo. Si potrebbero sanare, solo se previsto dalla Regione, interventi in aree vincolate che riguardano il restauro e il risanamento conservativo, la manutenzione straordinaria e le opere non valutabili in superficie e volumetria.

Esclusi dalla sanatoria sono invece gli immobili costruiti sul demanio senza concessione onerosa, opere realizzate in aree con limiti paesaggistici, ambientali e idrogeologici esistenti prima della realizzazione, costruzioni che non possono essere adeguate al rispetto del rischio sismico, opere realizzate su immobili dichiarati di particolare interesse o monumento nazionale e le opere eseguite dai condannati per mafia o riciclaggio.

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