Come staccarsi dal riscaldamento centralizzato e quanto costa

Patrizia Del Pidio

15 Ottobre 2025 - 08:47

Un condomino può staccarsi dal riscaldamento centralizzato condominiale? Quanto costa dotarsi di un riscaldamento autonomo e che doveri si hanno nei confronti del condominio?

Come staccarsi dal riscaldamento centralizzato e quanto costa

Staccarsi dal riscaldamento centralizzato è possibile? Quanto costa avere un riscaldamento autonomo in condominio? Spesso il costo del riscaldamento centralizzato condominiale è davvero troppo alto, soprattutto se non si sfrutta a pieno l’orario in cui i termosifoni sono accesi perché, magari, si è al lavoro. Sicuramente chi è più giovane è meno tempo in casa e il costo per il riscaldamento potrebbe essere tagliato sensibilmente, se non fosse che con il riscaldamento centralizzato si debbano pagare costi di manutenzione e di dispersione di calore anche se non si accendono mai i termosifoni.

I condomini, in ogni caso, possono staccarsi dal riscaldamento condominiale, la legge lo permette: a prevederlo è l’articolo 1118 del codice civile il quale stabilisce che ciascun condomino può distaccarsi dall’impianto centralizzato solo se da ciò non derivano malfunzionamenti o aumenti di spesa per gli altri condomini. Il concetto è stato ribadito anche dall’ordinanza 26185/2023 della Corte di Cassazione.

Il riscaldamento centralizzato costa troppo

Anno dopo anno il costo per il riscaldamento diventa sempre più caro e chi ne risente maggiormente sono i condomini con riscaldamento centralizzato: oltre al costo del calore che si preleva dal condominio, che rappresenta la quota variabile di quello che si deve pagare, si devono sostenere anche i costi della quota fissa con la quale si pagano le dispersioni di calore dell’impianto di cui tutti giovano. Nel caso, però, di un condomino che usa poco o nulla il riscaldamento condominiale (perché magari opta per l’aria condizionata o perché non soffre troppo il freddo) restare con il riscaldamento centralizzato potrebbe diventare un costo davvero troppo oneroso.

Il condominio è obbligato a tenere acceso il riscaldamento per un determinato numero di ore giornaliere (dipende dalla fascia climatica in cui si vive) e se non si agisce sui conta calorie si rischia il salasso. Si deve mettere in conto, poi, che ci sono i condomini anziani che passano gran parte della giornata in casa, mentre le famiglie giovani, in cui tutti lavorano o vanno a scuola, gran parte della giornata la casa rimane vuota e riscaldarla diventa una spesa inutile.

Un problema che non è di poco conto nel pagamento del riscaldamento centralizzato è che, molto spesso, gli amministratori di condominio dividono le spese annue per questo costo in base a dati presunti dai consumi dell’anno precedente (bilancio preventivo di spesa). Anche se si cambiano abitudini, quindi, non è possibile recuperare e pagare meno in tempo reale.

In molti altri casi, poi, l’amministratore richiede il pagamento delle quote condominiali concentrate in una parte dell’anno, anche sui costi ancora da sostenere e gli svantaggi sono due:

  • si pagano per alcuni mesi consecutivi spese di riscaldamento esorbitanti;
  • non si pagano i reali consumi al momento, ma si deve attendere il bilancio dell’anno successivo per sapere se si è a credito o a debito.

Ci si può staccare dal riscaldamento condominiale?

Proprio per questo moltissimi cittadini chiedono se è possibile staccarsi dal riscaldamento centralizzato. Per la legge la risposta sì. L’articolo 1118 del Codice civile infatti recita che:

“Il condomino può rinunciare all’utilizzo dell’impianto centralizzato di riscaldamento o di condizionamento, se dal suo distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini. In tal caso il rinunziante resta tenuto a concorrere al pagamento delle sole spese per la manutenzione straordinaria dell’impianto e per la sua conservazione e messa a norma”.

I vantaggi del distacco sono molti: prima di tutto la ritrovata autonomia nel decidere quando e per quanto tempo tenere accesi i termosifoni e poi il risparmio sulle spese del combustibile. In questo articolo-guida forniremo tutte le informazioni necessarie per distaccarsi dal riscaldamento centralizzato, le condizioni da rispettare e quali sono i costi da sostenere per la relazione tecnica e il ritorno al riscaldamento autonomo.

Riscaldamento centralizzato, quando è possibile staccarsi

Staccarsi dal riscaldamento condominiale è possibile solo se vengono rispettate le condizioni previste per legge e, come visto, l’articolo 1118 del codice civile al comma 4, prevede che il condomino possa rinunciare all’utilizzo dell’impianto centralizzato se:

  • dal distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento;
  • non derivano aggravi di spesa per gli altri condomini.

deve risultare da una perizia redatta da un tecnico specializzato, un ingegnere o un idraulico, e resa nota a tutti i condomini.

Staccarsi dal riscaldamento centralizzato e assemblea di condominio

Per staccarsi dal riscaldamento centralizzato è necessario il consenso degli altri condomini? La questione è stata a lungo dibattuta, ma alla fine la giurisprudenza ha sancito che non occorre il consenso dell’assemblea condominiale poiché il distacco è un diritto del condomino, nel limite in cui non arrechi un danno agli altri o alla struttura.

Chi intende distaccarsi dall’impianto centralizzato deve comunicarlo all’amministratore di condominio allegando la perizia che dimostra la mancanza di conseguenze svantaggiose per gli altri e il rispetto delle norme previste dalla legge. A questo punto l’amministratore ne darà comunicazione in assemblea, ma gli altri condomini non potranno in alcun modo opporsi, a meno che non contestino la validità della perizia.

Se questo accade dovrà essere incaricato un altro perito tecnico per valutare se dal distacco deriva effettivamente un danno per il condominio. Solamente nel caso in cui la seconda perizia risultasse in contrasto con la prima il distacco potrà essere limitato.

Normalmente il distacco dal sistema centralizzato non causa alcun tipo di problema. Anche perché dopo il distacco il condomino continua a essere obbligato al pagamento di alcune spese.

I commi 2 e 3 dell’articolo 1118 del codice civile, infatti, prevedono che:

  • (2) Il condomino non può rinunziare al suo diritto sulle parti comuni.
  • (3) Il condomino non può sottrarsi all’obbligo di contribuire alle spese per la conservazione delle parti comuni, neanche modificando la destinazione d’uso della propria unità immobiliare, salvo quanto disposto da leggi speciali.

Il condomino che si distacca, quindi, rimane comproprietario dell’impianto e deve continuare a contribuire alle spese di manutenzione e conservazione.

Anche chi si distacca dal riscaldamento centralizzato deve continuare a pagare per:

  • il consumo involontario, quelle relative al cosiddetto “riscaldamento indiretto”, ovvero quello che si riceve indirettamente dagli altri grazie al passaggio dei tubi nella propria unità immobiliare (questo viene calcolato dal perito) e a quello che si riceve per le dispersioni dell’impianto;
  • la manutenzione dell’impianto ordinaria e straordinaria;
  • spese per il mantenimento e/o regolare messa a norma.

Staccarsi dal riscaldamento centralizzato, però, potrebbe essere ostacolato da:

  • regolamento di condominio: il regolamento di condominio può negare la possibilità di distaccarsi dall’impianto centralizzato. In questa eventualità, il distacco non potrà essere consentito anche nel caso in cui il condomino riesca a dimostrare che non si originerà nessun pregiudizio per gli altri condomini e per l’impianto;
  • regolamento edilizio Comunale o Regionale, che potrebbero aver stabilito il divieto di distacco, avendo l’impianto centralizzato un impatto minore in termini di inquinamento ambientale.

Quanto costa distaccarsi dal riscaldamento centralizzato?

Se una volta tornato al sistema di riscaldamento autonomo si accenderanno i termosifoni con parsimonia, sicuramente ci sarà un sensibile risparmio economico a lungo termine. Tuttavia all’inizio ci sono una serie di costi da affrontare.

La prima spesa da prendere in considerazione è quella per l’elaborazione della scheda tecnica da parte del perito che varia dai 500 ai 1.200 euro in base alla complessità dell’impianto e alle dimensioni dell’appartamento. Si può optare anche per una perizia semplificata che si concentra su analisi tecnico-normative e non include un calcolo approfondito, in questo caso la spesa è di circa 200 euro.

Ve ne sono anche altre:

  • l’acquisto della caldaia autonoma, anche qui dipende dalla qualità e dal prezzo di mercato (solitamente vanno dai 700 ai 2.500 euro esclusa l’installazione);
  • eventuali spese di adattamento dell’impianto all’abitazione, ad esempio la deviazione dei tubi. Qui il costo dipende da quanti e quali interventi saranno necessari;
  • spesa per la canna fumaria, che generalmente si aggira tra i 1.500 e i 3.000 euro per una caldaia a condensazione. Se si deve realizzare una canna fumaria esterna su un edificio molto alto la spesa può arrivare anche a 5.000 euro.

Insomma, prima di procedere al distacco è bene essere davvero convinti, poiché si tratta di un investimento che richiede alcuni anni prima di generare un risparmio energetico effettivo.

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