Come l’innovazione militare sta creando un nuovo (e pericoloso) mondo

Erasmo Venosi

20 Aprile 2023 - 18:03

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Con la “terza compensazione” gli Stati Uniti gonfiano il bilancio delle spese militari e spingono gli apparati di intelligence. Ecco come l’innovazione militare sta cambiando tutto.

Come l’innovazione militare sta creando un nuovo (e pericoloso) mondo

Negli anni novanta centri studi collegati al Pentagono avevano simulato scontri con la Cina in questo XXI secolo; fu la Clinton ad annunciare il riorientamento degli USA verso l’Asia, una strategia di confronto verso Cina e Russia.

Fu definita tra gli strateghi del Pentagono la cosiddetta “Terza Compensazione”. In un mondo sempre più multipolare, il vantaggio si conservava solo attraverso la superiorità tecnologica: dall’intelligenza artificiale all’internet of things, dall’automazione intelligente alle tecnologie quantistiche per il compunting, 5G e innovazione militare.

La terza compensazione evoca per i militari statunitensi due delimitazioni di forti shock: il “salto” tecnologico numero uno, con armi nucleari dopo la guerra di Corea durata tre anni e finita nel 1953, e il secondo “salto” dopo la guerra del Vietnam quando, oltre a nuove armi, applicarono enfatizzandoli i principi della “guerra lampo” (Blitzkrieg), ovvero il coordinamento tra le forze di terra e aeree.

I militari del Pentagono hanno operato proprio nell’ambito della intelligenza artificiale, delle armi cibernetiche e delle tecnologie spaziali. Hanno poi riorientato l’apparato industriale che opera nel campo militare. Impostazione, questa, che diventò con Trump “Strategia Nazionale di Difesa” cinque anni fa, e che indicava la competizione verso Cina e Russia come la sfida futura.

L’area di riferimento è l’Indo-Pacifico. Gli strumenti della “terza compensazione” sono il bilancio delle spese militari e gli apparati di intelligence.

Lo scorso anno Biden ha firmato il National Defense Authorization Act, la legge per le spese militari che per il 2022 ammontano a 816 miliardi di dollari. Globalmente la spesa militare ammonta a 2.113 miliardi di dollari (dati 2021): USA 801 miliardi di dollari, Russia 65,9 miliardi, Cina 293 miliardi, Giappone 54,1 miliardfi.
Le attività di ricerca e sviluppo del Pentagono costano 100 miliardi di dollari l’anno, mentre quelle dell’intelligence raggiungono gli 85 miliardi. Algoritmi potentissimi analizzano i dati inviati dai satelliti per il rilevamento di missili intercontinentali lanciati contro gli USA e missili ipersonici.

Il caccia F 35 rappresenta il più costoso programma di sviluppo della storia. Progettazione, rifornimento e manutenzione costeranno in 66 anni 1.700 miliardi di dollari. Non è un semplice aereo: la sua realizzazione coinvolge circa 2.000 fornitori, che impiegano complessivamente 250 mila persone.
Gli F 35 saranno impiegati sulle portaerei di ultima generazione, come le mastodontiche CVN-21 classe Ford, a propulsione nucleare con costo di ognuna pari a 12,4 miliardi di dollari.

Gli USA passeranno dalle attuali 271 navi da guerra a 390, rappresentando la flotta più potente del Mondo. Uno degli obiettivi della “Terza Compensazione” è operare in mare senza equipaggio.

Il progettato sottomarino Next Generation Attak Submarine potrà lanciare missili che raggiungono i teatri di guerra terrestre oltre che combattere in mare. Gli strateghi statunitensi pensano a un devastante secondo colpo in caso di attacco nucleare contro il loro territorio e, a tal fine, hanno progettato i sottomarini classe Columbia, dotati di missili balistici. E sono già in costruzione, per un numero di 12 con un costo di 109 miliardi di dollari.

Sommergibili Columbia, bombardieri strategici e missili intercontinentali con base sul territorio rappresentano la triade di armi nucleari degli USA. È opportuno osservare che questa enorme spesa è collegata alla militarizzazione della politica economica USA, rivolta a contrastare e rimuovere la componentistica cinese dalle filiere produttive globali. Gli USA hanno cacciato i fondi di investimento cinesi dalla Silicon Valley e sostituiti con capitali di CIA e Pentagono.

La guerra degli USA al 5G di Huawei e l’intromissione incredibile verso la società olandese ASML affinché fornisca i semiconduttori solo a una lista di società compilata dal Pentagono danno un’idea per capire a che punto è arrivata la competizione.

L’amministrazione Trump accusò Huawei di spionaggio e del fatto che alle spalle dell’azienda leader mondiale nel 5G ci fosse il governo cinese con l’intento di impossessarsi di dati e segreti militari altrui. Alle accuse seguì una legge, approvata dal Congresso statunitense nell’agosto 2018, che proibiva alle agenzie governative di acquistare o utilizzare prodotti provenienti da alcune aziende cinesi, tra le quali Huawei.

In successione, adottarono divieti simili Australia, Nuova Zelanda e Giappone. Anche Google ha estromesso Huawei dagli aggiornamenti del sistema operativo Android. La mancanza di dati a sostegno delle accuse di spionaggio ha fatto sì che Germania, Francia, Olanda, Italia e Russia stringessero accordi con Huawei.

Qualcuno suggerisce che il disastroso ritiro degli USA dall’Afganistan dopo 20 anni sia servito a liberare risorse per fronteggiare la Cina. La superiorità degli USA nel mondo passa anche attraverso la rottura tra risultati dell’economia e forza militare. Il binomio dell’innovazione tecnologica connessa alla ricerca scientifica di frontiera serve più del PIL a segnare un sistema internazionale multipolare, dove sempre più le democrazie liberali scricchiolano, a tutto vantaggio dei rivali autoritari.

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