Quante guerre ci sono nel mondo oggi e quali rischiano di peggiorare

Violetta Silvestri

14 Luglio 2025 - 14:16

Guerre nel mondo: quante ce ne sono nel 2025 e quali sono le situazione di tensione che rischiano di sfociare in conflitto? Uno sguardo sulla pace che non c’è.

Quante guerre ci sono nel mondo oggi e quali rischiano di peggiorare

Non c’è pace nel mondo: così si potrebbe sintetizzare la situazione dei conflitti a livello globale. Quante guerre ci sono nel 2025? Troppe è la risposta più immediata ed esaustiva.

Le guerre in Ucraina, Gaza e Sudan sono entrate ciascuna nel loro terzo o quarto anno nel 2025, con i colloqui di pace finora falliti. L’anno scorso si è anche registrata un’escalation dei combattimenti nella RDC orientale, un breve conflitto tra le potenze nucleari di India e Pakistan a maggio e una significativa espansione della più ampia crisi mediorientale.

A parte Oceania e Antartide, c’è praticamente una guerra di qualche tipo in ogni continente

Gli impatti maggiori si avvertono in termini di perdite umane, sofferenza e distruzione: centinaia di migliaia di persone sono state uccise direttamente nei conflitti negli anni ’20; milioni di altri sono rimasti feriti, sfollati, orfani, affamati, abusati e traumatizzati; e gli alti livelli di distruzione significano che alcune regioni potrebbero non riprendersi mai completamente.

Quali sono, quindi, le guerre in corso nel 2025 e quali situazione di instabilità potrebbero sfociare in conflitti? Uno sguardo attento sull’attuale mappa delle guerre e delle tensioni più pericolose.

Le guerre nel mondo: i conflitti in corso nel 2025

La guerra è ovunque e il motivo di questa espressione così drammatica e netta è presto spiegato: attualmente, a metà anno 2025, i conflitti in corso e non risolti sono almeno più di dieci.

Guerra Russia-Ucraina

La guerra scoppiata nel febbraio 2022 tra Russia e Ucraina si è trasformata in una guerra di logoramento, con l’Ucraina a pagarne il prezzo più alto.

La Russia ha invaso il Paese per impedire che si avvicinasse troppo all’Occidente, ma l’Ucraina ha resistito grazie al grande aiuto, ironicamente per la Russia, dei suoi alleati occidentali.

Gli attacchi dall’una e dall’altra parte continuano, mentre sul fronte della diplomazia le novità sono poche e non rincuoranti. C’è confusione. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che Washington invierà sistemi di difesa aerea Patriot all’Ucraina, senza specificare quanti, appena due settimane dopo che Washington aveva annunciato la sospensione di alcune consegne di armi a Kiev.

Guerra Israele-Iran

Il 13 giugno 2025 è scoppiato un intenso conflitto durato 12 giorni tra Israele e Iran, dopo che Israele ha lanciato attacchi aerei contro siti militari e nucleari iraniani, uccidendo importanti scienziati nucleari e comandanti militari.

Oltre 200 aerei da combattimento israeliani hanno colpito più di 100 impianti nucleari e militari, oltre a quartieri residenziali in tutto l’Iran. Centinaia di missili balistici iraniani si sono quindi abbattuti contro le città israeliane.

Gli Stati Uniti sono entrati nello scontro militare il 22 giugno con attacchi bunker-buster contro gli impianti nucleari iraniani di Natanz, Fordow e Isfahan.

Il 24 giugno, poche ore dopo che l’Iran aveva lanciato missili contro la sua più grande base aerea in Medio Oriente, con sede in Qatar, gli Stati Uniti hanno mediato un fragile cessate il fuoco.

Sebbene gli attacchi si siano fermati, la calma è solo apparente. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha affermato che se Israele verrà minacciato o danneggiato, risponderà al fuoco con “maggiore forza e ovunque in Iran”.

Un alto funzionario israeliano in anonimo ha affermato che parte delle scorte iraniane di uranio arricchito al 60% è sopravvissuta agli attacchi statunitensi e israeliani; il presunto uranio rimanente è prossimo al grado di bomba.

Guerra Israele-Palestina

Uno dei conflitti più drammatici in corso è quello tra Israele e Gaza. Un’intensa operazione violenta di Tel Aviv si è scatenata in particolare nella Striscia di Gaza, in seguito all’attacco di Hamas contro Israele del 2023.

Le successive operazioni militari israeliane hanno provocato una grave crisi umanitaria a Gaza, mentre le questioni di fondo relative al territorio, alla sovranità e allo status di Gerusalemme rimangono irrisolte.

Dato che Hamas è sostenuta dall’Iran, l’intera situazione ha ora gettato benzina sul fuoco tra Israele e Iran, e alcuni sostengono che potrebbe essere la scintilla che accenderà un incendio globale incontrollato.

Il dramma è umanitario, mentre la diplomazia non riesce - o non vuole del tutto - a fermare il disegno di annientamento di Netanyauh, da molti studiosi e analisti considerato un vero e proprio genocidio.

Secondo il database aggiornato dall’Ispi, da ottobre 2023 a giugno 2025 ci sono state 56.000 vittime a causa del conflitto, molti dei quali bambini. Tuttavia, alcuni hanno messo in dubbio l’affidabilità dei dati finora trapelati e, con l’avanzare del conflitto e con l’aggressione dei centri medici e degli ospedali, sono emerse cifre più drammatiche che superaano anche gli 80.000.

Intanto, esperti e attivisti per i diritti umani affermano che la fame è un problema diffuso e che il territorio di circa 2 milioni di palestinesi rischia la carestia se Israele non revocherà completamente il blocco e non interromperà la campagna militare, ripresa a marzo dopo aver interrotto il cessate il fuoco con Hamas.

Il conflitto ha esacerbato le tensioni regionali in tutto il Medio Oriente nel corso di questi due anni. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno lanciato un’invasione terrestre del Libano dopo mesi di scontri transfrontalieri con Hezbollah, che ha iniziato a colpire il nord di Israele in seguito all’attacco di Hamas del 7 ottobre. I ribelli Houthi dello Yemen hanno lanciato missili contro Israele e navi commerciali nel Mar Rosso, e altri gruppi sostenuti dall’Iran hanno lanciato decine di attacchi contro posizioni militari statunitensi in Iraq e Siria.

Guerra civile in Libia

La Libia è un teatro di guerra e solo apparentemente la situazione interna si è placata.

A maggio 2025 scontri sono scoppiati a Tripoli dopo che Abdel-Ghani al-Kikli, leader dell’Autorità di Supporto alla Stabilizzazione (SSA), è stato ucciso da un gruppo rivale all’interno di una struttura controllata dalla Brigata 444, insieme ad altre sei persone.

La sua morte ha innescato intensi combattimenti tra le milizie, scatenando disordini in tutta la capitale; subito dopo, il Ministero della Difesa ha annunciato di aver riconquistato aree chiave, tra cui il quartier generale dell’SSA. Sono seguite proteste, con dimostranti che denunciavano il fallimento del governo provvisorio, chiedendo lo scioglimento di tutti gli organi politici esistenti e il disarmo delle milizie; diversi ministri si sono dimessi a causa della crescente rabbia pubblica.

In sintesi, a più di un decennio di distanza dall’intervento sostenuto dagli Stati Uniti che ha rovesciato il leader autoritario della Libia nel 2011, le divisioni politiche e le crisi di sicurezza continuano a minacciare la stabilità del Paese.

Guerra civile Yemen

Gli scontri tra i ribelli Houthi e la coalizione saudita che sostiene il governo yemenita riconosciuto a livello internazionale si sono in gran parte placati, ma gli Houthi hanno ripetutamente attaccato le navi che attraversavano il Mar Rosso in risposta alla guerra di Israele contro Hamas.

Il conflitto, quindi, non è del tutto finito. A luglio 2025, un portavoce militare degli Houthi, Yahya Saree, ha dichiarato che le forze hanno lanciato un missile balistico diretto all’aeroporto israeliano Ben Gurion, ma che l’esercito israeliano lo ha intercettato.

Dopo che gli Houthi hanno attaccato l’imbarcazione Eternity C nel Mar Rosso, causandone l’affondamento, la missione statunitense in Yemen ha accusato i ribelli sostenuti dall’Iran di aver rapito membri dell’equipaggio, mentre l’operazione Aspides dell’Unione Europea ha affermato di aver salvato dieci dei venticinque membri dell’equipaggio.

Guerra civie etiope

Nonostante un accordo di pace per porre fine alla guerra nella regione del Tigray, combattimenti sporadici persistono in altre parti dell’Etiopia, in particolare nelle regioni di Amhara e Oromia.

Le tensioni nella regione etiope del Tigray sono aumentate in modo significativo, minacciando di riaccendere il conflitto tra Etiopia ed Eritrea e di destabilizzare il Corno d’Africa. Il Fronte di Liberazione Popolare del Tigray (TPLF) è coinvolto in una lotta di potere con l’Amministrazione ad Interim del Tigray (TIA), nominata dal Primo Ministro etiope Abiy Ahmed nel 2023 nell’ambito dell’Accordo di Pretoria che ha posto fine alla guerra civile dal 2020 al 2022. Questa divisione interna ha portato a violenti scontri, con le forze allineate al TPLF che hanno preso il controllo di aree chiave nel Tigray.

Guerra in Repubblica Democratica del Congo

La parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, ricca di minerali, è teatro di conflitti da oltre 30 anni, a partire dal genocidio ruandese del 1994.

Numerosi gruppi armati hanno gareggiato con le autorità centrali per il potere e il controllo delle potenziali fortune di questa vasta nazione.

I combattimenti si sono nuovamente intensificati all’inizio di quest’anno, quando un gruppo ribelle noto come M23 ha compiuto importanti progressi nell’est. Alla fine di giugno, gli Stati Uniti hanno mediato un accordo di pace nel tentativo di porre fine al conflitto.

L’M23 è guidato da gruppi di etnia Tutsi, che affermano di aver dovuto imbracciare le armi per proteggere i diritti della minoranza.

Guerra in Sudan

Il Sudan è sprofondato in una guerra civile nell’aprile 2023, dopo che è scoppiata una feroce lotta per il potere tra il suo esercito e un potente gruppo paramilitare, le Rapid Support Forces (RSF).

Il conflitto ha provocato carestia e accuse di genocidio nella regione occidentale del Darfur. Oltre 150.000 persone sono morte nel conflitto in tutto il Paese e circa 12 milioni sono fuggite dalle loro case in quella che le Nazioni Unite hanno definito la più grande crisi umanitaria del mondo.

Le situazioni di grave tensione nel mondo

Non solo guerre, ma anche situazioni di forte tensione all’interno di alcuni Stati o aree geografiche cruciali minacciano la stabilità e la pace.

Nel 2025, queste situazioni sono sotto osservazione per la loro poteziale pericolosità:

Sahel
La persistente e crescente forza  delle organizzazioni estremiste violente nel Sahel minaccia di esacerbare la crisi umanitaria e diffondere instabilità in tutta l’Africa, ponendo significativi rischi per la sicurezza e le finanze degli Stati Uniti e dell’Europa.

L’IS Sahel Province (ISSP) ha lanciato un’offensiva coordinata in tutta la sua area di operazioni, in particolare in Niger, a dimostrazione della sua crescente capacità. L’ISSP e l’affiliata saheliana di al-Qaeda, Jama’at Nusrat al-Islam wa al-Musulmana, stanno lentamente circondando Niamey e attaccando le diverse linee di comunicazione terrestri che collegano la capitale al resto del Paese.

Crisi Haiti
Haiti sta vivendo un collasso quasi totale dello Stato, con bande armate che controllano gran parte della capitale, Port-au-Prince, causando una violenza dilagante e una grave crisi umanitaria. Un governo di transizione fatica ad affermare la propria autorità in mezzo al caos, mentre la popolazione si trova ad affrontare carenze estreme e sfollamenti forzati, oltre alla presenza del capobanda noto come Barbecue.

Turchia e curdi
Il 12 maggio 2025, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) ha annunciato la sua intenzione di disarmarsi e sciogliersi, ponendo potenzialmente fine alla sua insurrezione quarantennale contro lo Stato turco.

L’annuncio ha fatto seguito a un cessate il fuoco unilaterale dopo che il leader del PKK, Abdullah Öcalan, incarcerato, aveva invitato i militanti a deporre le armi. Restano dubbi sull’eventuale concessione democratica da parte di Ankara ai curdi, sulla fine delle sue operazioni militari in Iraq e sull’impatto che lo scioglimento del PKK potrebbe avere sulle fazioni curde in Siria.

India-Pakistan
Una forte escalation tra India e Pakistan, con entrambe le parti che si sono scambiate colpi d’arma da fuoco lungo la Linea di Controllo e hanno deteriorato le relazioni diplomatiche, è scoppiata a maggio 2025.

Il 6 maggio, l’India ha annunciato il lancio dell’Operazione Sindoor, un attacco militare che ha preso di mira nove siti in Pakistan e nel Jammu e Kashmir amministrato dal Pakistan, che, a suo dire, sarebbero stati utilizzati per pianificare gli attacchi.

La situazione ha acuito i timori di un più ampio conflitto militare tra le due nazioni dotate di armi nucleari, segnando il più significativo scontro bilaterale dal 2019.

Transizione in Siria
L’8 dicembre 2024, il regime di Bashar al-Assad è caduto a seguito di un’offensiva di dieci giorni condotta dalle forze ribelli, iniziata con la presa di Aleppo da parte dei ribelli il 30 novembre.

La coalizione armata era guidata dal gruppo militante islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e dall’Esercito Nazionale Siriano (SNA) sostenuto dalla Turchia. La rivolta ha posto fine a oltre cinquant’anni di governo della famiglia Assad in Siria e a quattro anni di dinamiche sostanzialmente congelate nella guerra civile siriana, in corso dal 2011.

Tuttavia, la transizione è in corso e non sempre in modo pacifico. Decine di persone sono rimaste ferite anche negli scontri tra tribù beduine sunnite e combattenti della minoranza religiosa drusa nella città di Sweida a luglio 2025.

Il ministero degli Interni siriano ha dichiarato che almeno 30 persone sono state uccise, mentre l’Osservatorio siriano per i diritti umani, un ente di monitoraggio della guerra, ha stimato il numero delle vittime a 37.

Gli scontri tra i diversi gruppi minoritari si sono intensificati dopo il crollo del regime di Assad a dicembre. Un nuovo governo guidato da esponenti dell’Islam sta lavorando per stabilire il controllo all’interno del Paese, che rimane in una situazione fragile.

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