Come funziona il bonus casa per chi vive da solo

Patrizia Del Pidio

6 Novembre 2025 - 13:52

Per chi decide di vivere solo è possibile contare su diverse agevolazioni che rendono più sopportabile il peso economico dell’immobile. Vediamo come funziona il bonus casa.

Come funziona il bonus casa per chi vive da solo

In Italia vivere da soli non è facile, soprattutto dal punto di vista economico. Affrontare i costi per la casa, sia in affitto, sia per l’acquisto, non sempre è possibile potendo contare su un solo stipendio. La normativa, però, prevede diversi bonus che valgono anche per chi decide di andare a vivere da solo.

Non poter dividere la spesa della casa con qualcun altro diventa un problema soprattutto per i giovani che, alla ricerca di una maggiore indipendenza, vorrebbero andare a vivere da soli. Non sempre le retribuzioni sono alte per chi è al primo impiego e difficilmente consentono di affrontare con serenità il pagamento del mutuo per acquistare la casa o sostenere l’affitto di un appartamento. Nella stessa condizione potrebbero trovarsi anche coloro il cui matrimonio finisce: nella maggior parte dei casi la casa coniugale è assegnata soltanto a uno dei due, mentre l’altro deve affrontare la spesa per l’affitto o l’acquisto di un’abitazione.

Quali sono i bonus casa su cui può contare chi decide di andare a vivere da solo che permettono anche a chi non ha nessuno con cui dividere le spese di riuscire ad avere una casa?

Bonus casa per chi vive solo fino a 5.000 euro

I diversi bonus destinati all’immobiliare per chi vive solo non sempre sono cumulabili. Il bonus affitto non si somma al bonus mutuo perché l’immobile o si affitta o si compra. L’incentivo più interessante è quello che potrebbe erogare il datore di lavoro ai neo assunti che spostano la propria residenza per questioni di lavoro.

In questo caso il datore di lavoro a propria discrezione e senza l’obbligo di riconoscere il fringe benefit a tutti i dipendenti, può erogare un bonus che arriva fino a 5.000 euro esentasse per coprire le spese di affitto o di ristrutturazione per l’abitazione del dipendente. Per avere diritto all’agevolazione è necessario che nei sei mesi precedenti la residenza del lavoratore sia stata in un Comune ad almeno 100 km di distanza e che nel 2024 il suo reddito non abbia superato i 35.000 euro.

Tuttavia va chiarito che non è un diritto per tutti i lavoratori che si spostano, avere riconosciuto il bonus resta sempre una decisione del datore di lavoro erogarlo o no.

Fringe benefit per l’affitto o il mutuo

I fringe benefit riconosciuti dal datore di lavoro possono includere anche il rimborso dell’affitto o degli interessi passivi del mutuo acceso per acquistare la prima casa. In questo caso il beneficio è esentasse solo nel caso che non superi i

  • 1.000 euro per la generalità dei dipendenti;
  • 2.000 euro per i dipendenti con figli a carico.

Da sottolineare che il fringe benefit per il rimborso dell’affitto si può cumulare con quello riconosciuto per i neoassunti che si spostano per lavoro: in questo caso spetterebbero fino a 6.000 euro che diventerebbero 7.000 euro se il dipendente ha figli a carico.

Detrazione affitto fino a 2.000 euro

Per chi vive in affitto c’è diritto alla detrazione forfettaria del canone di locazione (che non spetta per l’eventuale parte rimborsata dal datore di lavoro con i fringe benefit). Il beneficio fiscale varia in base alla tipologia di contribuente e al contratto di affitto e nello specifico esistono:

  • la detrazione per gli inquilini di alloggi adibiti ad abitazione principale;
  • detrazione per gli inquilini di alloggi adibiti ad abitazione principale locati con contratti in regime convenzionale;
  • detrazione per canoni di locazione spettante ai giovani per l’abitazione destinata a propria residenza.

Vediamo come funziona e quanto spetta di detrazione caso per caso.

Per i contratti di affitto per l’abitazione principale la detrazione spetta per l’affitto corrisposto per l’abitazione in cui si vive ed è pari a:

  • 300 euro per chi ha reddito complessivo che non supera i 15.493,71 euro;
  • 150 euro per chi ha reddito compreso tra 15.493,71 e 30.987,41 euro.

Per i contratti con regime convenzionale per l’abitazione principale la detrazione spetta per i contratti convenzionati, ovvero quelli stipulati sulla base di specifici accordi ed è pari a:

  • 495,80 euro per chi ha reddito complessivo che non supera i 15.493,71 euro;
  • 247,90 euro per chi ha reddito compreso tra 15.493,71 e 30.987,41 euro.

La detrazione riconosciuta ai giovani, invece, spetta per chi ha un’età compresa tra 20 e 31 anni non compiuti intestatari di un contratto di locazione per l’unità immobiliare (o una porzione di essa) destinata alla residenza diversa dall’abitazione principale dei genitori. La detrazione spetta per i primi quattro anni (o fino al compimento dei 31 anni di età) ed è calcolata nel seguente modo:

  • il 20% del canone di locazione pagato (il limite massimo della detrazione non può essere superiore a 2.000 euro) per chi ha reddito non superiore a 15.493,71 euro;
  • 991,60 euro se il 20% del canone sostenuto non arriva a questo importo.

Detrazione mutuo prima casa

Per chi, invece della locazione, preferisce acquistare casa è possibile portare in detrazione gli interessi passivi del mutuo acceso per l’abitazione principale. In questo caso la detrazione spettante è del 19% sugli interessi passivi corrisposti alla banca entro un importo massimo di 4.000 euro l’anno. L’agevolazione, quindi, riconosce un beneficio massimo di 760 euro l’anno.

La detrazione spetta al contribuente acquirente dell’immobile e intestatario del contratto di mutuo. Nell’importo massimo detraibile oltre agli interessi passivi possono essere inclusi anche gli oneri accessori (commissioni pagate all’istituto di credito, spese notarili per la stipula del contratto di mutuo, spese per iscrizione o cancellazione dell’ipoteca).

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