Colf e badanti in nero, cosa rischia la famiglia?

Ilena D’Errico

6 Giugno 2023 - 23:56

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Colf e badanti in nero, ecco quali sanzioni rischia la famiglia per ogni violazione commessa.

Colf e badanti in nero, cosa rischia la famiglia?

Assumere lavoratori in nero è molto rischioso dal punto di vista legale, con sanzioni anche molto salate e alcuni comportamenti penalmente rilevanti. Nonostante ciò, il lavoro nero continua a essere una grave piaga sociale, soprattutto per alcune categorie di lavoratori, tra cui colf e badanti. Proprio per questo motivo la Direzione generale per l’attività ispettiva del ministero del Lavoro ha previsto una serie di sanzioni, per ognuna delle violazioni commesse dalle famiglie che incaricano collaboratori domestici in nero.

Mancata comunicazione e iscrizione all’Inps

La famiglia, che in caso dei collaboratori domestici corrisponde al datore di lavoro, è tenuta a regolarizzare l’attività lavorativa dei dipendenti comunicando all’Inps l’assunzione e la cessazione del rapporto, nonché ogni eventuale variazione contrattuale. L’omissione o il ritardo nella comunicazione comportano il pagamento di una sanzione amministrativa al Centro per l’impiego, compresa tra 200 e 500 euro per ogni colf o badante.

Mancando la comunicazione di assunzione di colf e badanti, questi ultimi non vengono nemmeno iscritti all’Inps. Si prospetta così un’altra sanzione, applicabile dalla Direzione provinciale del lavoro e compresa fra 1.500 e 2.000 euro per ogni lavoratore. Questa sanzione, poi, oltre a essere maggiorata di 150 euro per ogni giorno di lavoro effettuato in nero, si cumula con le altre sanzioni previste per il lavoro nero.

I contributi non versati o pagati in ritardo

La famiglia che assume colf o badanti in nero, ovviamente non versa loro i contributi, ed è per questo sanzionabile con una multa al tasso del 30% in base annua sui contributi evasi, con un massimo del 60% e un minimo pari a 3.000 euro. Così, anche una sola giornata di lavoro in nero può costare alla famiglia ben 3.000 euro per il mancato versamento dei contributi.

Nel caso in cui la posizione lavorativa venisse regolarizzata e i contributi pagati in ritardo, invece, si applicano le sanzioni pecuniarie previste dall’Inps, secondo il tasso vigente, con un massimo del 40% sull’importo dovuto. Il pagamento è considerato in ritardo e così sanzionato soltanto se avviene spontaneamente entro 12 mesi dal termine dovuto.

Colf e badanti senza permesso di soggiorno

La situazione si fa più complessa quando la famiglia ha assunto colf e badanti sprovvisti di permesso di soggiorno. In questo caso, si commette un vero e proprio reato, punibile con l’arresto da 3 mesi a 1 anno e l’ammenda di 5.000 euro per ogni collaboratore domestico.

Maxisanzione per i collaboratori domestici impiegati in altre attività

Esiste poi una particolare casistica di lavoro in nero che riguarda i collaboratori domestici e in particolare quelli regolarmente assunti. Colf e badanti il cui rapporto di lavoro è stato formalizzato, infatti, non possono essere impiegati dalla famiglia in attività d’impresa o professionale. La legge prevede per questo tipo di lavoro nero una maxisanzione, applicabile anche per i lavoratori impiegati con il Libretto di famiglia (anche quando esercitano attività non d’impresa ma non rientrante fra le casistiche del Libretto).

La sanzione pecuniaria aumenta in base al numero dei giorni di impiego e prevede una maggiorazione del 20% per alcuni lavoratori, oltre a un inasprimento per le recidive. Di seguito:

  • Sanzione tra 1.800 e 10.800 euro per ogni lavoratore impiegato per un massimo di 30 giorni.
  • Sanzione tra 3.600 euro e 21.600 euro per un numero di giorni di lavoro effettivo compreso fra 31 e 60.
  • Sanzione da 7.200 euro fino a 43.200 euro per ogni lavoratore irregolare impiegato per più di 60 giorni di lavoro effettivo.

La sanzione è aumentata del 20% quando sono impiegati:

  • Lavoratori stranieri;
  • minori che non hanno raggiunto l’età lavorativa, ossia 10 anni di scuola dell’obbligo e 16 anni di età);
  • percettori del Reddito di cittadinanza.

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