Ci sarà davvero la guerra commerciale tra Europa e Cina?

Violetta Silvestri

14 Settembre 2023 - 12:13

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Una guerra commerciale tra Europa e Cina sui veicoli elettrici è davvero possibile? E con quali conseguenze? Cosa sta per accadere e quali rischi corre l’Ue.

Ci sarà davvero la guerra commerciale tra Europa e Cina?

La guerra commerciale tra Europa e Cina sta davvero per esplodere? Dopo il discorso di Usrsula von der Leyen in cui è stata annunciata l’indagine anti-sovvenzione contro il dragone, le premesse ci sono tutte.

Il clima tra le due potenze si sta già facendo più minaccioso. Pechino ha attaccato l’Ue e ha definito la mossa europea contro l’industria cinese delle auto elettriche un “nudo atto protezionistico” e nei suoi primi commenti ufficiali sull’indagine, avvertendo di un inevitabile impatto negativo sulle relazioni.

Il ministero del Commercio cinese ha fatto sapere che si impegnerà a proteggere i “diritti legittimi” delle sue aziende e ha ricordato all’Unione la forte presenza e la lunga storia dei produttori europei nella seconda economia mondiale.

Indipendentemente dall’esito finale, c’è da sottolineare che l’avvio dell’indagine segna una significativa escalation nelle relazioni Ue-Cina, già tese dopo la pandemia e lo scoppio della guerra in Ucraina. Rappresenta anche una delle prime conseguenze tangibili del “de-risking”, la strategia adottata da von der Leyen per gestire il comportamento sempre più assertivo di Pechino, senza però rompere i legami.

Tutto è compromesso ora che l’Ue avvierà l’indagine anti-sovvenzione contro le auto elettriche cinesi? Una guerra commerciale tra Europa e Cina sembra alle porte.

Europa contro Cina, è guerra commerciale? Cosa può succedere

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato mercoledì l’indagine sui sussidi sleali della Cina al settore delle auto elettriche, che hanno così invaso il mercato europeo con veicoli a basso costo provenienti dal dragone. La concorrenza non è leale secondo l’Ue e ci saranno decisioni al riguardo.

Questo atteggiamento più deciso della Commissione potrebbe dare il via a una delle battaglie più serie con Pechino negli sforzi del blocco per “ridurre i rischi” dalla Cina.

I veicoli elettrici cinesi rappresentano ancora solo una piccola quota del mercato del blocco, ma stanno crescendo rapidamente e potrebbero raggiungere il 15% entro due anni. Per il dragone, l’industria delle auto elettriche è un punto positivo in un’economia che sta lottando per emergere dalla pandemia. Pechino guarda al settore delle tecnologiche avanzate e alla transizione verde per aiutare la ripresa e ridurre la sua dipendenza dal settore immobiliare.

La posta in gioco non potrebbe essere più alta: i massicci investimenti della Cina l’hanno resa il produttore dominante della tecnologia delle batterie che alimenta le auto pulite. Si prevede che le vendite globali di veicoli elettrici cresceranno di quasi un terzo nel solo 2023 fino a quasi più di 14 milioni di unità – per un valore di 560 miliardi di dollari – e senza una concorrenza leale l’Ue vede il suo settore perdere terreno.

Con queste premesse, cosa sta per accadere? La Commissione europea ha la competenza esclusiva per definire la politica commerciale comune dell’Ue e avvia regolarmente indagini sulle importazioni straniere che potrebbero danneggiare il mercato unico.

Un’indagine antisovvenzioni, nello specifico, viene attuata quando un paese straniero è sospettato di sostenere un’impresa o un gruppo di imprese per produrre un determinato prodotto in modo da provocare un danno, o uno svantaggio, all’industria europea.

Pechino è stata a lungo accusata dalle nazioni occidentali di riversare una quantità eccessiva di denaro pubblico nella sua industria. Gli aiuti sono difficili da rintracciare e possono assumere molte forme, tra cui prestiti preferenziali, tassazione agevolata e trasferimenti diretti di fondi.

Attraverso l’immissione di sussidi, la Cina garantisce che le sue aziende nazionali rispettino gli obiettivi fissati nei suoi piani economici quinquennali. L’ attuale piano (2021-2025) menziona esplicitamente i “veicoli di nuova energia” come uno dei pilastri del sistema industriale.

Secondo la Commissione Europea, i continui eccessi hanno comportato una differenza di prezzo media del 20% tra le auto elettriche prodotte in Cina e le loro equivalenti prodotte nell’Ue.

Il dragone, inoltre, ha l’ulteriore vantaggio di detenere una posizione dominante nelle materie prime necessarie per la produzione di batterie, come litio, cobalto, nichel e manganese, creando un ambiente onnicomprensivo in cui controlla praticamente ogni aspetto della catena di approvvigionamento. Il risultato inevitabile è stato un forte aumento dell’assemblaggio di auto elettriche prodotte in Cina e un’ondata di esportazioni in tutto il mondo.

Nuovi dazi in arrivo?

Una volta notificata l’indagine sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue, la Commissione avrà al massimo 13 mesi per decidere se imporre i cosiddetti dazi compensativi (in altre parole, tariffe commerciali) sulle auto elettriche cinesi o chiudere l’indagine senza compiere ulteriori passi.

Le tariffe si aggiungerebbero al dazio di importazione esistente del 10% per compensare il vantaggio ingiusto dato dai sussidi. La loro portata dipenderà dalle prove raccolte dall’esecutivo e dal feedback fornito dalle aziende europee.

Se alla fine approvate, le tariffe si applicherebbero a tutti i veicoli elettrici a batteria (BEV) prodotti in Cina. Ciò significa che le case automobilistiche europee e americane che gestiscono fabbriche con sede in Cina, come Volkswagen, BMW, Mercedes-Benz e Tesla, potrebbero essere potenzialmente costrette a imporre dazi se beneficiano degli aiuti statali cinesi.

Gli Stati membri avrebbero la possibilità di bloccare l’imposizione di tariffe, ma solo se ottengono una maggioranza qualificata (15 paesi che rappresentano almeno il 65% della popolazione dell’UE).

Una guerra commerciale Ue-Cina è piena di rischi

La strada che l’Europa sta percorrendo nei confronti della Cina non è priva di rischi.

Secondo Simone Tagliapietra, membro senior di Bruegel, un think tank economico, la decisione della Commissione segnala la volontà di utilizzare il suo arsenale di strumenti commerciali “in modo più proattivo” per difendere l’industria nostrana ed evitare errori del passato, un riferimento a come l’industria solare europea è stata superata dalla concorrenza cinese.

Tuttavia, ciò deve andare di pari passo con una politica industriale attiva per far sì che l’industria europea sviluppi rapidamente la propria competitività.

L’industria automobilistica europea, inoltre, è preoccupata, poiché le case automobilistiche della Germania sono le più esposte al vasto mercato cinese. “Dal punto di vista commerciale corre il rischio di ritorsioni”, ha detto un lobbista automobilistico in condizione di anonimato a Politico.eu.

I grandi marchi tedeschi sono molto radicati nel mercato automobilistico interno cinese, con un’enorme capacità produttiva nella nazione asiatica. Fino a poco tempo fa Volkswagen era il brand più venduto lì, mentre BMW e Mercedes dominano il mercato premium.

Ciò significa che qualsiasi misura di ritorsione da parte di Pechino potrebbe colpire i tedeschi, più di chiunque altro. Secondo le statistiche pubblicate dalla China Passenger Car Association, la quota delle auto francesi nel mercato cinese è scesa allo 0,4% ad agosto, mentre le loro controparti tedesche rappresentano un buon 17%.

“Dovrebbe essere chiaro che i produttori francesi [che hanno spinto per l’indagine] non stanno prendendo di mira solo Pechino, ma anche i loro concorrenti tedeschi”, ha detto un lobbista senior di un importante marchio tedesco, a condizione di anonimato. “Soffriranno a causa delle contromisure. Temo che la Commissione sia disposta a rischiare una guerra commerciale con la Cina in un’area molto pericolosa, ha aggiunto.

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