Diverse città russe hanno chiuso i propri aeroporti, per timore di un possibile attacco drone. Ecco perché e cosa sta accadendo.
Negli ultimi giorni, la Russia ha assistito alla chiusura improvvisa di diversi aeroporti civili nella parte sud-occidentale del Paese. Le città interessate sono Nizhny Novgorod, Saratov e Tambov: tutte aree strategicamente sensibili, ora sottoposte a rigide restrizioni di volo.
L’annuncio, diffuso da Rosaviatsia, l’agenzia statale russa per l’aviazione, è arrivato senza preavviso e con poche spiegazioni. Tuttavia, il contesto geopolitico e militare offre indicazioni chiare sul motivo di tali misure drastiche.
Secondo osservatori internazionali e fonti militari, queste chiusure emergenziali si inseriscono in un quadro di crescente allarme all’interno della Russia, causato dall’intensificarsi degli attacchi ucraini condotti con droni a lunga gittata.
Le forze armate ucraine, sostenute da forniture militari occidentali sempre più sofisticate, stanno colpendo obiettivi in profondità nel territorio russo. Una situazione che ha portato Mosca ad adottare contromisure immediate per salvaguardare infrastrutture critiche e civili.
Nel frattempo, sul fronte diplomatico e militare, l’Occidente ha compiuto una svolta significativa: le restrizioni imposte all’Ucraina sull’uso delle armi a lungo raggio fornite sono state revocate. Una decisione che potrebbe alterare drasticamente gli equilibri del conflitto. Ecco costa sta accadendo.
Aeroporti chiusi per rischio attacchi: una mossa difensiva
La chiusura degli aeroporti nelle città di Nizhny Novgorod, Saratov e Tambov rappresenta una delle risposte più dirette e concrete del governo russo alla crescente minaccia militare che incombe sul suo territorio. Le tre città, tutte situate nella parte sud-occidentale della Russia, non sono casuali: si trovano lungo assi strategici che collegano Mosca e altre aree industriali a zone sensibili del Paese. Gli aeroporti civili, spesso situati nei pressi di infrastrutture militari o logistici, possono diventare obiettivi vulnerabili in uno scenario di guerra non convenzionale.
La decisione, annunciata da Artyom Korenyako, portavoce di Rosaviatsia, è stata ufficialmente giustificata con la necessità di “garantire la sicurezza dei voli civili”. Tuttavia, l’assenza di dettagli ufficiali ha lasciato spazio a numerose interpretazioni. Tra queste, la più plausibile è quella di una misura preventiva contro possibili attacchi con droni.
L’Ucraina, già da mesi, sta portando avanti una strategia di incursioni nel territorio russo con l’uso di droni armati o esplosivi. Questi velivoli senza pilota hanno colpito strutture militari, depositi di carburante e altre installazioni sensibili, dimostrando la loro efficacia e versatilità.
Via libera alle armi occidentali in ucraina: Russia chiude aeroporti
La decisione dell’Occidente di revocare le restrizioni sull’uso delle armi a lungo raggio fornite all’Ucraina segna una svolta significativa nel conflitto russo-ucraino. Finora, le armi di produzione occidentale, come i missili Storm Shadow britannici, gli SCALP francesi e altre tecnologie a lunga gittata, potevano essere impiegate dall’Ucraina solo contro obiettivi russi situati in territori ucraini occupati. L’obiettivo era evitare un’escalation diretta tra Russia e NATO.
Ma l’annuncio recente del Cancelliere tedesco Friedrich Merz ha cambiato le regole del gioco: ora Kiev potrà colpire anche obiettivi militari in profondità nel territorio russo. Secondo Merz, la decisione è stata condivisa da tutti i principali alleati: Germania, Francia, Regno Unito e anche gli Stati Uniti. L’eliminazione di queste restrizioni apre la porta a nuove strategie per le forze ucraine, che potranno ora mirare a centri di comando, basi logistiche e infrastrutture militari ben oltre la linea del fronte.
Si tratta di un cambiamento tattico di portata enorme, che potrebbe aumentare la pressione su Mosca e ridurre la capacità russa di organizzare offensive coordinate. Tuttavia, resta ancora aperta la questione della fornitura del missile tedesco Taurus, una delle armi più richieste da Kiev. Con una gittata di 500 km, il Taurus rappresenterebbe una minaccia diretta anche per obiettivi situati nei pressi di Mosca. Nonostante Merz abbia lasciato intendere che la strada per la consegna sia aperta, al momento non è stata formalizzata alcuna spedizione.
In ogni caso, la rimozione delle restrizioni già in atto aumenta il raggio d’azione dell’Ucraina e spiega, almeno in parte, le crescenti misure difensive adottate da Mosca. Le chiusure aeroportuali, la tensione crescente e i segnali provenienti da entrambi i fronti mostrano che la guerra sta entrando in una nuova fase, più imprevedibile.
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