Chi è e quanto guadagna Zohran Mamdani, il musulmano (possibile) nuovo sindaco di New York

Emanuele Di Baldo

3 Novembre 2025 - 16:10

La biografia, la carriera politica e i guadagni del candidato democratico a New York, il possibile primo sindaco musulmano e millennial della storia della città

Chi è e quanto guadagna Zohran Mamdani, il musulmano (possibile) nuovo sindaco di New York

C’è un’«America» che segue la linea di Trump, conservatrice, nazionalista e capitalista; c’è anche un’«America» che guarda al progressismo nei canoni, con percorsi politici definiti e un’opposizione che, spesse volte, fa poco notizia; e poi c’è un’«America» nuova, diversa, quella che sfida i tabù e li sovverte, che segue trend diversi che hanno quasi nulla a che fare con la logica a cui siamo abituati. Zohran Mamdani risponde a quest’ultimo identikit, e sta per diventare il nuovo sindaco di New York... non una città qualunque.

La metropoli simbolo di un Paese, che racchiude in essa un po’ tutte le facce possibili degli Stati Uniti, si sta per affidare al primo sindaco musulmano e millennial (è nato nel 1991) della storia, dai connotati culturali decisamente poco americani. Ugandese di nascita, indiano di origini, il membro dell’Assemblea generale dello Stato di New York è il candidato democratico «nemesi» del trumpismo che, con l’appoggio di Obama - un altro che di prime volte se ne intende -, punta a una svolta radicale della Grande Mela.

Ma chi è davvero Zohran Mamdani, colui che Wired ha ribattezzato «sindaco di internet»? Quanto guadagna il possibile futuro primo cittadino di New York? Ecco cosa sappiamo oggi tra biografia, giovane carriera politica e patrimonio.

Chi è Zohran Mamdani? La biografia del candidato musulmano a New York

Ci sono biografie che sembrano uscite da un libro, e quella di Zohran Kwame Mamdani è una di queste. Nato il 18 ottobre 1991 a Kampala, in Uganda, è figlio di due figure simboliche del mondo culturale globale: il padre, Mahmood Mamdani, è uno dei più noti studiosi africani di scienze politiche, professore alla Columbia University; la madre, Mira Nair, è una regista cinematografica celebrata a livello internazionale, autrice di film come Monsoon Wedding e The Namesake.

La sua infanzia è un vero e proprio viaggio. Prima in Africa, poi in Sudafrica e infine a New York, dove la famiglia si stabilisce quando Zohran ha appena sette anni. È in città che scoprirà la complessità del mondo urbano, le disuguaglianze e le storie di riscatto che, anni dopo, diventeranno la materia viva della sua politica. Dopo aver frequentato la Bronx High School of Science, si laurea in Studi africani al Bowdoin College, nel Maine, nel 2014.

Il suo percorso non parte dai circoli elitari della politica, ma da un lavoro di frontiera: quello di consulente per la prevenzione degli sfratti nel Queens, dove assisteva le famiglie a rischio di perdere la casa. Qui, a contatto con gli inquilini che lottavano ogni mese per pagare l’affitto, Mamdani comprende il senso della parola politica nella sua forma più elementare: lottare per la sopravvivenza quotidiana.

Ugandese di nascita, indiano per discendenza, newyorkese per adozione e americano per scelta – ottiene la cittadinanza solo nel 2018 –, Mamdani incarna la sintesi vivente di una generazione senza confini. È musulmano, millennial, figlio di due intellettuali globali ma radicato nella realtà sociale più dura di New York.

Non sorprende che il suo nome, oggi, sia diventato sinonimo di “nuova sinistra urbana”: quella che parla il linguaggio di internet, mescola citazioni marxiste e meme, e trasforma il radicalismo in narrazione pop.

Da zero a sindaco di New York: l’ascesa politica di Mamdani

La storia politica di Zohran Mamdani è una scalata che nessun analista avrebbe previsto solo cinque anni fa. Fino al 2020 era poco più che un attivista locale, impegnato, come detto, principalmente in campagne contro gli sfratti e in difesa degli inquilini del Queens. Ma proprio da lì nasce la sua popolarità. Quell’anno si candida per l’Assemblea statale di New York nel distretto 36, una zona complessa che comprende Astoria e Long Island City. Con una campagna porta a porta e un linguaggio diretto, riesce a sconfiggere Aravella Simotas, un’esponente dell’establishment democratico, diventando uno dei volti più giovani dell’aula.

In Assemblea, Mamdani si impone come voce radicale su temi di giustizia sociale. È tra i primi a proporre bus e metropolitane gratuite, a chiedere la trasformazione delle proprietà sfitte in alloggi pubblici e a invocare una tassa progressiva sui redditi più alti per finanziare i servizi sociali. Il suo motto “build public, not profit” diventa virale, così come i suoi video su Instagram, girati nei quartieri popolari del Queens e montati con ritmo da TikTok.

Di fatto, solo nel 2025 arriva la svolta. Dopo una campagna spinta dai socialisti democratici, Mamdani trionfa alle primarie del Partito Democratico. La sua vittoria, accolta con entusiasmo tra i giovani elettori, segna un cambio di paradigma nella politica cittadina: per la prima volta, un candidato dichiaratamente socialista guida la corsa a sindaco della città più capitalista d’America.

Il segreto del suo successo è duplice. Da un lato, la conclamata forza digitale: Mamdani ha saputo trasformare i social in una vera piattaforma politica, parlando il linguaggio dei ventenni senza sembrare un politico datato “che ci prova”. Uno strumento, anzi, un’arma di propaganda politica oggi più che mai efficace. Dall’altro, il suo radicalismo empatico: non si limita a denunciare le ingiustizie, ma le racconta con voce pacata e tono quasi da insegnante, usando storie reali di cittadini. Questo è, forse, l’aspetto più pop che piace alla sinistra tradizionale.

Certo, non mancano le ombre. La stampa più conservatrice lo accusa di inesperienza e di avere posizioni “woke” troppo estreme; il New York Times, pur riconoscendone l’intelligenza politica, lo ha definito “un idealista senza esperienza amministrativa”. Ma l’onda che lo sostiene sembra inarrestabile. Nella New York post-pandemia, stanca dei compromessi e delle promesse mancate, Mamdani rappresenta un nuovo tipo di speranza: un giovane outsider che parla di uguaglianza, ma con la consapevolezza del sistema che vuole cambiare.

Quanto guadagna Zohran Mamdani? Il patrimonio del candidato democratico

Dietro l’immagine del politico idealista c’è anche la domanda che molti si fanno: quanto guadagna davvero Zohran Mamdani? A differenza di molti colleghi del Congresso o dei grandi sindaci metropolitani, i suoi numeri sono sorprendentemente modesti.

Come membro dell’Assemblea dello Stato di New York, Mamdani percepisce uno stipendio annuale di circa 142.000 dollari, la cifra base prevista per i rappresentanti statali (fonte: Business Outstanders).

A questo si aggiungono piccoli guadagni residui legati al suo passato artistico: prima di entrare in politica, infatti, Mamdani produceva musica hip-hop con lo pseudonimo “Mr Cardamom”, e ancora oggi, come riportato dal New York Post, riceve piccole royalties annuali di circa 1.200 dollari.

Il suo patrimonio complessivo, secondo alcune fonti incrociate internazionali, si aggirerebbe tra i 200.000 e i 300.000 dollari. Niente ville a Manhattan né conti milionari, ma un profilo economico sobrio, che rafforza la sua immagine di “politico della working class”.

Tra i pochi beni dichiarati figura un appezzamento di terreno di quattro acri in Uganda, valutato tra i 150.000 e i 250.000 dollari, lascito familiare più che investimento.

Un dato curioso, sottolineato dal New York Post, è che Mamdani avrebbe dichiarato di avere in banca meno di 2.000 dollari. Che sia un gesto simbolico o reale modestia, poco importa: l’immagine che ne esce è quella di un uomo che non vive per accumulare ma per incarnare, anche dal punto di vista patrimoniale, un messaggio politico.

Se dovesse essere eletto sindaco, il suo stipendio salirebbe a circa 260.000 dollari l’anno, la cifra stabilita per il primo cittadino di New York ad oggi.

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