Alcuni fondi stanno abbandonando l’intuito umano per affidarsi esclusivamente all’intelligenza artificiale e al quant trading. È l’inizio di una nuova era per il venture capital?
Nel mondo del venture capital, distinguere tra fortuna e competenza è sempre stato complicato. È davvero il fiuto dell’investitore a generare rendimenti, o solo una serie fortunata di coincidenze? Per ridurre il peso della sorte e aumentare quello della razionalità, alcuni investitori stanno ora affidandosi completamente alla tecnologia, seguendo l’esempio dei fondi quantitativi dei mercati pubblici.
Da tempo, i trader quantitativi utilizzano modelli matematici e sistemi di machine learning per riconoscere correlazioni nei dati, correggere i bias cognitivi e agire in modo ultrarapido. Ora, questo approccio sta entrando anche nel settore del capitale privato, dove i dati sono molto più scarsi, i mercati meno liquidi e le valutazioni meno trasparenti.
La cinese Baiont, ad esempio, assume solo “nerd e geni” dell’informatica senza background finanziario. Il fondatore, Feng Ji, afferma che l’analisi dei movimenti di prezzo a breve termine è un compito “puramente AI”. Ma se ciò ha senso nei mercati pubblici, può funzionare anche per le start-up? [...]
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