Dal piumino tecnico all’icona del lusso: la storia dell’imprenditore comasco che ha trasformato Moncler in un impero da oltre 3 miliardi di euro con un patrimonio personale tra i più alti d’Italia.
Quando si parla di Moncler, è impossibile non pensare a quei piumini diventati simbolo di lusso e stile. Ma dietro il successo planetario del marchio c’è un uomo: Remo Ruffini, l’imprenditore visionario che nel 2003 ha salvato dall’oblio un brand quasi fallito e lo ha trasformato in uno dei gruppi più prestigiosi del lusso italiano. Una storia fatta di intuizioni, coraggio e una capacità unica di reinventare completamente l’identità di un marchio.
Ma chi è davvero Remo Ruffini e qual è il patrimonio accumulato grazie alla sua straordinaria carriera imprenditoriale? Ecco tutto quello che c’è da sapere sull’uomo che ha fatto decollare Moncler.
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Chi è Remo Ruffini
Nato a Como il 27 agosto 1961, Remo Ruffini è cresciuto in una famiglia profondamente radicata nel mondo della moda. Suo padre Gianfranco possedeva negli anni Settanta un’azienda di abbigliamento con sede a New York, mentre la madre Enrica era a sua volta proprietaria di un’impresa nel settore tessile. Forse la scintilla dell’imprenditore si è accesa proprio in quegli anni, quando da adolescente sua madre gli regalò uno di quei piumini Moncler che all’epoca stavano iniziando a diffondersi.
La formazione professionale di Ruffini inizia proprio nell’azienda paterna negli Stati Uniti, dove lavora dopo gli studi di fashion marketing all’Università di Boston. È un’esperienza che gli permette di assorbire la cultura americana del preppy style e le dinamiche del mercato internazionale. Ma a 23 anni, nel 1984, decide di tornare in Italia per mettersi in proprio.
Fonda così la New England, un marchio di abbigliamento che reinterpreta con sensibilità italiana lo stile americano, capitalizzando sulla popolarità di brand come Ralph Lauren e Lacoste. L’intuizione si rivela vincente e New England cresce costantemente per sedici anni. Nel 2000, Ruffini vende l’azienda al Gruppo Stefanel, incassando una plusvalenza importante che gli darà le risorse per il passo successivo della sua carriera.
Quello stesso anno inizia a lavorare come consulente creativo per la holding che controlla Moncler, un brand con radici francesi e italiane specializzato nella produzione di piumini tecnici. Il marchio, fondato nel 1952 da René Ramillon nella località francese di Monestier-de-Clermont, aveva avuto il suo momento di gloria negli anni Sessanta e Settanta, ma nei primi anni Duemila versava in difficoltà finanziarie gravi, sull’orlo del fallimento.
Il legame di Ruffini con Moncler
Nel febbraio 2003 arriva il momento decisivo. Ruffini acquisisce Moncler per circa 30 milioni di euro tramite la sua Ruffini Partecipazioni (oggi Double R). L’imprenditore comasco vede quello che altri non vedono: un diamante grezzo che necessita solo di essere lucidato e riposizionato strategicamente.
La trasformazione che Ruffini opera su Moncler è radicale e visionaria. Il piumino, tradizionalmente considerato un capo tecnico-sportivo per la montagna, viene completamente reinventato come simbolo di lusso contemporaneo, versatile e desiderabile. Ruffini comprende che il prodotto può uscire dalle piste da sci ed entrare nelle città, nelle passerelle, nella vita quotidiana dei consumatori più esigenti.
La strategia è multiforme. Nel 2006 e 2009 rispettivamente, Ruffini lancia le nuove collezioni Moncler Gamme Rouge e Moncler Gamme Blue, che debuttano sulle passerelle di Parigi e Milano, portando il brand nel cuore della settimana della moda. Nel 2010 arriva Moncler Grenoble, presentata a New York: una collezione tecnica per lo sci e l’après-ski che reinterpreta gli stili del passato con un taglio contemporaneo.
Il momento culminante arriva però il 16 dicembre 2013, quando Ruffini porta Moncler alla quotazione alla Borsa di Milano. È un successo clamoroso e già al termine del primo giorno di contrattazioni, le azioni registrano un aumento del 47%, portando il valore dell’azienda da 2,55 miliardi a circa 3,7 miliardi di euro. È una delle IPO italiane di maggior successo di quegli anni e Ruffini entra ufficialmente nella lista Forbes dei miliardari mondiali nel 2014.
Ma l’imprenditore non si ferma. Nel 2018 concepisce Moncler Genius, un progetto rivoluzionario che prevede collaborazioni mensili con designer famosi, da Pharrell Williams a Virgil Abloh, in cui ogni creativo interpreta a modo suo l’identità di Moncler, mantenendo vivo l’interesse e creando un senso di urgenza nei consumatori. Una tendenza che gli altri grandi del lusso avrebbero replicato solo successivamente.
Nel dicembre 2020, sotto la guida di Ruffini, Moncler compie un’altra mossa strategica: l’acquisizione di Stone Island per 1,15 miliardi di euro. Carlo Rivetti, presidente del brand di sportswear di culto, diventa socio di Double R, la holding di Ruffini. L’operazione rafforza ulteriormente il gruppo, permettendogli di presidiare diversi segmenti del mercato del lusso.
Nel 2024, il Gruppo Moncler ha realizzato ricavi consolidati superiori a 3,1 miliardi di euro, con una crescita del 7% a cambi costanti rispetto all’anno precedente. L’utile netto è salito del 5% a 639,6 milioni di euro, con un margine EBIT del 29,5% che testimonia la solidità del modello di business. Il marchio Moncler da solo ha generato 2,7 miliardi di euro, mentre Stone Island ha contribuito con oltre 400 milioni.
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Quanto guadagna Remo Ruffini: il patrimonio
Per rispondere alla domanda “quanto guadagna” Remo Ruffini, è più appropriato ragionare in termini di patrimonio netto complessivo piuttosto che di stipendio corrente, dato che la maggior parte della sua ricchezza deriva dalle partecipazioni azionarie.
Secondo le stime più recenti, il patrimonio di Remo Ruffini si aggira intorno ai 3,7 miliardi di dollari. Nella classifica Forbes dei più ricchi d’Italia, Ruffini si posiziona in 25ª posizione, competendo con altri grandi imprenditori italiani del lusso e dell’industria. Il suo patrimonio è in costante crescita, trainato dai risultati eccellenti di Moncler in Borsa e dalle performance operative del gruppo.
Attraverso Double R, l’imprenditore controlla circa il 15,8% di Moncler, quota che gli conferisce un peso determinante nelle decisioni strategiche del gruppo. Nel 2016 aveva venduto alcune azioni, ma ha sempre mantenuto una partecipazione significativa che oggi vale diverse centinaia di milioni di euro.
La holding ha mostrato negli anni capacità di generare proventi significativi, con dividendi plurimilionari distribuiti dalla partecipazione in Moncler. Nel 2021, ad esempio, la holding aveva incassato un dividendo straordinario di oltre 360 milioni di euro in due tranche.
Oltre alle partecipazioni azionarie, il patrimonio di Ruffini include diversi asset di prestigio. Possiede uno yacht di 55 metri chiamato “Atlante” e un jet privato Bombardier Global 5500. Possiede inoltre Villa Palatina, una grande proprietà sul lungolago di Como, una delle location più esclusive e ricercate d’Italia.
Per quanto riguarda la remunerazione diretta, le informazioni specifiche sul compenso annuale come amministratore delegato di Moncler non sono pubblicamente dettagliate. I riconoscimenti ricevuti testimoniano però il prestigio raggiunto: nel 2017 è stato nominato “Imprenditore dell’Anno” da EY, nel 2018 è diventato “Cavaliere del Lavoro”, nel 2019 ha ricevuto il “Business Leader Award” ai British Fashion Awards, nel 2023 la laurea honoris causa in “Arts - Fashion and Entrepreneurship” dalla University for the Creative Arts di Londra, e nel 2024 il “Trailblazer Award” sempre ai Fashion Awards.
Sposato con Francesca Ruffini, stilista e fondatrice del marchio di abbigliamento da notte FRS (For Restless Sleepers), Remo ha due figli, Pietro e Romeo. Insieme, la famiglia continua a lasciare il segno nel settore della moda di lusso italiana, rappresentando un esempio di imprenditoria visionaria e di successo costruito su creatività, strategia e capacità di reinvenzione continua.
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