Chi è Alexei Navalny? Storia del principale oppositore russo di Vladimir Putin

Alessandro Cipolla

14/06/2017

Chi è Alexei Navalny? Biografia e storia politica del blogger russo, principale oppositore interno di Vladimir Putin e recentemente di nuovo arrestato durante una manifestazione.

Chi è Alexei Navalny? Storia del principale oppositore russo di Vladimir Putin

Chi è Alexei Navalny? La storia del blogger e attivista politico russo considerato come il più grande oppositore interno di Vladimir Putin, recentemente arrestato nuovamente durante una manifestazione di piazza.

Dopo tante battaglie rimaste soprattutto all’interno della cronaca politica della Russia, il nome di Alexei Navalny ha conquistato le prime pagine di tutti i giornali per essere stato più volte arrestato durante o prima di manifestazioni anticorruzione a Mosca.

Da tempo Alexei Navalny è il maggiore avversario di Vladimir Putin, ma con ogni probabilità prendere non potrà prendere parte alle elezioni politiche russe del 2018 a causa delle diverse condanne che ha ricevuto negli ultimi anni.

Vediamo allora chi è Alexei Navalny e perché lo zar di Russia Vladimir Putin lo ritiene così pericoloso, tanto da farlo arrestare in una retata di piazza d’altri tempi.

Chi è Alexey Navalny? Biografia del grande oppositore di Putin

Alexey Navalny nasce il 4 giugno del 1976 a Butyn, centro della parte europea della Russia non molto distante da Mosca. Dopo essersi laureato come avvocato e specializzato in temi economici e finanziari, nel 1999 inizia la sua attività politica.

Fino al 2007 infatti Navalny è un militante del partito liberale, per poi staccarsi e dare vita ad un blog dalle pagine del quale inizia a denunciare la grande corruzione che secondo lui sarebbe dilagante in Russia.

Entrando in diverse società dello Stato acquistando delle piccole quote, Navalny poteva così accedere a documenti che altrimenti sarebbero rimasti riservati, divulgando poi il materiale sul proprio blog come prove del malaffare.

La sua popolarità iniziò subito a crescere in Russia, con il web che divenne il suo terreno di conquista per poter accrescere il numero dei propri seguaci spesso poi chiamati alla piazza per manifestazioni di protesta.

Attualmente Alexey Navalny è il segretario del Partito del Progresso, oltre ad essere il leader della Coalizione Democratica di cui fa parte anche il partito RPR-Parnas, ruolo che prima era stato di Boris Nemcov morto assassinato nel febbraio 2015.

Famoso per i toni sempre accesi e coloriti dei suoi interventi, oltre per la sua battaglia contro la corruzione in Russia Navalny è associato spesso anche a posizioni definite nazionaliste e populiste.

Gli arresti e le condanne

Forte del grande supporto che stava ricevendo, Alexei Navalny nel 2013 decise di candidarsi come sindaco di Mosca, riuscendo a raccogliere il 27% dei consensi nonostante che, sempre nello stesso anno, fosse stato condannato a 5 anni di carcere per appropriazione indebita scontando un giorno in carcere e poi dei lunghi domiciliari.

Alexey Navalny fu accusato e poi condannato per essersi appropriato di un appezzamento di legname nel periodo in cui era consulente del governatore di Kirov, in un processo che poi fu ritenuto iniquo dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo.

Nel febbraio 2017 però il Tribunale russo lo ha nuovamente condannato per lo stesso reato, impedendo di fatto così a Navalny di potersi candidare alle elezioni presidenziali che si terranno nel 2018.

Anche nel 2014 Alexei Navalny ricevette una condanna assieme al fratello a 3 anni e mezzo di carcere con la condizionale ma solo per lui, accusati di aver rubato ad una società 20 milioni di rubli.

Anche questo processo come quello del 2013 per molte associazioni internazionali è stata un’autentica farsa, svolta con l’unico scopo di colpire uno scomodo e pericoloso avversario politico di Vladimir Putin.

Domenica 26 marzo 2017 è arrivato poi il nuovo arresto per aver organizzato delle manifestazioni di protesta, a Mosca e anche in altre città russe, che non erano state autorizzate dalle autorità. Un episodio simili gli era già accaduto nel 2012, quando venne fermato in circostanze analoghe.

La manifestazione del 26 marzo

Tramite una serie di appelli lanciati per mezzo web, Alexei Navalny ha indetto per domenica 26 marzo una serie di manifestazioni in 99 città della Russia per protestare contro uno scandalo economico, denunciato tramite un reportage realizzato dal blogger, riguardante l’impero economico del premier Dmitry Medvedev.

Oltre ad aver negato l’autorizzazione in 72 città, le autorità russe avevano anche fatto sapere che ogni manifestazione nel centro di Mosca sarebbe stata vista come una provocazione illegale.

Nonostante questo Navalny ha radunato a Mosca circa 8.000 persone, scatenando però la reazione della polizia russa che prima ha tratto in arresto l’attivista, per poi fermare almeno altre 700 persone che erano scese in piazza.

Dal carcere Alexei Navalny ha poi twittato di stare bene dicendosi orgoglioso per quanti hanno deciso di scendere in piazza, aggiungendo che gli arresti sono il modo con cui i ladri cercano di proteggersi.

La comunità internazionale ha subito chiesto l’immediata liberazione di Alexei Navalny mentre, voce fuori dal coro, è arrivato sostegno a Putin da parte di Matteo Salvini, promotore da tempo di un fronte comune assieme alla Le Pen e a Trump, che ha parlato di una montatura mediatica per una manifestazione che non era stata autorizzata.

Il nuovo arresto

Dopo aver scontato 15 giorni di carcere dopo l’arresto del 26 marzo, Alexei Navalny non ha mai smesso di continuare nella propria battaglia contro il presidente russo Vladimir Putin.

L’oppositore infatti aveva indetto una nuova grande manifestazione contro la corruzione, scegliendo come data simbolica quella del 12 giugno ovvero il giorno in cui si celebra la Giornata della Russia che è la Festa Nazionale del paese.

Prima però di uscire per prendere parte alla manifestazione, Navalny è stato prelevato da alcuni agenti nella sua abitazione e nuovamente arrestato per aver violato le norme per l’organizzazione di pubblici raduni.

Immediata è arrivata anche la condanna ad altri 30 giorni di carcere, mentre nelle principali città del paese, soprattutto a Mosca e San Pietroburgo, i manifestanti sono ugualmente scesi in piazza con la polizia che ha effettuato centinaia di arresti tra gli oppositori delle politiche messe in atto da Putin.

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