Cosa rischia chi non vota, le vere conseguenze smentendo le fake news

Simone Micocci

10 Maggio 2023 - 22:20

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Non andare a votare ha delle conseguenze? Non ci sono conseguenze di alcun tipo per chi non si presenta alle elezioni; facciamo chiarezza e smentiamo alcune delle fake news più comuni.

Cosa rischia chi non vota, le vere conseguenze smentendo le fake news

Riguardo alle conseguenze per chi non vota ci sono diverse credenze popolari che è bene smentire: chi non partecipa alle elezioni, indipendentemente dal numero di volte che si assenta, non rischia nulla, se non che perde l’occasione per esercitare il proprio diritto di voto.

Le fake news che ci capita di ascoltare a riguardo sono diverse: ad esempio, c’è chi ritiene che non presentandosi alle elezioni per 3 volte, oppure per 10 anni consecutivi, si perda il diritto di voto. Falso: vero che il diritto di voto in Italia si può anche perdere, ma tra le ragioni che lo prevedono non c’è il non presentarsi alle elezioni. Così come è bene smentire la credenza secondo cui dopo un certo numero di mancate partecipazioni la tessera elettorale sia da rifare.

Non ci sono quindi rischi nel non votare, ma bisogna considerare comunque le conseguenze politiche. Ad esempio, in un referendum abrogativo (ma non in quello costituzionale o confermativo) il non voto può influire anche sul risultato finale poiché se non viene raggiunto il quorum questo non si considera valido. Nel caso delle elezioni politiche, o amministrative, invece, il non voto semplicemente viene considerato come tale: non è vero, quindi, che chi non si presenta favorisce la maggioranza, tuttavia ha ragione chi sostiene che astenersi rappresenta a tutti gli effetti una “non decisione”.

Votare, d’altronde, è tanto un diritto quanto un dovere di ogni cittadino che ha compiuto la maggiore età, in quanto è l’unico modo per partecipare concretamente alla vita politica e istituzionale del Paese.

Detto questo, invitando dunque ogni cittadino a riflettere bene prima di confermare la propria intenzione di non votare, è bene rispondere alla domanda con cui abbiamo aperto questo articolo, ossia se si perde qualche diritto nel caso ci si astenga da più di un’elezione. Come detto sopra no, poiché nessuno però può essere costretto a votare, in quanto si tratta di un diritto costituzionalmente garantito e non di un obbligo.

Il diritto di voto secondo la Costituzione

I cittadini italiani dopo il compimento del 18° anno di età possono votare alle elezioni amministrative, politiche e ai referendum muniti di tessera elettorale e documento di identità valido. A 18 anni si può votare anche per l’elezione della Camera dei Deputati e, ma solo da qualche anno, del Senato (dove prima era richiesto un limite di età di 25 anni).

Il diritto di voto è previsto dall’articolo 48 della Costituzione:

“Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tale fine è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.”

Questo diritto non si perde neppure dopo anni di astensionismo, in quanto la Costituzione prevede anche che:

“Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi d’indegnità morale indicati dalla legge.”

Salvo i casi appena indicati, quindi, il diritto di voto si mantiene anche se non lo si esprime per diversi anni.

Chi non vota: significato e conseguenze politiche dell’astensionismo

Dunque non c’è alcuna conseguenza giuridica per chi non vota: non ci sono multe o sanzioni, e non si perde il diritto che si acquisisce automaticamente al compimento dei 18 anni (a meno che appunto non si commettano alcuni reati gravi o gravissimi).

E chi non vota non ha alcuna limitazione nei concorsi pubblici.

Tuttavia se un gran numero di persone rinuncia al voto vi possono essere delle conseguenze sul piano politico-istituzionale. Innanzitutto rinunciare a votare significa in molti casi disaffezione e disinteresse nei confronti della politica e della vita del Paese. Spesso chi non vota lo fa per protestare contro la corruzione o l’immobilità della classe politica oppure nella convinzione che andare a votare non cambia le cose.

Che succede se non voto a un referendum

C’è un’occasione, però, in cui anche non votando si incide sul risultato finale: ci riferiamo al referendum abrogativo, per il quale l’esito del voto viene considerato valido solamente al raggiungimento di un determinato quorum, ossia qualora alle urne si sia recato almeno il 50% (+1) degli aventi diritto.

Chi non vota al referendum abrogativo, dunque, rischia di contribuire al fallimento dello stesso. Di fatto, in questo caso anche astenendosi si sta esprimendo una propria preferenza.

Ricordiamo, invece, che il quorum non è richiesto nel referendum di tipo costituzionale.

Il diritto di voto nel passato

Ma da dove nasce la credenza secondo cui chi non vota rischia di perdere più di un diritto? Va detto che le cose non sono andate sempre come oggi, in quanto in passato chi non votava rischiava diverse conseguenze, talvolta anche gravi.

Ad esempio nel 1957 votare era un obbligo a cui nessun cittadino poteva sottrarsi secondo il Testo Unico delle Leggi sulle elezioni. Per spiegare meglio la situazione basti sapere che l’art. 115 recitava:

“L’elettore che non abbia esercitato il diritto di voto, deve darne giustificazione al sindaco. L’elenco di coloro che si astengono dal voto senza giustificato motivo è esposto per la durata di un mese nell’albo comunale. Per il periodo di cinque anni la menzione ’non ha votato’ è iscritta nei certificati di buona condotta”.

La norma è stata abrogata nel 1993; da più di 20 anni la situazione è cambiata radicalmente dal momento che per chi non vota non sono previste sanzioni o conseguenze. Spetta all’elettore decidere se e cosa votare e nessuna Istituzione può interferire con il libero arbitrio.

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