Certificazione Unica errata: cosa fare in dichiarazione dei redditi?

Claudia Cervi

17 Marzo 2023 - 10:30

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Cosa fare se la Certificazione Unita è sbagliata? Ecco come evitare sanzioni e come correggere l’errore in dichiarazione dei redditi.

Certificazione Unica errata: cosa fare in dichiarazione dei redditi?

Cosa fare dopo l’invio di una Certificazione Unica errata all’Agenzia delle Entrate? Come correggere i dati in tempo utile? In questa guida trovi tutte le istruzioni per presentare una CU rettificativa entro 5 giorni dalla scadenza del 16 marzo.

La CU (ex CUD) è fondamentale per la corretta gestione fiscale e propedeutica per la dichiarazione dei redditi: capirne le funzioni e l’utilità può fare la differenza. La Certificazione Unica è un documento inviato dal datore di lavoro o dal committente per attestare il reddito su base annuale percepito da un lavoratore dipendente, parasubordinato o da un lavoratore autonomo.

Il sostituto d’imposta, per esempio il datore di lavoro per i dipendenti, comunica all’Agenzia delle Entrate e al lavoratore i redditi riconosciuti, le ritenute fiscali applicate, le detrazioni e i bonus percepiti e altri dati. Questi dati possono essere utilizzati per la precompilata o per la liquidazione definitiva delle imposte tramite il modello 730 o Redditi PF.

Il contribuente ha il dovere si verificare che la Cu ricevuta presenti i dati in modo corretto e, nel caso rilevasse degli errori, ha il diritto di richiederne la correzione entro i termini. La scadenza per l’invio telematico della Certificazione Unica 2023 all’Agenzia delle Entrate (riferita al periodo d’imposta 2022) è il 16 marzo 2023.
Se ci sono errori nella Certificazione Unica, è possibile correggerli inviando flussi di annullamento o rettifica entro 5 giorni dalla scadenza, senza rischiare sanzioni.

Di seguito approfondiamo tutto quello che c’è da saperne sulla Certificazione Unica e sui suoi adempimenti fiscali.

Certificazione Unica errata: rettifica entro 5 giorni dalla scadenza

In caso di errore nella Certificazione Unica, non si applicano sanzioni se la correzione o l’annullamento viene effettuato entro 5 giorni dalla scadenza del 16 marzo.

Secondo il Provvedimento del Direttore dell’Agenzia Entrate n. 11169 del 14 gennaio 2022, non si applica la sanzione per omessa, tardiva o errata presentazione della CU (pari a 100 euro per ogni certificazione) se la CU corretta viene inviata entro il 16 marzo e viene successivamente ritrasmessa (tramite annullamento o sostituzione di quella precedente) entro il 21 marzo.

Provvedimento Agenzia Entrate numero 11169 CU 2022
Approvazione della Certificazione Unica “CU 2022”, relativa all’anno 2021,
unitamente alle istruzioni per la compilazione, nonché del frontespizio per la
trasmissione telematica e del quadro CT con le relative istruzioni

Certificazione Unica errata: correzione anche dopo i termini

La Certificazione Unica verrà trasmessa entro il 16 marzo 2023. Chi produce la certificazione è tenuto ad adempiere a due obblighi:

  • trasmettere la certificazione all’Agenzia delle Entrate, che a sua volta inserirà i dati nelle dichiarazioni precompilate e procederà a controlli incrociati a campione;
  • consegnare la certificazione al lavoratore che ha percepito i redditi.

Nel caso in cui la Cu inviata presenti degli errori, può essere richiesta la sua correzione e deve essere ritrasmessa all’Agenzia delle Entrate anche dopo la scadenza dell’adempimento telematico con delle sanzioni a carico del sostituto d’imposta pari a:

  • 33,33 euro (1/3 del minimo) nel caso di ritrasmissione entro 60 giorni dalla scadenza dei termini;
  • 100 euro (sanzione minima) se la trasmissione avviene oltre 60 giorni dalla scadenza dei termini.

Certificazione Unica: a cosa serve?

La Certificazione Unica serve ad accertare i redditi annuali percepiti da un lavoratore e grazie a questo documento il contribuente può adempiere al proprio obbligo dichiarativo.

In altre parole, la Cu è una sintesi dei redditi e dei compensi ricevuti nel corso dell’anno. In particolare, contiene:

  • i dati anagrafici del lavoratore;
  • i dati identificativi del datore di lavoro o dell’ente che ha elaborato la certificazione (per esempio l’Inps);
  • informazioni sul reddito: reddito imponibile, importo degli assegni familiari percepiti, ritenute applicate al reddito ecc.;
  • se presenti, dati del coniuge e dei figli a carico (o altri familiari a carico);
  • eventuali contributi e Tfr;
  • redditi da lavoro autonomo;
  • redditi diversi;
  • redditi percepiti e le ritenute subite relativamente agli affitti brevi;
  • sezione per la destinazione di 8 per mille, 5 per mille e il 2 per mille dell’Irpef.

Certificazione Unica errata: cosa fare nella dichiarazione dei redditi?

Può tuttavia capitare che il sostituto d’imposta non invii la Cu corretta e che il contribuente si trovi nella situazione di avere percepito un reddito diverso da quello che risulta dal documento.

Cosa succede se il reddito effettivo sia inferiore a quello certificato? Il rischio per il contribuente è infatti di dover pagare imposte su redditi non effettivamente percepiti.

Premesso che il contribuente dovrà comunque inserire in dichiarazione i dati contenuti nella Cu, anche se errati, per evitare di versare imposte non dovute dovrà:

  • indicare sul Quadro C “Redditi di lavoro dipendente e assimilati” i redditi risultanti dalla Certificazione Unica in suo possesso, anche se non percepiti;
  • indicare la quota di reddito certificata ma non effettivamente percepita nel rigo E26Altri oneri deducibili”, indicando:
    • nella colonna 1: il codice 21, in generale relativo agli “altri oneri deducibili”, ma in questo caso utilizzato per “le somme che non avrebbero dovuto concorrere a formare i redditi di lavoro dipendente e assimilati e che, invece, sono state assoggettate a tassazione”, secondo le definizioni delle istruzioni del modello 730/2023;
    • nella colonna 2: l’importo reddituale non effettivamente percepito.

Per non incorrere in sanzioni da parte dell’Amministrazione Finanziaria sarà necessario conservare tutta la documentazione che dimostri il minor reddito percepito.

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