Cedolare secca 2023, requisiti e come funziona la tassazione agevolata sugli affitti

Patrizia Del Pidio

7 Aprile 2023 - 14:17

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Per gli affitti chi approfitta della cedolare secca 2023 può usufruire di una tassazione agevolata sugli affitti che va dal 10% al 21%.

Cedolare secca 2023, requisiti e come funziona la tassazione agevolata sugli affitti

Cos’è la cedolare secca 2023? Si tratta di una tassazione agevolata sugli affitti degli immobili abitativi per i contratti tra privati, che non portano avanti un’attività di impresa o professionale.

Come funziona la cedolare secca nel 2023? Rispetto allo scorso anno non ci sono grandi novità ed il regime prevede prevede, al posto dell’Irpef, il pagamento di un’imposta sostitutiva per il reddito derivante dall’affitto dell’immobile e l’esenzione dal pagamento dell’imposta di registro e dall’imposta di bollo per registrazioni, risoluzioni e proroghe del contratto.

A quanto ammonta l’imposta sostitutiva? É pari al:

  • 21% del canone di locazione annuo previsto dal contratto;
  • 10% nel caso dei contratti canone concordato.

Cerchiamo di capire, quindi, quali sono requisiti e regole per il 2023 per l’applicazione della cedolare secca facendo il punto della situazione.

Cedolare secca 2023: come funziona

La cedolare secca è il regime fiscale opzionale con il quale i titolari di immobili concessi in locazione possono scegliere di tassare il reddito da locazione ad aliquota fissa del 21% o del 10% nel rispetto di specifici requisiti.

Si tratta di un regime fiscale alternativo alla tassazione IRPEF. Vantaggi e svantaggi della cedolare secca dipendono dal caso specifico, ma in generale lo scopo è quello di consentire ai proprietari di immobili in affitto di pagare meno tasse sul reddito prodotto.

Come funziona la cedolare secca? Il calcolo delle imposte dovute per chi vi aderisce nel 2023 non verrà effettuato sul reddito complessivo ma in misura fissa esclusivamente sul reddito da locazione, applicando l’aliquota di riferimento (pari quindi al 21% o al 10% in base alla tipologia di contratto stipulato).

La cedolare secca, oltre a sostituire IRPEF, comprende anche:

  • le addizionali comunali e regionali;
  • l’imposta di bollo;
  • l’imposta di registro.

Quando si applica la cedolare secca 2023?

Il regime fiscale della cedolare secca sul contratto di locazione può essere scelto dalle persone fisiche titolari di reddito di proprietà o diritto reale di un immobile concesso in locazione.

L’opzione della cedolare secca al 10% o al 21% è ammessa per i contratti di locazione di immobili di categoria catastale A1/A11, mentre la categoria A10 (uffici o studi privati) è esclusa.

L’agevolazione è rivolta anche agli affitti di immobili residenziali a cooperative ed enti senza scopo di lucro con specifici limiti nell’utilizzo dell’immobile stesso.

Fino al 2019 anche negozi e uffici potevano optare per il regime di tassazione a cedolare secca con aliquota del 21%, ma la Legge di Bilancio 2020 ha cambiato le carte in tavola per gli immobili commerciali.

L’agevolazione rimane valida per chi ha firmato un contratto d’affitto entro la fine del 2019 e lo ha registrato nel 2020.

Naturalmente, va rispettata la regola per cui la registrazione del contratto deve avvenire entro 30 giorni dalla data di stipula.

Per poter usufruire della tassazione agevolata al 21%, il locale deve possedere questi requisiti:

  • categoria catastale C\1;
  • superficie fino a 600 metri quadrati, escluse le pertinenze.

Cedolare secca 10% e 21%: le regole e i casi in cui si applica

Con l’esercizio dell’opzione della cedolare secca in sede di stipula del contratto di affitto si sceglie di assoggettare il reddito fondiario derivante dalla locazione con un’aliquota fissa al 10% o al 21%.

L’aliquota al 21% si applica per i contratti di locazione a canone libero.

L’aliquota al 10% si applica per i contratti di locazione a canone concordato 3+2 stipulati nei Comuni che presentano le seguenti problematiche:

  • carenza di soluzioni abitative: Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia e dei comuni confinanti con gli stessi nonché degli altri comuni capoluogo di provincia;
  • alta densità abitativa, e sono individuati dal Cipe;
  • colpiti da calamità naturali.

Inoltre, la cedolare secca al 10% si applica:

Come si sceglie la cedolare secca e come si registra il contratto

Il regime della cedolare secca è opzionale, quindi sarà necessario comunicare l’adesione in sede di registrazione del contratto o negli anni successivi.

La registrazione del contratto, da effettuare tramite il modello RLI, dovrà avvenire entro la scadenza di 30 giorni dalla stipula o, se anteriore, dalla data di decorrenza del contratto.

Se si sceglie la cedolare secca negli anni successivi a quello di stipula del contratto di affitto, sarà necessario esercitare l’opzione entro 30 giorni dalla scadenza dell’annualità precedente, utilizzando sempre il modello RLI.

Allo stesso modo, si può scegliere la cedolare in sede di proroga, anche tacita, del contratto di locazione sempre entro 30 giorni dal momento dell’estensione. È bene precisare anche che l’articolo 3-bis del DL 34/2019 ha soppresso l’obbligo di comunicazione della proroga dei contratti in regime di cedolare secca.

In termini pratici significa che la mancata comunicazione della proroga non determina il venire meno della validità dell’opzione già esercitata.

Si ricorda che chi sceglie la cedolare secca dovrà comunicarlo obbligatoriamente all’inquilino con lettera raccomandata. In tal modo si comunica la rinuncia all’aumento del canone d’affitto (anche se previsto dal contratto).

Cedolare secca e rinuncia all’aggiornamento del canone

Tra le regole che è importante conoscere prima di scegliere se aderire all’opzione della cedolare secca sugli affitti vi è l’obbligo di rinunciare alla facoltà di aggiornamento del canone e all’adeguamento Istat.

Il proprietario che sceglie di aderire alla cedolare secca ha l’obbligo di comunicarlo preventivamente all’inquilino con lettera raccomandata.

Per i contratti di locazione di durata complessiva nell’anno inferiore a 30 giorni e per quelli in cui è indicata espressamente la rinuncia, a qualsiasi titolo, all’aggiornamento del canone, non è necessario inviare al conduttore alcuna comunicazione.

Come si paga la cedolare secca 2023

Sia le scadenze che le modalità di pagamento (acconto e saldo) sono le stesse IRPEF.

In generale, l’acconto non è dovuto nel primo anno di esercizio dell’opzione per la cedolare secca, poiché manca la base imponibile di riferimento, cioè l’imposta sostitutiva dovuta per il periodo precedente.

Il pagamento dell’acconto va effettuato:

  • in un’unica soluzione, entro il 30 novembre, se l’importo è inferiore a 257,52 euro;
  • in due rate, se l’importo dovuto è superiore a 257,52 euro:
    • la prima, del 40% (del 95%), entro il 30 giugno,
    • la seconda, del restante 60% (del 95%), entro il 30 novembre.

Il saldo si versa entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello cui si riferisce, o entro il 31 luglio, con la maggiorazione dello 0,40%.

Il pagamento si effettua con il modello F24, utilizzando i seguenti codici tributo:

  • 1840: Cedolare secca locazioni – Acconto prima rata
  • 1841: Cedolare secca locazioni – Acconto seconda rata o unica soluzione
  • 1842: Cedolare secca locazioni – Saldo

Cedolare secca 2023 e calcolo del reddito complessivo

Uno dei vantaggi previsti per chi esercita l’opzione della cedolare secca sugli affitti è che il reddito da locazione non concorre al calcolo del reddito complessivo ai fini IRPEF.

Nonostante la regola generale, il reddito da locazione tassato secondo le regole della cedolare secca verrà sommato al reddito complessivo per il calcolo dei requisiti reddituali e fiscali previsti per ottenere agevolazioni e detrazioni varie come ad esempio:

Quando conviene la cedolare secca rispetto alla tassazione IRPEF

La cedolare secca alla fine conviene sempre e comunque? La risposta, in linea di principio, è affermativa.

Tuttavia, la convenienza effettiva dell’adesione al regime della cedolare secca sulle locazioni di case e immobili ad uso abitativo in generale deve essere fatta caso per caso, alla luce della dichiarazione dei redditi del contribuente/locatore.

Immaginiamo, infatti, che il contribuente/locatore abbia diritto per alcuni anni ad una serie di rilevanti detrazioni IRPEF: ad esempio per effetto del cosiddetto ecobonus.

In questo caso il reddito da locazione con cedolare secca abbatterebbe il reddito complessivo su cui tali detrazioni IRPEF possono essere fruite, determinando il rischio della perdita dell’eccedenza rispetto all’imposta dovuta.

Allo stesso modo, appare evidente che la convenienza fiscale della cedolare secca cresca con l’aumentare del reddito da assoggettare a tassazione IRPEF: si tratta di un effetto quantitativo prodotto dalla progressività dell’imposizione fiscale IRPEF.

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