Cedola fissa e costante dell’8% lordo per questo titolo di Stato non emesso dal Tesoro

Stefano Vozza

5 Maggio 2025 - 15:37

Ricco payout su questa obbligazione sovrana emessa da uno Stato estero in una valuta terza e scadenza tra meno di 9 anni

Cedola fissa e costante dell’8% lordo per questo titolo di Stato non emesso dal Tesoro

Si dice “titoli di Stato” e la mente corre subito ai bond emessi dal Tesoro del MEF. È tuttavia un’equazione vera solo in piccolissima parte, dato che gli emittenti sovrani sono almeno tanti quanti gli Stati esistenti e/o riconosciuti.

Qui, in particolare, ci soffermeremo sui particolari di un’obbligazione emessa dalla “Republic of Turkey” con codice ISIN US900123AT75. Anticipiamo che la cedola è fissa e costante dell’8% lordo per questo titolo di Stato non emesso dal Tesoro.

I macro dati e indicatori economici della Turchia

Partiamo dai macro dati sovrani del debitore, una Repubblica a cavallo tra l’Europa Orientale e l’Asia Occidentale (dati: InfoMercatiEsteri.it).

Su una popolazione di 87,7 mln di abitanti al 2025, il tasso di disoccupazione è dell’8,9%, in discesa rispetto ai recenti picchi del 13,2% nel ’20, del 12% nel ’21 e del 10,5% nel ‘22. Il PIL (assoluto e pro capite) a prezzi correnti è in crescita costante, ma è un dato su cui incide tanto la componente inflazionistica.

Il PIL pro capite espresso in USD era di 8.320 $ nel ’20, di 10.307 $ ’22, di 15.058 $ nel ’24 ed è stimato in 17.790 $ quest’anno e a 18.461 $ nel ’26.

L’inflazione rimane il vero cruccio delle autorità monetarie e fiscali del Paese, dato che era del 61% a luglio 2024 e al 42% a gennaio ‘25. La Banca Centrale turca ha portato in un anno il tasso di interesse dall’8.5% al 50% (agosto 2024), mentre ad aprile 2025 era al 46%.

Il rapporto debito/PIL è stato del 25,7% nel 2024, mentre era del 39,7% nel ’20, del 40,7% nel ’21 e del 31,1% nel ’22.
Circa l’interscambio con l’estero, il saldo della bilancia commerciale è stato negativo dal 2020 al ’24, dove pesano le importazioni di gas e petrolio dall’estero. Le previsioni per quest’anno (–53,8 mld di $) e per il 2026 (–53,8 mld di $) non aprono a inversioni di trend.

Le riserve valutarie lorde, infine, erano a 97,3 mld ai primi di ottobre ’24, quale risultante di partite correnti dai saldi sostanzialmente negativi. Anche per i saldi in valuta estera il trend è costantemente negativo.

Il bond in dollari americani e cedola all’8%

L’obbligazione con matricola US900123AT75 appartiene alla categoria degli “Emerging Bond” ed è emessa in dollari americani. In pratica è un bond sovrano di uno Stato estero denominato in una valuta terza, diversa da quella locale del Paese emittente e diversa dall’euro. Il taglio minimo di sottoscrizione è di 2.000 $, che al cambio attuale €/$ 1,1296 significa circa 1.770,5 € per 2mila $ di debito nominale.

Il bond ha data emissione 14/01/2004, data inizio negoziazione 08/10/’18 e data scadenza 14/02/’34, tra meno di 9 anni (8 anni e 9 mesi circa).

La cedola annua lorda è dell’8%, che scende al 7% al netto della ritenuta fiscale. Il bond tuttavia prezza al momento sui 104,25, per un effettivo lordo e netto a scadenza del 7,45% e 6,46%. A grandi linee, il payout complessivo da qui a febbraio 2034 è di poco oltre il 65% lordo.

Diamo uno sguardo allo storico dei prezzi nell’ultimo lustro. L’unica parentesi sotto cento la si è avuta nel 2022, quando i corsi si sono portati di poco sotto 82 a metà luglio del 2022. I massimi risalgono invece a inizio decennio, quando hanno sfiorato quota 120. Il max e min dell’annuo, infine, sono stati a 111,40 e a 102,50.

Cedola fissa e costante dell’8% lordo per questo titolo di Stato non emesso dal Tesoro

Il punto di forza del titolo poggia certamente sulla cedola, agganciata a un prezzo di mercato sul secondario non tanto al di sopra il valore di rimborso finale. Al più se ne potrebbe ottimizzare il prezzo di carico per irrobustire il potenziale ritorno.
Tuttavia, vi sono tre grandi minacce da mettere in conto e ponderare al massimo. Esse riguardano invece la qualità del debito, la volatilità dei prezzi e il rischio cambio. Sul primo fronte la Turchia ha un rating “non investment grade”.

Solo un paio di settimane fa S&P Global Ratings ha riconfermato a BB-/B i rating di credito sovrano turco a lungo termine espresso in valuta estera e locale. Andando al sodo, il debitore potrà onorare i debiti (cedole e rimborso del capitale a scadenza) in funzione diretta alle riserve valutarie di cui dispone.

Le fluttuazioni dei prezzi (duration modificata: 5,98), invece, come sempre danno e tolgono a seconda dei timing ingresso/uscita dal trade. Un problema in più per chi non è sicuro di tenere il titolo in portafoglio fino a naturale scadenza.
Infine vi sono i rischi legati al cambio, variabile tutt’altro che secondaria. Pertanto il rendimento effettivo del titolo dipenderà anche dalle associate variazioni future del cross €/$.

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