Il caro bollette minaccia il Made in Italy

Violetta Silvestri

18 Gennaio 2022 - 13:03

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L’energia più cara, con il prezzo del gas alle stelle, sta minacciando seriamente alcuni settori chiave del made in Italy industriale. Le prospettive per alcune aziende energivore sono davvero cupe.

Il caro bollette minaccia il Made in Italy

La crisi del gas con le bollette elettriche in forte aumento è il problema del momento per l’industria italiana.

Non ci sono più Covid e lockdown a mettere a rischio la produzione di settori strategici per il Paese: ora l’allarme è tutto concentrato sull’energia troppo onerosa per alcuni procedimenti produttivi energivori.

Con l’approvvigionamento di gas sempre più difficoltoso e la necessità di ripartire dopo due anni ostacolati dalla pandemia, il Made in Italy rischia di crollare in determinate aree di eccellenza.

Crisi energetica in Italia: due settori in forte rischio

Il grido di allarme è disperato: con questi costi energetici l’unica soluzione è fermare la produzione. Lo stanno ripetendo alcuni industriali italiani.

D’altronde, i dati parlano chiaro e il Centro Studi Confindustria ha ribadito:

“I rincari delle commodity, in particolare del gas e dell’energia elettrica, rischiano di bloccare le imprese...Il forte aumento dei costi si traduce in una brusca compressione dei margini operativi, data la difficoltà di trasferire ai clienti i rincari delle commodity. La sofferenza dei margini è tendenzialmente maggiore nei settori più a valle, quelli che producono beni di consumo (per esempio, abbigliamento e mezzi di trasporto), che sono più vicini alla domanda finale ancora compressa; ma anche nei settori energivori (cemento e ceramica, metallurgia, legno e carta).”

Quest’ultimi sono particolarmente preoccupati. Confindustria Ceramica ha avvertito che se si continua così il settore italiano rischia di finire fuori mercato, anche perché la domanda di ceramica è in aumento, considerando la sua facilità all’igienizzazione. A perdere il passo, quindi, potrebbe essere il Made in Italy nell’area.

I numeri testimoniano il momento critico: l’industria italiana delle piastrelle l’anno scorso ha fatturato quasi 6 miliardi di euro, con una bolletta del gas metano di 250 milioni.

Le stime per il 2022 parlano di costi energetici per oltre 1,2 miliardi. “Solo per coprire i costi, dovremmo aumentare i listini almeno del 20%. Siamo molto preoccupati, perché chi aveva molti margini magari se lo può permettere. Ma chi non ne ha non ce la può fare”, ha ricordato Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica e titolare della Gigacer di Faenza sul Corriere.

Un altro settore a rischio è quello delle vetrerie, in primis il distretto di Merano, un vanto per l’artigianalità nazionale.

Sempre sul Corriere, Luciano Gambaro, presidente del Consorzio Promovetro Murano ha ribadito: “Noi abbiamo forni accesi 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. L’azienda EffeTre, una di quelle che consumano di più, a ottobre si è ritrovata una bolletta di 170 mila euro.”

Per il vetro di Murano, inoltre, la fiamma del gas metano è fondamentale per alimentare i forni e per ottenere forme e colori del vetro ottimali.

Gli industriali di settori importanti, come ceramica e vetro, aspettano risposte concrete sul caro-gas. Il fondo stanziato dalla Manovra 2022 di 5 milioni di euro per questi imprenditori e artigiani è un inizio. Ma la situazione produttiva si sta complicando.

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