Campari venderà tre amari molto apprezzati in Italia per concentrarsi su marchi più redditizi. Ecco quali sono le principali società interessate ad acquistarli.
Tre storici marchi italiani del gruppo Campari potrebbero finire sul mercato. Secondo fonti vicine alla società, il colosso degli alcolici sarebbe pronto a mettere in vendita degli amari molto apprezzati nel Bel Paese: il mirto sardo Zedda Piras, il liquore siciliano Averna e l’amaro lombardo Braulio. Insieme, i tre marchi generano un fatturato stimato di circa 80 milioni di euro.
Sebbene la notizia non sia stata né confermata né smentita, l’operazione si inserirebbe perfettamente nel piano del nuovo CEO Simon Hunt, che ha più volte ribadito la volontà di cedere alcune controllate minori per concentrare gli investimenti sui marchi più redditizi dell’aperitivo, come Aperol e Campari.
Perché Campari mette in vendita Zedda Piras, Averna e Braulio
La nuova strategia nasce da un dato semplice: 72 marchi in portafoglio sono troppi per sostenere una crescita equilibrata. Hunt ha chiarito che circa 30 brand, pari al 9% dei ricavi, sono potenzialmente cedibili. Pur essendo etichette di grande tradizione nel mercato italiano, Averna, Braulio e Zedda Piras rientrano tra questi.
Questa scelta è coerente con le precedenti operazioni del gruppo, tra cui figura la cessione di Cinzano e Frattina al gruppo Caffo per circa 100 milioni di euro, la vendita della piattaforma Tannico e la dismissione dello stabilimento australiano di Derrimut, nei sobborghi di Melbourne.
Campari punta ora a un modello più focalizzato, capace di valorizzare i marchi globali che trainano le performance del gruppo. Gli aperitivi, da soli, rappresentano circa il 40% del fatturato. Aperol e Campari restano i brand principali, affiancati dalla tequila Espolon, il whisky Wild Turkey, il cognac Courvoisier e altri marchi premium con prospettive di crescita internazionale.
I possibili acquirenti dei tre marchi
Secondo le ricostruzioni di mercato, tra i potenziali acquirenti ci sono i principali player italiani del settore. In testa c’è il gruppo Montenegro, che controlla marchi come Amaro Montenegro, Vecchia Romagna e Select Aperitivo. Seguono Illva Saronno, proprietaria dell’amaro Disaronno e del Rabarbaro Zucca, e Fratelli Branca Distillerie, che ospitano brand storici come Fernet Branca, Borghetti e Branca Menta.
Tra gli interessati compaiono anche Lucano 1894, storica azienda di Matera produttrice dell’omonimo amaro, della Limoncetta e del vermouth Mancino, e il gruppo agroalimentare NewPrinces, che di recente ha acquistato l’ex stabilimento Cinzano in provincia di Cuneo, un’operazione che potrebbe anticipare nuovi investimenti della società nel settore delle bevande alcoliche.
La nuova strategia di Hunt e le prospettive future
Hunt ha ribadito che la nuova Campari deve essere “più focalizzata e veloce”. L’azienda, nata nel 1860 e cresciuta fino a diventare uno dei principali operatori mondiali del settore beverage, punta ora su un modello meno dispersivo, capace di incanalare il capitale verso i marchi con maggiore potenziale internazionale.
La vendita dei tre brand italiani rappresenterebbe solo la prima fase delle dismissioni previste. Nei prossimi mesi potrebbero arrivare ulteriori cessioni soprattutto in America Latina, dove Campari controlla vari marchi considerati non strategici.
Al momento non ci sono conferme ufficiali e restano ignoti tempi e valutazioni delle eventuali trattative, ma la direzione appare chiara. Campari vuole semplificare la sua struttura per sostenere meglio la crescita globale dei brand premium, mentre gli acquirenti potenzialmente interessati potrebbero cogliere l’occasione per rafforzarsi nel mercato degli amari italiani, un segmento che tutt’ora resta redditizio.
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