Busta paga, gli stipendi possono aumentare ancora? Come può cambiare il taglio del cuneo fiscale

Stefano Rizzuti

18/04/2023

26/05/2023 - 14:50

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Da Confindustria ai sindacati, la richiesta formulata al governo Meloni è quella di aumentare il taglio del cuneo fiscale per garantire ai lavoratori stipendi più alti: cosa farà l’esecutivo?

Busta paga, gli stipendi possono aumentare ancora? Come può cambiare il taglio del cuneo fiscale

Il governo Meloni ha annunciato, attraverso il Def, un nuovo taglio del cuneo fiscale. I contributi versati dai lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi scenderanno ancora da maggio, probabilmente con uno sgravio del 4% sotto i 35mila euro (le nuove regole devono ancora essere definite con precisione).

Il taglio del cuneo fiscale viene apprezzato sia dalle imprese che dai sindacati, ma è ritenuto insufficiente. Per diversi motivi: in alcuni casi perché lo si ritiene troppo basso e non idoneo a mitigare gli effetti dell’inflazione; in altri perché il timore è che si tratti di una misura spot che non verrà rinnovata nel 2024.

La richiesta, arrivata da più parti, è univoca: bisogna fare di più sul fronte degli stipendi e garantire una busta paga più alta ai lavoratori dipendenti, anche per non erodere ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie. Il governo ascolterà l’appello di Confindustria e dei sindacati?

Busta paga, taglio più alto del cuneo con la spending review?

Le audizioni nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Def evidenziano le criticità della strategia economica del governo Meloni. Secondo il direttore del Centro studi di Confindustria, Alessandro Fontana, l’esecutivo ha messo in conto poche risorse pubbliche, anche per mantenere l’equilibrio dei conti pubblici.

Per quanto il giudizio sui 3,4 miliardi investiti nel taglio del cuneo fiscale sia positivo, per Confindustria “si tratta di un ammontare esiguo che dovrebbe essere integrato con altre risorse da recuperare attraverso un’attenta revisione della spesa”. In sostanza, la richiesta è di ricorrere da subito alla spending review per aumentare il taglio del cuneo fiscale. Anche perché la priorità, a giudizio degli industriali, è quella di sostenere i redditi delle famiglie meno abbienti.

Stipendi più alti, cosa chiede la Cgil

Anche dalla Cgil, con la vicesegretaria generale Gianna Fracassi, arriva una bocciatura del Def, ritenuto inadeguato. Viene apprezzata solamente la riduzione del cuneo fiscale, un intervento ritenuto comunque “minimo”. Serviva più coraggio, a giudizio di Fracassi, e sarebbe giusto sostenere maggiormente i redditi da lavoro e pensione per contrastare l’inflazione, intervenendo anche per limitare i prezzi.

Per la Cisl rischio stipendi più bassi nel 2024

La Cisl si dice favorevole al taglio del cuneo fiscale, pur ritenendolo insufficiente “per rispondere al problema della difesa delle retribuzioni rispetto all’inflazione”. Inoltre dal sindacato viene segnalato un altro problema: il taglio del cuneo scade a dicembre e servono 10 miliardi per rinnovarlo per il 2024.

Risorse di cui il Def non parla e che al momento non sembrano previste. Il timore della Cisl è che nel 2024 non venga confermato lo sgravio contributivo, magari sperando che l’inflazione scenda e non sia più necessario aumentare gli stipendi. Inoltre viene sottolineato anche un altro tema, quello del rinnovo dei contratti pubblici, altro elemento essenziale per aiutare le famiglie a contrastare il caro vita.

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