Dalla busta paga più alta agli sconti in bolletta: tutte le misure a rischio con la prossima legge di Bilancio

Stefano Rizzuti

16/08/2022

Il nuovo governo dovrà fare i conti con una manovra con un fardello da circa 25 miliardi di euro: ecco perché l’aumento della busta paga e gli sconti in bolletta (ma non solo) sono a rischio.

Dalla busta paga più alta agli sconti in bolletta: tutte le misure a rischio con la prossima legge di Bilancio

Campagna elettorale, tempo di promesse e speranze. Ma spesso difficili da mantenere. Dal 25 settembre, dopo le elezioni politiche, molte cose potrebbero cambiare e tante promesse elettorali sparire. Perché chiunque vinca, una volta al governo, dovrà fare i conti con una legge di Bilancio molto pesante.

Serviranno tantissime risorse per prorogare alcune misure ritenute essenziali. La manovra presenterà subito il conto a chi andrà al governo, che avrà proprio la legge di Bilancio come primo impegno. Secondo i calcoli del Sole 24 Ore, parliamo di almeno 25 miliardi di euro da mettere in conto e calcolare come parte essenziale della manovra per misure quasi obbligate.

Tra pensioni, bollette, stipendi e cuneo fiscale, il governo dovrà fare il conto con una serie di misure. E, anche, con la frenata della crescita, con il caro energia e in generale con l’inflazione che non si ferma: per un ammanco superiore ai 10 miliardi. Il problema principale resta quindi l’inflazione: vediamo perché e cosa dovrà fare il nuovo governo con la prossima legge di Bilancio.

Il taglio del cuneo fiscale: il nodo stipendi

Il nuovo governo non sarà obbligato a confermare il taglio del cuneo fiscale introdotto dal governo Draghi in due tranche: prima a gennaio e poi con il decreto Aiuti bis. Ma una mancata conferma vorrebbe dire un aumento dei contributi da versare del 2% e, di conseguenza, una busta paga che avrà fino a 200 euro in meno per alcuni lavoratori.

Se venisse prorogato lo sconto sui contributi al 2% per chi ha un reddito inferiore a 35mila euro, così come previsto ora, il costo per lo Stato ammonterebbe a circa 4,5 miliardi di euro l’anno. Che dovrebbero quindi essere inseriti nella legge di Bilancio per evitare che gli stipendi di tantissimi lavoratori dipendenti diminuiscano.

Gli sconti in bolletta

Sembra inevitabile anche una proroga degli sconti in bolletta. Il caro energia è stato mitigato negli ultimi mesi dall’intervento del governo, ma se non venissero confermate le misure finora messe in campo, da gennaio si avrebbe un’impennata delle tariffe di luce e gas, senza l’azzeramento degli oneri di sistema e l’estensione del bonus sociale.

Il nuovo governo potrebbe quindi decidere di intervenire per trimestri, come è stato fatto finora. Anche per investire meno risorse sul tema bollette in legge di Bilancio. Per i primi tre mesi dell’anno l’estensione delle misure in vigore oggi costerebbe più di 8 miliardi. A questo va aggiunto il taglio delle accise su benzina e diesel che peraltro dovrebbe essere confermato anche per l’ultimo trimestre del 2022, oltre che per il 2023 (se ancora necessario).

La rivalutazione delle pensioni

Stando alle affermazioni da campagna elettorale sembra inevitabile una conferma della rivalutazione delle pensioni sulla base dell’inflazione. Il dl Aiuti bis ha anticipato la rivalutazione al 2022, ma solo parzialmente. Dall’inizio del 2023, infatti, bisognerà fare i nuovi calcoli su un’inflazione molto più alta, vicina all’8%.

Il costo dell’indicizzazione delle pensioni potrebbe essere intorno ai 6 miliardi. E al momento l’unica alternativa sarebbe quella di negare la rivalutazione ai pensionati: decisione che sarebbe molto difficile da giustificare per tutti e che sembra quindi esclusa.

Il rinnovo del contratto degli statali

Altro capitolo spinoso per il prossimo esecutivo sarà quello del rinnovo del contratto degli statali. Le intese di questi mesi riguardano il triennio 2019-2021, ma sulla base dell’indice dei prezzi al consumo i contratti andranno ritoccati con spese fino a 10 miliardi. A oggi i conti pubblici prevedono solo 500 milioni di euro, ma servirà molto di più.

È probabile che non verranno stanziati tutti i 10 miliardi già con la manovra, aspettando magari la scadenza del triennio per completare il rinnovo. Ma almeno 5 miliardi dovrebbero servire già da questa legge di Bilancio autunnale.

Manovra, perché i soldi non ci sono

A queste cifre vanno aggiunte altre risorse, come le proroghe per misure come l’invio delle armi all’Ucraina: probabilmente bisognerà considerare un paio di miliardi tra le varie conferme. Negli scorsi mesi il governo ha puntato sulle entrate fiscali più alte del previsto grazie a una crescita che non ha frenato.

Ma dal 2023 le cose potrebbero cambiare e il Pil non dovrebbe superare l’1%. Un problema non da poco, considerando che si parla anche di una crescita molto inferiore rispetto a quella stimata dal Def. Si parla di 10 miliardi mancanti e bisognerà quindi recuperare subito queste risorse per mettere in campo una legge di Bilancio che, presumibilmente, si limiterà a confermare misure già esistenti senza i soldi necessari per interventi realmente nuovi. O che, in alternativa, vedrà la rinuncia a tante conferme: dal taglio del cuneo fiscale agli sconti in bolletta.

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