Arrivano importanti novità per molti lavoratori italiani con la nuova ordinanza della Cassazione.
Presto arriverà un nuovo bonus nelle buste paga di vari lavoratori, visto che i datori di lavoro dovranno adeguarsi alla decisione dei giudici per evitare delle cause in tribunale. La Corte di Cassazione, infatti, si è nuovamente pronunciata sulla dibattuta questione del cosiddetto tempo tuta, vale a dire il momento in cui il lavoratore si cambia per indossare gli abiti da lavoro. Non sempre è chiaro quando questo tempo deve essere pagato in maniera aggiuntiva, ma la giurisprudenza ha con il tempo fissato dei criteri piuttosto definiti.
In quest’ultima occasione gli Ermellini si sono pronunciati sulla retribuzione del tempo tuta ai tecnici specializzati, nello specifico agli autisti del 118, inizialmente esclusi dal riconoscimento. Come spesso accade, tuttavia, il principio sancito dalla Cassazione può riguardare un’ampia serie di lavoratori, che d’ora in poi possono far valere con più forza i propri diritti. Ecco cos’è stato deciso.
Bonus per questi lavoratori: la decisione dei giudici
L’ordinanza n. 25034/2025 della Corte di Cassazione ha esteso il pagamento del tempo tuta ai tecnici specializzati, al pari dei turnisti della continuità assistenziale e degli addetti di sala operatoria. Il ricorso è stato infatti proposto da alcuni autisti del 118, che si sono visti negare il pagamento del tempo di vestizione fino all’ultimo grado di giudizio. In primo e secondo grado, infatti, i giudici hanno ritenuto che la possibilità di cambiare gli indumenti durante l’orario di lavoro escludesse il diritto alla retribuzione aggiuntiva.
Gli autisti non lavorano su turni sovrapposti né sono soggetti alla continuità assistenziale, però potrebbero in astratto cambiarsi durante l’orario di lavoro. In secondo luogo, i lavoratori sono impiegati fuori dalla sede ospedaliera, un altro motivo per cui la retribuzione del tempo tuta è stata inizialmente negata. Entrambe le ragioni, tuttavia, sono irrilevanti per la Corte di Cassazione. I giudici hanno obbligato il pagamento del tempo di vestizione e svestizione anche agli autisti del 118, perché il cambio resta un obbligo imposto dal datore di lavoro e non specificatamente incluso nell’orario di lavoro, ma anzi nella pratica riservato a un momento ulteriore.
Secondo la Suprema Corte non è importante dove si svolge l’attività lavorativa, se l’orario di lavoro sia organizzato su turni o meno, e nemmeno il contatto eventuale con i pazienti. Gli operatori tecnici che devono indossare indumenti precisi richiesti dal contratto per lavorare devono ricevere la retribuzione di un lasso di tempo idoneo, generalmente intorno ai 10 minuti, se il cambio non avviene nell’orario di lavoro.
Quando viene pagato il tempo tuta
Questa nuova ordinanza si aggiunge a una lista molto fitta di pronunce della Cassazione sulla retribuzione del tempo tuta, consentendo di definire criteri generali sempre validi. Innanzitutto, il pagamento è dovuto soltanto quando il datore di lavoro obbliga a indossare abiti particolari, dispositivi di protezione, divise e similari. Quando cambiarsi o indossare dispositivi è una scelta facoltativa del lavoratore non è dovuta alcuna retribuzione aggiuntiva.
Il pagamento non è dovuto neanche se è previsto un momento per cambiarsi nell’orario di lavoro stesso.
Accanto a queste regole generali ci sono poi le disposizioni specifiche individuate dai Ccnl, che devono essere rispettate. L’ordinanza della Corte ha inoltre chiarito che la semplice richiesta di un dress code idoneo alla mansione, con l’uso di indumenti “socialmente accettati o accettabili” non permette il riconoscimento di alcun pagamento aggiuntivo.
C’è un’importante differenza tra chiedere al personale di vestirsi in modo appropriato rispetto all’impiego, per esempio indumenti pratici per mansioni che richiedono movimento o formali per il contatto con il pubblico, e imporre vestiti e dispositivi specifici.
Se però la divisa viene indossata nella sede aziendale nell’orario lavorativo non è dovuta la retribuzione aggiuntiva. Quest’ultima, quando dovuta, deve essere corrisposta in busta paga in proporzione al tempo convenzionalmente scelto in base alla retribuzione oraria.
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