Busta paga 2024, così la riforma fiscale dovrebbe aumentare gli stipendi

Simone Micocci

03/08/2023

03/08/2023 - 18:14

condividi

La riforma fiscale comporterà cambiamenti strutturali anche sulle buste paga: nuova tassazione, quali conseguenze sullo stipendio netto?

Busta paga 2024, così la riforma fiscale dovrebbe aumentare gli stipendi

Il ddl di delega per la riforma fiscale ha ottenuto il via libera da parte del Senato e adesso tornerà alla Camera per la terza - e probabilmente ultima - lettura.

Dopodiché l’attenzione si potrà concentrare sulle singole misure, nonché sulle risorse che dovranno essere destinate alla riforma fiscale che intervenendo anche sulle tasse che si pagano sugli stipendi contribuirà anche a modificare le buste paga.

Per il momento la legge delega si limita a fissare gli obiettivi della riforma fiscale, senza scendere nel dettaglio degli importi. Prima di tutto, infatti, bisognerà capire quante risorse ci saranno a disposizione per approvare i primi interventi - ricordiamo che la delega ha valore due anni - già con la legge di Bilancio 2024, informazione che sarà nota solamente dopo l’approvazione della Nota di aggiornamento al Def in programma per la fine di settembre.

Solo allora si potranno tirare le somme sulle varie aliquote, nonché su quali dovranno essere i risparmi sullo stipendio netto generati dal taglio delle tasse in busta paga.

Nel frattempo possiamo concentrarci su quelli che sono gli obiettivi della riforma fiscale, rimandando - visto quanto detto sopra - a un secondo momento un approfondimento sulle cifre.

Nuove aliquote Irpef

In primo luogo la riforma fiscale rivedrà le aliquote Irpef passando da quattro a tre fasce di reddito. Secondo l’intenzione già manifestata da Giorgia Meloni, l’obiettivo è di estendere il più possibile il primo scaglione, quello con aliquota del 23% che oggi si applica per i primi 15 mila euro di reddito.

Inevitabilmente ciò comporterà un aumento dello stipendio netto, merito della minore Irpef versata, ma come prima cosa bisognerà capire quale sarà il nuovo limite, anche perché pensare a un accorpamento tra primo e secondo scaglione (aliquota del 25% fino a 28.000 euro di reddito) appare piuttosto complicato se non altro per le poche risorse a disposizione.

Ma quali sarebbero le conseguenze di una tale operazione? Mettiamo il caso che il governo riesca a fissare la soglia a 25.000 euro: ne risulterebbe un risparmio massimo di 200 euro l’anno.

Nuova aliquota sulla tredicesima

Altra novità contenuta nella riforma fiscale è quella che prevede l’applicazione di una sola aliquota Irpef sulla retribuzione aggiuntiva di fine anno. Una sorta di flat tax quindi che verrebbe applicata sulla tredicesima (probabilmente entro una certa soglia) così da aumentarne l’importo netto a parità di lordo.

La percentuale dovrebbe essere del 15%: ad esempio, su un tredicesima di 1.000 euro si pagherebbe un imposta del 15% anziché del 23%, con un risparmio quindi di 80 euro.

Esenzione sui premi di produttività

Con la legge di Bilancio 2023 è stato incentivato il riconoscimento dei premi di produttività da parte dei datori di lavoro grazie all’introduzione di una nuova agevolazione fiscale. Nel dettaglio, anziché un’imposta ordinaria del 10%, sui premi di risultato che l’azienda riconosce a tutti o a una parte di dipendenti viene applicata un’aliquota del 5% (ma solo entro un limite di 3.000 euro).

Questo strumento dovrebbe essere confermato, ma non è ancora chiaro in che misura.

Nuove detrazioni (e deduzioni direttamente in busta paga)

Con la riforma fiscale il governo rivedrà anche la platea delle deduzioni che riducono l’imponibile, come pure delle detrazioni che abbattono l’imposta. In particolare ci sarà una maggiore attenzione per chi ha figli, come pure per i costi sostenuti per la salute delle persone, l’istruzione e la previdenza complementare. E si terrà conto anche di quei costi sostenuti per la tutela del bene costituito dalla casa, sia se di proprietà che in locazione, e in particolare di eventuali interventi effettuati per migliorarne l’efficienza energetica o per ridurne il rischio sismico (in quest’ottica si colloca anche il nuovo superbonus).

Ma attenzione anche per quella che potrebbe essere una novità del tutto nuova per il nostro ordinamento: prevedere la possibilità di individuare dei costi deducibili direttamente in busta paga, così da ridurre l’imponibile su cui si applicherà l’Irpef e aumentando ulteriormente il netto percepito. Ad esempio, le spese di trasporto sostenute dal dipendente, come pure eventuali corsi di aggiornamento o formazione sostenuti dal dipendente per acquisire nuove competenze.

Iscriviti a Money.it