Brexit, le possibili conseguenze delle Europee sulla trattativa con l’UE

Mario D’Angelo

27/05/2019

27/05/2019 - 13:58

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La vittoria del Brexit Party di Farage sembrerebbe concretizzare il rischio no deal. Ma le cose stanno davvero così?

Brexit, le possibili conseguenze delle Europee sulla trattativa con l’UE

I partiti degli euroscettici non hanno ottenuto la supremazia in Parlamento Europeo che speravano, ma la loro vittoria avrà conseguenze molto importanti sul piano nazionale. I sovranisti italiani e francesi non potranno ridiscutere i trattati europei, ma imporranno le proprie istanze con più forza ai governi nazionali. Questo vale in particolare per il Regno Unito: all’Europarlamento il partito con più seggi è il Brexit Party (29), che conta di abbandonare l’UE molto presto.

Ma se gli eurodeputati euroscettici britannici lasceranno Bruxelles, quel 31% impone una seria riflessione ai partiti tradizionali del Regno Unito, che hanno visto scendere drasticamente i propri consensi. Che conseguenze avrà il voto alle Europee 2019 sulla politica britannica? La hard Brexit è ancora più certa? Vediamo i possibili scenari.

Europee 2019 in UK, vincono le posizioni nette sulla Brexit

In UK, le forze che non hanno preso una chiara posizione sulla Brexit sono crollate. I conservatori di Theresa May, che hanno interrogato l’opposizione in cerca di un deal, hanno preso l’8,8%, la percentuale più bassa da 200 anni a questa parte. I Labour hanno il doppio dei voti, ma hanno comunque perso una consistente percentuale rispetto alle politiche.

Il leader laburista Jeremy Corbyn ha sempre avuto una posizione alquanto ambigua sull’uscita dall’UE, e i suoi elettori non l’hanno perdonato. Da una parte i Labour sarebbero contrari alla Brexit, dall’altra Corbyn temeva che i britannici avrebbero visto un nuovo referendum come una negazione della volontà popolare, e che a lui l’avrebbero imputata.

Il quadro è diverso invece per coloro che hanno assunto un programma netto sulla questione. I partiti per la hard Brexit, in totale, hanno ottenuto il 34,9%, mentre quelli del Remain hanno preso il 38%. I secondi hanno 2 milioni di voti in più dei primi.

Europee, quali conseguenze sulla Brexit

Se quindi a una prima occhiata sembrerebbe scontato che i partiti del no deal abbiano stravinto, così non è se andiamo a sommare i voti. Il Brexit Party da solo ha ottenuto il 31,6%, ma la sua causa può contare solo sull’apporto dei sovranisti dell’UKIP, che però ha preso soltanto il 3,7% e non è nemmeno riuscito a entrare in Parlamento Europeo.

Per quanto riguarda il fronte opposto, i Liberal-democratici hanno guadagnato il 20,3% dei voti, i Green il 12,1% e così, secondo il Guardian, insieme ad altri partiti minori (Change UK, SNP) il Remain raggiunge il 38%.

Questo quadro sembra portare le prossime elezioni politiche del Regno Unito a una polarizzazione. Le percentuali dei singoli partiti forse non saranno necessariamente le stesse, ma è probabile che nell’elettorato britannico si sia ormai sedimentata la convinzione che c’è un solo modo per uscire dall’Europa.

Tory e Labour dovranno scegliere fra no deal e Remain

Sia Tory che Labour, probabilmente, dovranno quindi abbandonare l’incertezza che ha caratterizzato la propria gestione della Brexit, in un senso o nell’altro. È probabile quindi che la politica britannica continuerà ad essere pervasa dalla propaganda pro o contro l’Unione Europea, ed entrambe le posizioni hanno bisogno dei due partiti tradizionali per prevalere sull’altra.

Se i Labour decideranno di appoggiare le istanze del Remain - e il voto alle elezioni europee potrebbe spingerli in tal senso - il secondo referendum sarebbe inevitabile. Già dalla mattinata di lunedì 27 maggio diversi ministri ombra hanno detto che sarebbe il caso di riportare la questione “Brexit” alla gente. Paul Mason, veterano laburista, ha detto che “il corbynismo è finito” e che l’unica via è quella di opporsi alla Brexit.

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