Si torna a parlare del bonus matrimonio (religioso) con il quale gli sposi vengono rimborsati dei costi sostenuti per l’organizzazione delle nozze. Ma è importante fare chiarezza in merito.
Di bonus matrimonio religioso se ne parla da tempo e sempre con lo stesso esito: nulla di fatto.
Era il 13 ottobre 2022 quando alla Camera dei Deputati è stata presentata la proposta di legge n. 97, primo firmatario il leghista Domenico Furgiuele, volta a introdurre un bonus riservato alle coppie che si sposano in chiesa.
Una distinzione che i promotori del Ddl motivarono dicendo che in Italia il numero dei matrimoni religiosi è in netto calo rispetto ai matrimoni civili. Da qui la “necessità” di prevedere un incentivo fino a 4 mila euro per coloro che optano per il rito religioso.
Allora non mancarono le polemiche tant’è che l’Onorevole Furgiuele fece dietrofront annunciando la possibilità che il bonus venga esteso a tutti i matrimoni, comprendendo anche quelli celebrati in Comune.
Da allora però la proposta è stata accantonata, per quanto sembra che negli ultimi giorni se ne sia tornato a parlare (ma non ci sono atti ufficiali che ne danno conferma).
In ogni caso va detto che è prematuro parlare del bonus matrimonio perché oltre al fatto che le possibilità che venga approvato sono davvero poche, va anche considerato che una tale misura entrerebbe in vigore solamente nel 2025 in quanto necessita delle risorse stanziate dalla prossima legge di Bilancio (che tra l’altro rischiano di essere davvero poche).
Per i matrimoni celebrati nel 2024, quindi, non c’è alcuna possibilità a riguardo.
Come funzionerebbe il bonus matrimonio
Fermo restando che al momento non esiste alcun bonus matrimonio, vediamo quale sarebbe il funzionamento previsto secondo quanto descritto dalla proposta di legge.
La formula prescelta è quella della detrazione del 20% delle spese sostenute per l’organizzazione del matrimonio. Vien da sé che l’interpretazione della voce “spese” possa essere onnicomprensiva passando dagli ornamenti in chiesa come fiori, libretti, abiti per gli sposi, servizio di ristorazione e bomboniere.
Per la detrazione di imposta viene però fissato un tetto massimo di 20.000 euro; inoltre il rimborso agli sposi verrebbe riconosciuto in 5 quote annuali. Quindi, il massimo che si potrebbe ottenere è 4.000 euro di rimborso per le spese sostenute per il matrimonio, 800 euro l’anno per 5 anni.
Chi ne avrebbe diritto
Inoltre, vengono fissati alcuni requisiti: i beneficiari devono avere la cittadinanza da almeno 10 anni, mentre lato economico la coppia deve inoltre avere un reddito non superiore a 23.000 euro o comunque non superiore a 11.500 euro a persona.
Come ottenere il Bonus matrimonio e quali documenti conservare
La proposta di legge prevede che, per ottenere il bonus matrimonio, gli aventi diritto debbano indicare le spese sostenute nella dichiarazione dei redditi. Per certificare le spese sostenute, la coppia deve conservare i documenti seguenti:
- la ricevuta del bonifico;
- la ricevuta di avvenuta transazione per i pagamenti con carta di credito/debito;
- la documentazione di addebito sul conto corrente;
- le fatture di acquisto (con l’indicazione della natura, qualità e quantità dei servizi o beni acquistati).
Perché è molto difficile che ci sarà un bonus matrimonio
Gli effetti economici in un anno di una manovra come quella del bonus matrimoni sono rilevanti. La misura costerebbe in tutto 716 milioni di euro, cioè 143,2 milioni per le cinque quote annuali. Un “Sì” che ricadrebbe sulle tasche di tutti i contribuenti, credenti e non.
Per questo motivo, in un contesto in cui nella prossima legge di Bilancio bisognerà trovare le risorse per confermare lo sgravio contributivo in busta paga e rivedere ancora le aliquote Irpef, come pure per riformare il sistema pensionistico, è difficile pensare che ci sarà spazio per il bonus matrimonio. Anche perché ricordiamo che per la prossima manovra il governo non potrà ricorrere all’extra deficit per finanziare le misure in programma.
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