Aumento di stipendio per chi ha compiuto 62 anni, ecco quando spetta

Simone Micocci

02/02/2024

02/02/2024 - 14:40

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Chi compie 62 anni nel 2024 potrebbe avere diritto a un aumento di stipendio: ecco perché e come fare per richiederlo.

Aumento di stipendio per chi ha compiuto 62 anni, ecco quando spetta

C’è un bonus in busta paga che la legge di Bilancio 2024 conferma anche per l’anno corrente e che consente di abbattere il cuneo fiscale di circa il 10%, comportando così un aumento di stipendio tanto più significativo quanto più è l’importo percepito.

Si tratta dell’incentivo rivolto a coloro che raggiungono i requisiti per andare in pensione con Quota 103 ma preferiscono continuare a lavorare per qualche anno ancora, da molti conosciuto come “bonus Maroni”.

D’altronde, andare in pensione in anticipo penalizza l’assegno vista l’applicazione di un coefficiente di trasformazione più penalizzante e la minore contribuzione versata: a ciò si aggiunge la novità per cui quest’anno chi accede a Quota 103 ha l’assegno calcolato interamente con il sistema contributivo.

Restare al lavoro anziché accedere a Quota 103 è dunque una scelta che almeno economicamente conviene: ma se questi fattori non dovessero bastare allora ecco che si può prendere in considerazione il bonus in oggetto, il quale dà la possibilità di aumentare fin da subito l’importo dello stipendio (rinunciando però a una parte della pensione futura).

A prevederlo il comma 140, articolo 1, della legge di Bilancio 2024 che appunto proroga l’accesso all’incentivo anche per quest’anno. Va detto però che al momento non c’è la circolare Inps che lo rende operativo: per farne richiesta, quindi, bisognerà attendere istruzioni da parte dell’Istituto.

Nel frattempo, vediamo come funziona l’incentivo che aumenta la busta paga di chi anziché accedere alla pensione a 62 anni di età, e 41 anni di contributi e di quanto cresce lo stipendio percepito.

Cos’è

I riferimenti normativi del bonus in oggetto sono l’articolo 1, commi 286 e 287, della legge n. 197/2022 (legge di Bilancio 2023) e il decreto attuativo del 21 marzo 2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 110/2023, con il quale ne vengono fornite le istruzioni operative per il 2023. Il comma 140, articolo 1, della legge di Bilancio 2024, invece, ne estende il diritto anche per quest’anno.

Per quanto riguarda le istruzioni Inps, invece, ci sono solamente quelle riferite allo scorso anno, pubblicate con la circolare n. 82 del 22 settembre scorso.

Circolare numero 82 del 22-09-2023
Clicca qui per scaricare la circolare Inps con le istruzioni per accedere all’incentivo in oggetto (valida per il 2023).

Come detto sopra, si tratta di un incentivo per quei lavoratori che pur soddisfando i requisiti per il pensionamento anticipato con Quota 103 scelgono restare al lavoro: per loro c’è la possibilità di ricevere un aumento dello stipendio grazie alla riduzione totale dell’aliquota contributiva a loro carico.

In questo modo lo stipendio lordo resta lo stesso, così che l’aumento della retribuzione non gravi sulle spalle dell’azienda, mentre per il netto c’è un aumento più o meno significativo a seconda dei casi.

Chi può accedervi

Ne hanno i lavoratori quindi i lavoratori che entro il 31 dicembre 2024 (salvo ulteriori proroghe) maturano i diritti per Quota 103, quindi 62 anni di età e 41 anni di contributi.

Ovviamente, trattandosi di un bonus in busta paga, spetta ai soli lavoratori dipendenti iscritti all’Assicurazione generale obbligatoria, o a forme sostitutive ed esclusive della medesima.

Non possono farne richiesta, invece, coloro che risultano già percettori di pensione diretta.

Come funziona

Il riconoscimento dell’incentivo non è automatico, in quanto è l’interessato a dover decidere se fruirne o meno. Nel dettaglio, una volta raggiunti i requisiti per l’accesso a Quota 103 questo dovrà decidere se:

  • andare fin da subito in pensione;
  • continuare e versare contributi per intero, così da aumentare l’importo della pensione futura;
  • godere dell’incentivo, riducendo a zero la quota di contributi a suo carico.

Nell’ultimo caso, chi opta per il bonus contributivo riceve direttamente in busta paga il valore dei contributi previdenziali che diversamente avrebbe dovuto versare all’Inps. Con lo svantaggio, però, che l’importo della pensione futura risulterà più basso, in quanto i contributi versati sono appunto di meno.

A chi va fatta richiesta

La richiesta va presentata direttamente all’Inps, utilizzando la procedura telematica.

Nel dettaglio, se la rinuncia al versamento dei contributi è esercitata prima della prima decorrenza utile della pensione anticipata con Quota 103 (che ricordiamo decorre dopo 7 mesi dal raggiungimento dei requisiti per i dipendenti del settore privato, 9 mesi nel pubblico) allora l’aumento in busta paga si applica dalla data di decorrenza della stessa.

Diversamente, se esercitata al momento della decorrenza della pensione che sarebbe stata percepita con Quota 103 o successivamente, allora il bonus in busta paga decorre dal mese successivo.

Ricordiamo in ogni caso che per la domanda riferita al 2024 bisognerà attendere apposita circolare Inps.

Di quanto aumenta lo stipendio?

Sull’imponibile lordo indicato in busta paga si applica un’aliquota contributiva pari al 9,19%, a cui poi si aggiunge un 23,81% che grava sul datore di lavoro.

Con il bonus in oggetto viene azzerato quel 9,19%, lasciando così che il dipendente lo percepisca direttamente sullo stipendio. Ad esempio, su uno stipendio di 2.000 euro lordi significa un risparmio di contributi pari a 183,60 euro al mese, mentre su uno stipendio di 3.000 euro lordi il taglio della quota contributiva garantirà un risparmio di 275,40 euro.

Ricordiamo comunque che tale sgravio si aggiunge a quelli già riconosciuti dalla legislazione vigente, ossia quello del 6% per gli stipendi inferiori a 2.692 euro lordi e quello del 7% per chi guadagna meno di 1.923 euro lordi.

In tal caso, quindi, il risparmio potrebbe essere persino meno consistente: uno stipendio di 2.500 euro, che con lo sgravio ha già visto ridurre la quota di contributi al 3,19%, grazie all’incentivo in oggetto risparmierà solamente altri 79,75 euro. Va detto però che il “bonus Maroni” verrà riconosciuto fino alla data del pensionamento, o comunque fino a rinuncia da parte del lavoratore, mentre lo sgravio suddetto per il momento è finanziato solamente per il 2024.

A chi conviene?

Ci sono due aspetti da considerare:

  • non tutta la quota di contributi risparmiata si riversa sullo stipendio netto, visto che bisogna considerare le imposte. L’aumento effettivo, quindi sarà comunque più basso (di circa il 10-15%) della quota risparmiata;
  • l’abbattimento dell’aliquota contributiva a carico del lavoratore avrà conseguenze sulla pensione futura, visto che vengono versati meno contributi di quelli solitamente previsti (il 23,81% anziché il 33%).

Non c’è quindi una risposta assoluta alla domanda su quando il bonus Maroni conviene, visto che molto dipende dalla situazione contributiva e lavorativa dell’interessato. Potrebbe succedere, ad esempio, che una persona voglia godere di un aumento immediato dello stipendio pur rinunciando a qualcosa sulla pensione, mentre un’altra invece preferisce accontentarsi dello stipendio percepito mettendo da parte un tesoretto che si ritroverà una volta in pensione.

Si tratta di scelte, che tuttavia consigliamo di prendere dopo aver ascoltato il parere di un esperto, il quale saprà indicarvi la giusta via da intraprendere.

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