Bonus per le mamme che lavorano e hanno almeno 2 figli: sgravio del 9,19%sui contributi dovuto dai dipendenti, ma con forti limiti. Vediamo come funziona e le novità per gli aumenti fino a 1.700 euro.
Dal 1° gennaio 2024 entrerà in vigore il cosiddetto bonus mamme lavoratrici che porterà ad aumenti in busta paga fino a 1.700 euro. La novità, pesista nellaLegge di Bilancio 2024 prevede la decontribuzione de contributi a carico del lavoratore dipendente (9,19%) per le lavoratrici madri con almeno 2 figli, che si tradurrà in un incremento del reddito disponibile. Lo sgravio massimo previsto è pari a 3.000 euro annuo per ogni lavoratrice ma non si traduce interamente in un aumento della retribuzione, visto che si parla di una beneficio lordo che deve essere, quindi, sottoposto a imposta.
Il beneficio di cui potranno fruire le mamme lavoratrici, al netto dell’imposta, avrà una crescita progressiva e si attesterà sui 1.700 euro (su base mensile si parla, quindi, di un aumento massimo pari a 130 euro al mese) per retribuzioni lorde di 27.500 restando, poi, inalterato per retribuzioni superiori.
Come è variato il bonus mamme negli scorsi mesi
Dopo che il Consiglio dei Ministri ha approvato la Legge di Bilancio 2024 erano arrivate già le prime rettifiche alle misure in essa contenute, tra cui il bonus mamme in busta paga con la decontribuzione per chi aveva almeno due figli. Ovviamente si sapeva che si trattava solo dell’ossatura della manovra e che per ottenere la versione definitiva erano necessarie limature qua e là. Tra le varie misure che la legge finanziaria contiene molte sono quelle rivolte alla famiglia e in particolare alle donne/mamme lavoratrici.
Leggendo la bozza della Legge di Bilancio, però, ci si rende conto che i paletti imposti per la decontribuzione alle mamme lavoratrici, una delle misure che doveva essere considerata cardine per l’agevolazione del lavoro femminile e dell’aumento della natalità, ha subito limiti.
Bonus mamme in busta paga, cos’è
La misura prevede che le lavoratrici con due figli o più non dovranno pagare i contributi a carico del lavoratore. Esaminiamo la misura e vediamo di quanto aumenta lo stipendio di queste lavoratrici anche alla luce delle ultime modifiche fatte alla previsione iniziale.
Alla misura pensata originariamente vengono aggiunti dei paletti per limitare i fondi necessari. Inizialmente, infatti, si pensava a una misura strutturale, ma sarà solo sperimentale e durerà solo per 3 anni.
Tra l’altro un errata corrige inviata il 3 novembre dal Governo in Senato, inoltre, apporta una modifica ancora più limitante al bonus. L’articolo 37 al comma 2 viene modificato limitando alle mamme con soli due figli il beneficio solo per il 2024 e non fino al 2026 come inizialmente previsto.
In pratica, quindi, il bonus mamme in busta paga durerà:
- fino al 31 dicembre 2026 per le lavoratrici con 3 o più figli (e comunque fino al compimento dei 18 anni di età del figlio più piccolo);
- fino al 31 dicembre 2024 per le lavoratrici con 2 figli (e comunque fino al compimento dei 10 anni di età del figlio più piccolo).
La misura prevede che alle mamme spetti un decontribuzione totale dei contributi a loro carico pensata in questo modo:
- con due figli la decontribuzione fino a quando il secondo figlio, quello più piccolo, avrà compiuto i 10 anni;
- con più di due figli decontribuzione fino al compimento dei 18 anni del figlio più piccolo.
La misura però, in itinere ha subito dei cambiamenti per non appesantire troppo il Tesoro con impegni finanziari per gli anni a venire.
Contributi a carico del lavoratore
Quando si lavora con contratto subordinato, da dipendenti, una parte dei contributi, quella più corposa, la versa il datore di lavoro, ma una parte rimane a carico del dipendente. Due terzi dei contributi li versa il datore di lavoro e un terzo il lavoratore dipendente.
La misura di decontribuzione per le mamme con due o più figli prevede che la quota di contributi a carico del lavoratore non sia più tagliata dalla busta paga della lavoratrice ma sia a carico dello stato.
I limiti del bonus per mamme lavoratrici
I limiti sono stati imposti sull’importo della contribuzione, che non potrà superare i 3.000 euro per ogni lavoratrice: la somma dovrà, poi essere rimodulata su base mensile.
Un’altra novità riguarda, poi, le lavoratrici coinvolte nella decontribuzione: solo quelle con contratto a tempo indeterminato ne potranno godere, mentre ne saranno escluse le lavoratrici precarie che hanno contratti a termine e le lavoratrici domestiche anche se con contratto a tempo indeterminato. Questo, ovviamente, limita di molto le lavoratrici che rientrano nella misura.
Lo sgravio resterà, in ogni caso, in vigore fino al 2026 e non per sempre. I periodi di paga coinvolti sono :
- dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026 per le mamme con tre o più figli;
- dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024 per le mamme con due figli.
La crescita della natalità
L’attuale Governo, come più volte ha affermato, vuole far crescere la natalità in Italia e in un momento come quello attuale, in cui il Paese ha necessità di nuovi nati per invertire i dati sulla demografia, l’esecutivo con la Legge di Bilancio 2024 mette in atto delle misure che agevolino quelle mamme che decidono di mettere al mondo più di un figlio, premiando in modo maggiormente significativo quelle che scelgono di avere più di due figli.
La motivazione che la premier, Giorgia Meloni, fornisce per questa misura è che queste donne hanno offerto un importante contributo alla società mettendo al mondo due o più figli e, per questo motivo, lo Stato cerca di compensare pagando i contributi previdenziali a carico della lavoratrice per un determinato numero di anni.
Di quanto aumenta la busta paga lorda delle donne lavoratrici grazie alla decontribuzione?
Questo aiuto economico si traduce in un reale aumento dello stipendio delle lavoratrici in questione che, non avendo più i contributi a loro carico defalcati dallo stipendio, per un certo numero di anni riceveranno una busta paga più alta.
Di quanto aumenta la busta paga per le mamme lavoratrici?
Sul portale dell’Inps si legge che
Le aliquote delle contribuzioni ai fini pensionistici (IVS) sono in genere pari al 33%, con la seguente modulazione:
- 23,81% a carico del datore di lavoro;
- 9,19% a carico del lavoratore.
A questi contributi si devono aggiungere i contributi di finanziamento delle assicurazioni assistenziali (malattia, maternità, etc.) che si attestano in maniera diversa in base al settore produttivo. Sempre dal sito dell’Inps troviamo indicativamente i diversi importi:
- contributo disoccupazione (per i rapporti T.D.+1,40%): 1,61%;
- contributo per l’indennità economica di malattia (misura variabile in base al settore): 2,22% - 3,21%;
- contributo maternità (misura variabile in base al settore): 0,24% - 0,46%;
- contributo per l’Assegno per il Nucleo Familiare: 2,48% (0,68% ridotto);
- contributo per il fondo di garanzia TFR: 0,20%;
- contributo per la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (brevi sospensioni attività produttiva): 1,70% - 4,70%;
- contributo per la Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (crisi e ristrutturazioni): 0,90%;
- contributo per i Fondi di solidarietà o il Fondo di Integrazione Salariale: 0,45% - 0,65%.
Per quel che riguarda la decontribuzione per le lavoratrici del 9,19% sui contributi a carico del lavoratore dipendente, c’è da considerare, però, che fino a quando ci sarà la decontribuzione generale riconosciuta al 6% e al 7% in base al reddito (che per ora è stato riconfermato per tutto il 2024), l’aumento reale di cui potranno godere in più le lavoratrici madri è del 3,19% o del 2,19% come riportato nella seguente tabella:
Importo stipendio | Aumento in busta paga mensile lordo (settore privato) |
---|---|
1.000 euro | 21,90 euro |
1.100 euro | 24,09 euro |
1.200 euro | 26,28 euro |
1.300 euro | 28,47 euro |
1.400 euro | 30,66 euro |
1.500 euro | 32,85 euro |
2.000 euro | 63,80 euro |
2.500 euro | 79,75 euro |
2.692 euro | 85,87 euro |
Di fatto la lavoratrice avrebbe un aumento del 9,19% sull’imponibile previdenziale lordo solo quando la decontribuzione riconosciuta alla totalità dei lavoratori verrà meno, perché è ovvio che si tratta di un beneficio che non potrà essere rifinanziato per sempre. Nello specifico gli aumenti che spetteranno quando non ci sarà più il beneficio del 6% e del 7% (che potranno essere visti forse nel 2025) sono riassunti nella seguente tabella.
Importo stipendio | Aumento in busta paga mensile lordo |
---|---|
€ 1.000 | € 91,9 |
€ 1.100 | € 101,09 |
€ 1.200 | € 110,28 |
€ 1.300 | € 119,47 |
€ 1.400 | € 128,66 |
€ 1.500 | € 137,85 |
€ 2.000 | € 182 |
€ 2.500 | € 229,75 |
€ 2.692 | € 247,39 |
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