Un vero e proprio bonus dentista non esiste nonostante se ne parli da tempo: tuttavia, esistono delle possibilità di risparmiare sulle spese odontoiatriche, anche se limitate.
Chi deve affrontare un’ingente spesa per la cura dei denti si sarà sicuramente imbattuto nella possibilità di fruire del bonus dentista. Il che è particolare visto che in realtà un bonus dentista non esiste, nonostante se ne continui a parlare con insistenza.
Il che potrebbe dipendere dal fatto che da anni viene invocato, specialmente dai professionisti. Anche perché i costi elevati impediscono a molti italiani di potersi prendere cura dei denti: come spiegato da Raffaele Iandolo, presidente della Commissione Albo Odontoiatri (Cao) della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), infatti, in Italia oggi il 70% della popolazione è scoperto da cure odontoiatriche, anche perché per il 95% si tratta di servizi offerti da privati con costi spesso insostenibili per le famiglie.
Un bonus dentista erogato dallo Stato, quindi, risolverebbe il problema, supportando le famiglie nei costi sostenuti per la salute dentale come già fatto - con il bonus psicologo ad esempio - in altri ambiti.
Tuttavia, come anticipato, un vero e proprio bonus dentista non c’è: se quindi ancora vi capita d’imbattervi in notizie su un contributo da 500 euro da spendere per le cure odontoiatriche, come pure sulla figura del dentista sociale da cui rivolgersi beneficiando di tariffe a basso costo, sappiate che nulla di ciò che leggete corrisponde al vero.
Le uniche possibilità di beneficiare di un dentista gratis, oppure di godere di una sorta di bonus dentista con cui perlomeno recuperare una parte delle spese sostenute, sono quelle spiegate nella guida che segue.
Perché sarebbe importante
Dopo il bonus per lo psicologo, sarebbe opportuna una misura di questo genere anche per il dentista.
Secondo Raffaele Iandolo sarebbe importantissimo fornire una risposta di assistenza socio sanitaria alle fasce più deboli della popolazione. Non che sia semplice visto che l’attività odontoiatrica, totalmente fuori dal Servizio sanitario nazionale, vale da sola circa 7-8 miliardi di euro di fatturato, ma un voucher limitato ad alcuni tipi di prestazione sarebbe comunque opportuno.
Nel dettaglio, con un voucher da 100 o 150 euro l’anno ci si potrebbe limitare ai trattamenti di igiene orale, mentre salendo tra i 500 e i 1.000 euro si potrebbe anche procedere con l’ortodonzia conservativa e con le protesi, perlomeno quelle mobili.
Per il momento, però, non è così, anche se comunque alcuni - pochi - trattamenti, sono comunque gratuiti.
Quali cure sono gratis
Il Servizio sanitario nazionale si fa carico solamente di alcune prestazioni ortodontiche. Poche a dire la verità, tant’è che nella maggior parte dei casi le famiglie devono rivolgersi ai privati per la cura dei loro denti, affrontando spese tanto più elevate quanto più grave è il problema da risolvere.
Ecco perché spesso le famiglie tendono a rimandare la visita dal dentista, consapevoli che al momento lo stato del bilancio familiare non consente una spesa di questo tipo.
Le possibilità di rivolgersi a cure odontoiatriche gratuite in quanto a carico del Servizio sanitario nazionale, nel dettaglio, si rivolgono solamente a due fattispecie, quali:
- programmi di tutela della salute odontoiatrica nell’età evolutiva (0-14 anni): sono gratuiti dunque i controlli che vengono effettuati nella fase di sviluppo dei bambini con lo scopo di prevenire la formazione di malocclusioni e di altre patologie. I nuovi LEA (Livelli essenziali di assistenza) prevedono dunque una serie di prestazioni ortodontiche a carico del Ssn, con bambini e ragazzi che potranno essere sottoposti a visite odontoiatriche, a esami radiologici, estrazioni, ablazioni del tartaro, interventi chirurgici e trattamenti ortodontici;
- determinate categorie di soggetti in condizioni di particolare vulnerabilità.
Nel dettaglio, si parla di vulnerabilità sanitaria per tutti quei pazienti che potrebbero rischiare, a causa di un problema di natura odontoiatrica, un aggravamento della loro condizione tale da provocare il decesso. Fanno parte di questa categoria, e dunque possono accedere a cure odontoiatriche a carico del Ssn, i pazienti:
- in attesa di trapianto e post- trapianto (escluso trapianto di cornea);
- stati d’immunodeficienza grave;
- con cardiopatie congenite cianogene;
- con patologie oncologiche ed ematologiche in età evolutiva e adulta in trattamento con radioterapia o chemioterapia o comunque a rischio di severe complicanze infettive;
- con emofilia grave o altre gravi patologie dell’emocoagulazione congenite, acquisite o iatrogene.
Esiste poi una seconda tipologia di vulnerabilità, quella sociale. Con questa si tiene conto delle condizioni socio economiche di coloro che non possono sostenere il costo delle cure odontoiatriche presso gli studi privati. Viene però demandato alle amministrazioni locali il compito di prevedere iniziative volte a favorire l’accesso alle prestazioni ortodontiche in favore di queste persone.
È inoltre possibile beneficiare di prestazioni gratuite (che al massimo possono prevedere il pagamento del ticket sanitario) quando controlli e trattamenti sono finalizzati all’individuazione di neoplasie del cavo orale (un tumore alla bocca per intenderci), oppure quando è necessario intervenire urgentemente per salvaguardare la salute del paziente (ad esempio in caso di emorragia, oppure in presenza di una grave infiammazione).
Detrazione dei costi sostenuti
Per chi non rientra nelle suddette categorie, e dunque deve rivolgersi a un dentista privato, vi perlomeno la possibilità di recuperare una parte dei costi sostenuti. Infatti, come spiegato dall’Agenzia delle Entrate, le spese sostenute per il dentista possono essere portate in detrazione, con la possibilità di recuperarne una parte in sede di dichiarazione dei redditi.
Nel dettaglio, così come per tutte le spese mediche, anche i costi sostenuti per il dentista possono essere portati in detrazione nella misura del 19%, ma solo per la parte che supera la franchigia di 129,11 euro. Si può usufruire della detrazione solo per la parte di spesa che non ha trovato capienza nell’Irpef dovuta dal familiare affetto dalla patologia e nel limite massimo di 6.197,48 euro per anno.
Attenzione: non tutti i costi sostenuti dal dentista possono essere portati in detrazione, in quanto la regola vuole che tale agevolazione interessi solamente le spese che hanno natura sanitaria. Vengono esclusi, dunque, i trattamenti estetici, come potrebbe essere ad esempio lo sbiancamento dei denti.
Rientrano invece tra le spese che danno diritto alla detrazione del 19% anche quelle per l’acquisto o l’affitto di dispositivi medici, come possono essere apparecchi per i denti e protesi dentarie.
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