Bonus da 1.000 euro in busta paga per questi lavoratori

Simone Micocci

1 Ottobre 2025 - 11:24

I dati confermano: la tassazione agevolata delle mance premia i lavoratori riconoscendo loro una sorta di “bonus” di 1.000 euro in busta paga.

Bonus da 1.000 euro in busta paga per questi lavoratori

C’è un “nuovo” bonus in busta paga per i lavoratori del settore turismo: secondo un’elaborazione del Sole 24 Ore utilizzando i dati messi a disposizione dal Caf Acli, oggi grazie alle mance si percepiscono in media oltre 1.000 euro in più al mese.

In alcuni ambiti, infatti, le mance rappresentano ormai una consuetudine. Pur non essendo obbligatorie in Italia - sebbene proposte in tal senso non siano mancate, senza però trovare ancora attuazione - anche la nostra cultura si sta progressivamente aprendo a questa forma di “riconoscimento” del lavoro svolto, che si traduce in un’integrazione dello stipendio mensile grazie ai soldi lasciati dai clienti.

Il riferimento è, ovviamente, alle mance tracciate, cioè inserite in busta paga dal datore di lavoro, e non a quelle consegnate in contanti a fine servizio. Resta infatti una parte sommersa, che lascia intendere come i guadagni reali possano essere persino superiori a quelli certificati dai dati ufficiali.

A favorire questa crescita è stata anche una scelta del governo: con la legge di Bilancio 2023 sono cambiate le regole fiscali sulle mance. Prima erano considerate reddito da lavoro dipendente, quindi soggette a Irpef e contributi; oggi invece si applica una flat tax del 5% sull’importo incassato. In pratica, su 1.000 euro di mance si pagano appena 50 euro di imposta.

Quindi, pur restando lontani da quei Paesi in cui la mancia è obbligatoria per legge o tradizione, i passi compiuti in Italia vanno in quella direzione, come dimostrano i numeri più recenti.

A chi spetta la detassazione delle mance

La detassazione delle mance, introdotta con la legge di Bilancio 2023 e successivamente ampliata dalla manovra 2025, è destinata ai lavoratori del settore turistico e della ristorazione. Più precisamente, ne beneficiano tutti coloro che operano all’interno di strutture ricettive come alberghi, residence e campeggi, ma anche nei pubblici esercizi come ristoranti, bar e pizzerie.

Non conta se il lavoratore sia assunto direttamente dall’impresa oppure tramite un’agenzia interinale: la norma non fa distinzioni in quanto, come chiarito di recente dall’Agenzia delle Entrate, l’agevolazione spetta anche ai dipendenti somministrati o a quelli che prestano servizio per conto di fornitori esterni.

Alla luce delle ultime novità, il regime agevolato si applica fino a un reddito complessivo annuo di 75.000 euro e, come anticipato, consente di tassare le mance con un’imposta sostitutiva pari al 5%. È prevista inoltre una soglia massima: la tassazione ridotta vale solo entro il 30% del reddito complessivo da lavoro (ma fino allo scorso anno il limite era del 25%).

Quanto si guadagna grazie alle mance in Italia

L’introduzione della tassazione agevolata ha reso visibile un fenomeno che fino a poco tempo fa era in gran parte sommerso: con le mance tracciate, infatti, i lavoratori del settore turistico e della ristorazione percepiscono ogni anno cifre che per molti fanno davvero la differenza.

Stando a un’elaborazione del Sole 24 Ore basata su dati del Caf Acli, nel 2024 le mance hanno generato mediamente circa 1.087 euro aggiuntivi per ciascun lavoratore del settore. Una somma che possiamo ribattezzare come un vero e proprio bonus di 1.000 euro in busta paga, perché di fatto si traduce in uno stipendio più alto senza bisogno di nuove norme contrattuali o aumenti decisi dai datori di lavoro.

Ovviamente si tratta di una media, che tra l’altro non tiene neppure conto delle mance percepite in nero. Nel dettaglio, ci sono zone in cui c’è una maggiore inclinazione al pagamento delle mance: ad esempio, in Lombardia si superano i 1.500 euro annui, mentre nel Lazio, in Friuli-Venezia Giulia, in Liguria e in Molise si resta comunque sopra la soglia dei 1.000 euro. E in province turistiche come Bolzano, l’incidenza delle mance sul totale delle retribuzioni può superare il 3%.

E ci sono notevoli margini di crescita. Al momento, infatti, la platea di chi sfrutta l’agevolazione resta limitata, ma è in crescita. I dati parlano di circa 100.000 beneficiari nel 2024, a fronte di un comparto che conta 1,5 milioni di addetti. La tendenza è comunque in espansione, anche grazie all’aumento delle mance digitali: nel 2024 si sono registrati incrementi del 41% rispetto all’anno precedente, con un vero boom negli hotel e una crescita costante nei ristoranti.

Mance obbligatorie in Italia?

In Italia la mancia non è obbligatoria e, tradizionalmente, è sempre stata considerata un gesto spontaneo di riconoscenza.

Negli ultimi anni però il tema è tornato al centro del dibattito, soprattutto dopo la proposta di alcuni ristoratori, come il manager bolognese Piero Pompili, di introdurre una mancia fissa sul conto, variabile tra il 5 e il 20%. L’obiettivo è di tamponare salari bassi e orari pesanti, noti problemi del settore che scoraggiano molti giovani dal lavorare nella ristorazione.

La proposta ha però diviso il settore. Da un lato c’è chi la vede come uno strumento veloce per aumentare il reddito dei lavoratori, senza attendere lunghi interventi statali su contratti e salari. Dall’altro lato molti temono che trasformare la mancia in un obbligo possa scaricare sui clienti la responsabilità di garantire stipendi dignitosi, rischiando di legittimare forme di sfruttamento.

All’estero la situazione è molto diversa. Negli Stati Uniti la mancia è praticamente obbligatoria e può raggiungere il 20% del conto, mentre in Messico e in alcuni Paesi dell’America Latina è spesso prevista una percentuale fissa, mentre in Brasile e Cile diventa un vero e proprio obbligo in hotel o per guide e autisti.

In Europa prevale la libera scelta: in Francia e Germania si lascia in media il 10%, in Spagna e in Italia solo se il servizio è stato particolarmente buono. Nei Paesi nordici e in Irlanda è più un gesto di cortesia che una regola. In Asia, invece, le differenze sono nette: in Giappone e in Cina la mancia non è contemplata, mentre nel sud-est asiatico turistico viene accettata di buon grado.

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