Non pagare le bollette può a volte essere una conseguenza inevitabile, ma è doveroso provvedere il prima possibile. Ecco cosa rischia chi non lo fa.
Al giorno d’oggi molte famiglie devono prendere decisioni che nessuno vorrebbe o dovrebbe per sopravvivere. Si sceglie quale bisogno primario è più urgente dell’altro, centellinando il centesimo per andare avanti. Ma anche chi non è in queste condizioni di disagio può trovarsi in grossa difficoltà in caso di spese impreviste e improvvise o semplicemente commettere errori e dimenticanze nelle mille frenesie quotidiane. I primi a rimetterci sono spesso i pagamenti delle bollette, rimandati finché l’ombra del distacco non incombe sulle utenze domestiche, tra luce, gas, acqua e telefono. È quindi importante sapere cosa rischia chi non le bollette e cosa fare in caso di distacco.
Cosa rischia chi non paga le bollette
Non confondiamo la comprensione delle situazioni di difficoltà economica con gli obblighi di legge. L’intestatario di un’utenza domestica è una parte contrattuale, chiamato per leggere ad adempiere ai propri doveri nei modi e nei tempi prestabiliti. In altre parole, luce e gas devono essere pagati rispettando l’importo e le scadenze indicate sulla bolletta, a meno che ci siano delle contestazioni.
È ovviamente diritto del fornitore ricevere il pagamento nei tempi concordati, pertanto quando questo non accade si attiva la procedura per il recupero. Viene quindi inviata al cliente una comunicazione che informa del ritardo in cui si sollecita a procedere al pagamento. Questa prima comunicazione informale viene inviata molto presto (ma non è obbligatoria), pertanto di norma indica che il pagamento avvenuto potrebbe non essere ancora stato contabilizzato alla data di invio.
In questo caso l’utente viene invitato a ignorare il sollecito oppure a inviare una prova del pagamento. In ogni caso, dopo il mancato pagamento c’è di solito un periodo di tolleranza di durata variabile, che dipende dal contratto e dalle disposizioni dell’Arera (nella maggior parte dei casi è di circa 20 giorni). A questo punto il fornitore sollecita formalmente il pagamento e se non riceve risposta avvisa sull’interruzione del servizio, in alcuni casi preceduta da una riduzione del 15%.
Se nonostante ciò il pagamento non viene effettuato nell’ultima scadenza data dall’avviso di sospensione la fornitura viene interrotta e avviene così il distacco. Dopo circa 1 mese (o diverso periodo stabilito dalle politiche contrattuali) il contratto con la compagnia viene totalmente annullato.
Insieme alle conseguenze dirette sulla fornitura, la morosità ha ovviamente anche dei risvolti economici. Il debito deve essere saldato, insieme agli interessi di mora ed eventuali costi aggiuntivi sopportati dal fornitore. Quest’ultimo può quindi pretendere il pagamento esercitando un’azione legale, arrivando se necessario al pignoramento dei beni del debitore. L’importo a debito include la somma delle bollette insolute e gli interessi.
Cosa succede dopo il sollecito
La compagnia erogatrice non può distaccare le utenze se:
- l’utente non è stato avvisato o comunque non correttamente;
- le bollette sono state pagate;
- il fornitore non ha risposto a un reclamo scritto;
- è un giorno festivo, prefestivo, venerdì, sabato o domenica (perché non sarebbe possibile effettuare il pagamento agevolmente);
- il debito è coperto dal deposito cauzionale;
- il cliente è disalimentabile.
A tal proposito, è utile sapere che dall’avviso di sospensione il debitore ha un minimo di 20 giorni per regolarizzare la propria posizione, che si riducono a 10 in caso di morosità reiterata. La diffida del fornitore deve inoltre indicare tutti i dati utili per provvedere al pagamento e le informazioni sulla bolletta. Se non vengono rispettati i requisiti, l’utente può contestare ed evitare il distacco (o rimandarlo a seconda del caso).
Procedere al pagamento delle bollette insolute, eventualmente trovando un accordo con il fornitore per dilazionarlo se si tratta di importi alti, è l’unico modo per evitare il distacco se è legittimo o per riattivare la fornitura. A tal proposito, è bene cercare di risolvere prima di arrivare a questo punto, perché sarà necessario sopportare anche le spese di disattivazione e attivazione del nuovo servizio. Se invece il provvedimento non è giusto, magari perché ci sono delle contestazioni sugli importi o altre problematiche, è bene presentare un reclamo formale scritto quando necessario e all’occorrenza passare all’azione legale.
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